A fine settembre nascono I Libri dell'Istrice - Cultura, Attualità & Molto Altro -
Preziosi volumi a tiratura limitata che saranno poi "ristampabili" soltanto in formato eBook
Primo titolo:
Franco Gàbici «Gadda - Il dolore della cognizione»
Una lettura scientifica dell'opera gaddiana - Isbn 88-86792-40-9

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di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

30 Giugno 2002

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Estate, sempre estate, fortissimamente estate. Il termometro dilata la sua colorata colonnina fino alle soglie di guardia e la gente si lamenta. "Now is the winter of our discontent/made glorious summer by this son of York...", così parlò Riccardo duca di Gloucester, poi Riccardo III, "ormai l'inverno del nostro scontento si è fatto estate al bel sole di York...", e che estate ragazzi...
Il "solstizio" non poteva iniziare in modo migliore. Solstizio, se non lo sapete, è termine che deriva dalla locuzione latina solis statio, vale a dire "punto di fermata del Sole". La nostra stella, infatti, anche se nessuno probabilmente non ci ha mai fatto caso, sorge ogni giorno in punti diversi dell'orizzonte e non c'è bisogno di essere astronomi per saperlo, basta avere un minimo di attenzione e di curiosità per i fenomeni della natura. Dante nel Trecento era a conoscenza di questo comportamento e lo testimoniano i versi del primo canto del Paradiso "Surge ai mortali per diverse foci la lucerna del mondo...". Il primo giorno di primavera il Sole sorge esattamente nel punto cardinale est (Dante lo definisce "da quella [foce]/che quattro cerchi giugne con tre croci") e da quel giorno il Sole sembra allontanarsi progressivamente verso nord fino a raggiungere la massima distanza da est il giorno del solstizio. A questo punto il Sole sembra fermarsi quindi riprende ad avvicinarsi ad est, dove lo troveremo il primo giorno d'autunno.
Fine della mini-lezione di geografia astronomica e torniamo all'estate, che all'inizio abbiamo ricordato facendo il verso a un celebre motto di Vittorio Alfieri che scrisse in una lettera nella forma "Da quel giorno in poi, volli, e volli sempre e fortissimamente volli". Gli studiosi dell'Alfieri sono riusciti a stabilire esattamente il giorno, il mese e l’anno dal quale Alfieri iniziò a volere con tutte le sue forze, 16 giugno 1775. Alfieri, scrivendo all'amico Ranieri de' Calsabigi, gli ricorda il successo ottenuto a Torino dalla sua prima tragedia, la Cleopatra, e da quel giorno contrasse col pubblico, ma soprattutto con se stesso, l'impegno di diventare a tutti i costi un autore tragico. E vinse la scommessa, se è vero che in quarta liceo mi trovai fra i libri di testo il Saul del vecchio Vittorio.
Ma ciò che volevo dirvi è che secondo me l'estate, solstizio a parte, ha inizio quando si comincia ad avvertire nell'aria azzurra "l’aspro citareggiar delle cicale" (da I vecchi di Ceo, v.151 di G.Pascoli), delle carducciane "rauche cicale". Gadda cita moltissimo le cicale, ma lasciamo perdere sennò verrei accusato di troppo gaddofilia e allora passiamo ad altro e precisamente a un letterato della mia terra, Alfredo Oriani, del quale proprio quest'anno ricorrono i 150 anni della nascita e che in Violoncello così scriveva: «e per la solitudine silenziosa le cicale invisibili rumoreggiano come per coprire discretamente l'anelito di qualche parola, intanto che le messi ondulano, le piante sonnecchiano, gli animali riposano, il sole guarda, il vento sospira, e l'ombra si allunga adagio».
Le cicale! Ricordo che in seconda liceo (anno scolastico 1958-59) mi insegnarono che le cicale appartenevano all'ordine dei "rincoti", un ordine che pare oggi non esista più, essendo stato per così dire smembrato in due sottoinsiemi, per cui le mie nozioni legate a questi "insetti col violino" danno la misura della mia vecchiaggine e del procedere inesorabile della scienza. E se ricordo ancora queste nozioni è per via della nostra insegnante di scienze, che era terribile e che ci faceva studiare tutti come pazzi. Ai nostri giorni una insegnante del genere sarebbe inconcepibile, però in compenso oggi gli studenti credono che le "isole di Langerhans" siano l'ultimo paradiso delle vacanze in mezzo all'oceano Pacifico e invece, guarda te, sono dentro al pancreas, come mi hanno insegnato nell’anno scolastico 1959-60.

Franco Gàbici

 

La citazione di Riccardo è tratta da «The tragedy of King Richard the Third with the landing of earl Richmond and the battle at Bosworth field», I, I, v.1, in Shakespeare, Teatro completo di W.S. a cura di Giorgio Melchiori, Milano, Mondadori, 1989. I drammi storici, Tomo II, p.847.
I versi di Dante sono tratti dalla prima cantica del Paradiso, versi 37-39. La lettera di Vittorio Alfieri è Lettera responsiva a Ranieri de' Calsabigi, scritta a Siena il 6 settembre 1783.

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).

 

 

 

 

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