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La Festa del Libro o la Festa al Libro?
C'è da chiederselo di fronte al silenzio di stampa, radio, tv in
occasione della Festa del Libro "celebrata" alcuni giorni fa. Invece per quella
della mamma, del papà, dei fidanzati...
"…mentre i libri, sbatacchiando le ali di piccione,
morivano sulla veranda e nel giardinetto della casa, salivano in vortici
sfavillanti e svolazzavano via portati da un vento fatto nero dall'incendio".
Poveri libri! Ricordo questa frase tratta dall'incipit di Fahrenheit 451
per ricordarvi che qualche giorno fa è stata celebrata la festa del libro. Lo
sapevate? Mah. Quando si celebrano le feste della mamma, del papà, dei
fidanzati… i mass media si scatenano e mamme, papà e fidanzatini li troviamo
dappertutto, negli spot televisivi, nei manifesti, al supermarket. Il libro,
invece, è stato celebrato nella più totale indifferenza, come se il fuoco di
Fahrenheit 451 avesse distrutto tutti gli stramaledetti libri. Come se fosse
stata presa alla lettera l'invettiva di Camerana: "Al diavolo i libri! Per me li
ho sempre avuti come uno stecco un un occhio".
Il libro! Provate un po' a pensare a cosa sarebbe la vita senza i libri. Michele
de Montaigne scrive nei suoi Essais: "Non viaggio senza libri né in pace
né in guerra… E' il miglior viatico che abbia trovato per questo viaggio umano".
Ma purtroppo pochi leggono e molti invece scrivono e grande è il piacere di
leggere le nostre cose. "Non viaggio mai senza il mio diario - scriveva Oscar
Wilde - perché bisogna sempre avere qualcosa di strabiliante da leggere in
treno!".
E poi certi libri hanno per davvero cambiato il mondo e lo strano è che si
tratta di libri piccini, di poche pagine. Basta poca carta per trasmettere un
messaggio forte e non sempre la qualità di un libro si misura sulla quantità
delle pagine. I libri troppo voluminosi mi spaventano, mi danno angoscia e mi
pongo davanti a loro come il turista della domenica che si trova davanti a una
alta montagna avendo ai piedi le scarpette di tela. Forse aveva ragione
Callimaco quando diceva che un grosso libro equivale a un grosso malanno. Un
solo libro può rivendicare il diritto di avere molte pagine e questo è il
vocabolario. Per la verità il povero vocabolario sta diventando una sorta di
cimitero delle parole e se non ci credete provate a fare un po' di attenzione ai
discorsi della gente. Dicono tutto allo steso modo, con le solite frasi fatte
come se il vocabolario non esistesse proprio. Solamente il grande Giovannino
Guareschi sapeva (e poteva) usare poche parole: "Io, nel mio vocabolario, avrò
sì e no duecento parole, e son le stesse che usavo per raccontare l'avventura
del vecchio travolto da un ciclista o quella della massaia che, sbucciando le
patate, ci rimetteva un polpastrello. Quindi niente letteratura o altra
mercanzia del genere". Oggi purtroppo si impidocchiano i discorsi con miliardi
di "cioè", "nella misura in cui", "al limite" ("ci vedremo stasera o al limite
ti telefono" anche se non è ben chiaro cosa si debba intendere con quel "al
limite". Ma lo sa la gente che "al limite" è un delicato passaggio matematico?)
e soprattutto "quant'altro", il più insopportabile fra gli ultimi arrivati ad
arricchire il parco della mediocrità lessicale. Prendiamo in mano più spesso il
vocabolario. Il mitico Ettore Petrolini andava pazzo per questo librone. "Leggo
anche dei libri, molti libri - ha scritto il grande Ettore - ma ci imparo meno
che dalla vita. Un solo libro mi ha molto insegnato: il vocabolario. Oh il
vocabolario, lo adoro. Ma adoro anche la strada, ben più meraviglioso
vocabolario".
Il libro! Fu "galeotto" per Paolo e Francesca, che finirono dritti nell'inferno
(non è che il sommo Dante abbia voluti dirci che leggere sia nocivo alla
salute?). Ma il libro è anche fonte di emozioni incredibili. I libri sono
scrigni dentro ai quali prima o poi trovi sempre una perla preziosa, magari è il
libro che hai comprato anni e anni fa e che non hai nemmeno avuto il tempo di
leggerlo e che se ne sta a poltrire sotto la polvere e che un bel giorno, magari
mentre spolveri la libreria, ti capita di aprire e ci trovi dentro quello che
non avresti mai sperato. Cosa sarebbe una vita senza libri? Meglio non pensarci.
Amiamo dunque i libri, nostri amici inseparabili. Nullum esse librum tam
malum ut non aliqua parte prodesset (non c'è libro tanto brutto che non
possa essere utile). Parola di Plinio il Vecchio, che come tutti i "vecchi" la
sapeva lunga. Ah i libri! Eppure c'è gente che diffida dei libri e che non
condivide le nostre opinioni. Ricordo una volta che un bravissimo rilegatore
stava mettendo insieme una voluminosa Divina Commedia e discuteva col
proprietario del libro sulla validità del poema. Il rilegatore diceva che era
impossibile che tutta quella roba scritta fosse bella, grande, poetica e invece
il proprietario del libro ribatteva dicendo che era proprio così e per dar forza
alle sue affermazioni invitò il rilegatore ad aprire una pagina a caso e a
leggere un verso. Il rilegatore raccolse la sfida, aprì il tomo a caso e fra le
migliaia di versi del divin poema gli capitò sott'occhio proprio la chiusa del
XXI canto dell'Inferno: "ed elli aveva del cul fatto trombetta". Beh, a volte
anche i grandi poemi possono strapparci una risata.
Franco Gàbici
Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della
cognizione di
Franco Gàbici
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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