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Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

2 Dicembre 2001

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All'inizio degli anni Sessanta girava sui piatti dei giradischi la canzone «Il tempo si è fermato» interpretata da Jimmy Fontana. Il motivo, molto interessante, finì anche nella colonna sonora del film «I ragazzi del juke box». La canzone non ebbe particolarmente fortuna, ma fu apprezzata moltissimo dai palati fini.
Alcuni versi di questa canzone informavano l'ascoltatore che la delusione amorosa aveva indotto un terremoto "temporale" di notevoli proporzioni tant'è che il protagonista si era talmente rimbecillito nel dolore da avere completamente smarrito la nozione del tempo ( dal giorno che tu m'hai lasciato no non so, quanto tempo è passato ). Il tutto era aggravato dalla circostanza che il tempo addirittura si era fermato.
Poi la canzone proseguiva con altri scenari apocalittici: "un volo di rondini mute, nel cielo è rimasto sospeso ". Le rondini, si sa, sono gli uccelli più garruli del creato, ma per l'occasione non potendo indossare l'abito scuro (essendone già provviste da madre natura) decisero all'unisono di rinunciare al canto per partecipare coralmente a tanto dolore.
I cieli degli anni Sessanta erano pieni di rondini impazzite e il loro garrire tesseva festosi arabeschi attorno a cupole e campanili per cui la storia delle rondini mute veniva presa un po' così. Ma nessuno di noi immaginava che Jimmy Fontana fosse un profeta, perché oggi invece si dà per certo che l'inquinamento ambientale influisce perfino sul canto degli uccelli e sembra che negli Usa almeno dieci specie di uccelli canori rischiano di attaccare per sempre il becco al chiodo.
Ma non è finita. Il nostro modo di vivere ha messo in crisi equilibri millenari. Una volta gli uccelletti davano il buon giorno al Sole non appena il velo della notte si dissolveva, mentre oggi l'inquinamento luminoso ha steso tutto attorno all'orizzonte un crepuscolo artificiale per cui questi poveri uccellini, smarriti e disorientati, fischiano in continuazione aspettando un giorno che praticamente mai verrà.
Scriveva Diego Valeri che «entro il corpicino di uno scricciolo si cela e agisce il mistero immenso della vita».
Rispettiamo, allora, questi figli dell'aria e consentiamo loro di salutare la luce del giorno come facevano un tempo.

Franco Gàbici

 

La citazione di Diego Valeri è tratta da:
D.Valeri, «La domenica col poeta», Venezia, Marsilio, 1979, p.46.

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).

 

 

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