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di memoria, cultura e molto altro...      Ravenna, 3 Novembre 2008



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CONGRATULAZIONI a Franco Gàbici: Premio Guidarello di Giornalismo 2008.

  La manata
  di Gilardino
  e la moltiplicazione
  dei manifestanti
  di Veltroni

  Voglio dire anch’io la mia sulla questione Gilardino. La storia è ben nota (a chi si interessa di calcio, si capisce).
  Gilardino ha segnato una rete con la mano e dal momento che la partita era ancora sullo zero a zero, il match è stato ovviamente “falsato”. Non sono un pallonaro fanatico e certamente non avrei seguito i servizi e i dibattiti se fossi stato in condizioni normali, ma un po’ di influenza stagionale mi ha condannato agli arresti domiciliari e così mi sono sorbito parecchia tivù, a cominciare dal discorso di Veltroni al Circo Massimo nel pomeriggio precedente che mi ha fatto riflettere sul potere della politica che è in grado perfino di rubare il mestiere al figlio del Padreterno in fatto di moltiplicazioni sparando numeri da capogiro sulle presenze.
  Due milioni e mezzo dentro al circo Massimo quando sì e no il grande incavo ne potrà contenere trecento mila (a esagerare). Ma la politica è anche questa. Gioco patetico, non c’è dubbio. “Bisogna fare un’Italia nuova e noi la faremo”, questo era lo slogan del pomeriggio e a nessuno (ecco un altro mistero della politica) è venuto in mente che fino a ieri i veltroniani erano al potere e quel che segue. Io comunque, che di regola non seguo la politica, quel pomeriggio mi sono divertito parecchio e aspettavo da un momento all’altro che il buon Walter uscisse con una frase a effetto, del tipo: “Tornando a casa troverete i bambini, date una carezza ai vostri bambini e dite questa è la carezza di Walter” con la sola differenza che quando il Papa buono pronunciò quelle parole la piazza san Pietro si riempì di commozione mentre se Walter avesse pronunciato quelle parole avrebbe fatto semplicemente ridere.
  Ma torniamo a Gilardino.
  È stato patetico l’atteggiamento degli addetti ai lavori che in tutti i modi hanno tentato di giustificare il gesto del giocatore tirando in ballo l’istintività. Un vero campione non si abbassa a queste cose e soprattutto non esulta dopo aver segnato una rete “sporca”. Questo calcio, purtroppo, sta diventando sempre più piccino, tutto soldi e niente valori.
  L’importante è vincere, costi quello che costi. Ma se i protagonisti di questo sport si comportano in maniera disonesta, altrettanto disonestamente si comportano i giornalisti che raccontano le gesta di questi campioni. Nessuno che abbia stigmatizzato l’episodio, nessuno che abbia definito disonesto un gesto sportivo che onesto non è. Da ultimo è arrivata la voce del commissario tecnico della nazionale: “Lasciamo stare Gilardino, perché è bravo e onesto”.

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  Teniamoci allora questi campioni, che scendono in campo a sputare addosso agli avversari (un gesto istintivo anche lo sputo?) e a segnare i gol con le mani. Poverini, sono giovani e dobbiamo giustificarli. Che tristezza, amici. Povero calcio, che antepone a tutto gli interessi e i denari lasciando i valori in ultima linea. A Giardino la prova tivù ha inflitto due giornate di squalifica e la società ha fatto ricorso. Una società seria e un presidente serio avrebbero dovuto escludere Gilardino dalla rosa. E invece sono assurti a strenui difensori. Un grande gesto e soprattutto un grande esempio per i giovani, che crescono con di fronte agli occhi questi bei modelli di virtù sportiva.
  Vincere ingannando l’avversario è un atto indegno. Quel colpo di mano è uno schiaffo allo sport, ai suoi valori e a quelli che ci credono. Ma ormai gli unici valori che girano nel mondo sportivo (e del calcio in particolare) sono i valori bollati e filigranati del vil denaro. Il resto è carta straccia.
  In tempi beati ho praticato il calcio in squadre giovanili. Giocavo mezz’ala destra col numero otto sulla schiena e l’unico compenso alle mie fatiche domenicali era la gioia di vedere il pallone che calciavo quando andava a scuotere la rete avversaria. La società ripagava i suoi giovani atleti con una cena a fine campionato e ricordo che il nostro presidente, alla fine della cena, ci salutava con un discorso appassionato. Ci diceva che quello che stavamo praticando era il vero calcio, il calcio genuino e mentre diceva queste cose gli uscivano le lacrime dagli occhi. E noi non capivamo. Ma oggi, che l’odore dell’erba dei campi si è dilatato nel tempo, emergono queste parole appassionate unitamente alla consapevolezza di aver praticato veramente il calcio vero e genuino. E a nessuno di noi, se fosse passato un pallone a portata di mano, sarebbe venuto in mente di cacciarlo in rete con uno schiaffo perché il gesto era considerato antisportivo e lo sport e i suoi valori erano per noi sacri.
  Per i campioni di oggi, pieni di spocchia e di soldi, lo sport invece è tutta un’altra cosa.
  Che tristezza!
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Franco Gàbici


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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).



 
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