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di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale

Ravenna, 25 aprile 2004

 

 

 

 

 

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La Festa del Libro o la Festa al Libro?
C'è da chiederselo di fronte al silenzio di stampa, radio, tv in occasione della Festa del Libro "celebrata" alcuni giorni fa. Invece per quella della mamma, del papà, dei fidanzati...

"…mentre i libri, sbatacchiando le ali di piccione, morivano sulla veranda e nel giardinetto della casa, salivano in vortici sfavillanti e svolazzavano via portati da un vento fatto nero dall'incendio".
Poveri libri! Ricordo questa frase tratta dall'incipit di Fahrenheit 451 per ricordarvi che qualche giorno fa è stata celebrata la festa del libro. Lo sapevate? Mah. Quando si celebrano le feste della mamma, del papà, dei fidanzati… i mass media si scatenano e mamme, papà e fidanzatini li troviamo dappertutto, negli spot televisivi, nei manifesti, al supermarket. Il libro, invece, è stato celebrato nella più totale indifferenza, come se il fuoco di Fahrenheit 451 avesse distrutto tutti gli stramaledetti libri. Come se fosse stata presa alla lettera l'invettiva di Camerana: "Al diavolo i libri! Per me li ho sempre avuti come uno stecco un un occhio".
Il libro! Provate un po' a pensare a cosa sarebbe la vita senza i libri. Michele de Montaigne scrive nei suoi Essais: "Non viaggio senza libri né in pace né in guerra… E' il miglior viatico che abbia trovato per questo viaggio umano". Ma purtroppo pochi leggono e molti invece scrivono e grande è il piacere di leggere le nostre cose. "Non viaggio mai senza il mio diario - scriveva Oscar Wilde - perché bisogna sempre avere qualcosa di strabiliante da leggere in treno!".
E poi certi libri hanno per davvero cambiato il mondo e lo strano è che si tratta di libri piccini, di poche pagine. Basta poca carta per trasmettere un messaggio forte e non sempre la qualità di un libro si misura sulla quantità delle pagine. I libri troppo voluminosi mi spaventano, mi danno angoscia e mi pongo davanti a loro come il turista della domenica che si trova davanti a una alta montagna avendo ai piedi le scarpette di tela. Forse aveva ragione Callimaco quando diceva che un grosso libro equivale a un grosso malanno. Un solo libro può rivendicare il diritto di avere molte pagine e questo è il vocabolario. Per la verità il povero vocabolario sta diventando una sorta di cimitero delle parole e se non ci credete provate a fare un po' di attenzione ai discorsi della gente. Dicono tutto allo steso modo, con le solite frasi fatte come se il vocabolario non esistesse proprio. Solamente il grande Giovannino Guareschi sapeva (e poteva) usare poche parole: "Io, nel mio vocabolario, avrò sì e no duecento parole, e son le stesse che usavo per raccontare l'avventura del vecchio travolto da un ciclista o quella della massaia che, sbucciando le patate, ci rimetteva un polpastrello. Quindi niente letteratura o altra mercanzia del genere". Oggi purtroppo si impidocchiano i discorsi con miliardi di "cioè", "nella misura in cui", "al limite" ("ci vedremo stasera o al limite ti telefono" anche se non è ben chiaro cosa si debba intendere con quel "al limite". Ma lo sa la gente che "al limite" è un delicato passaggio matematico?) e soprattutto "quant'altro", il più insopportabile fra gli ultimi arrivati ad arricchire il parco della mediocrità lessicale. Prendiamo in mano più spesso il vocabolario. Il mitico Ettore Petrolini andava pazzo per questo librone. "Leggo anche dei libri, molti libri - ha scritto il grande Ettore - ma ci imparo meno che dalla vita. Un solo libro mi ha molto insegnato: il vocabolario. Oh il vocabolario, lo adoro. Ma adoro anche la strada, ben più meraviglioso vocabolario".
Il libro! Fu "galeotto" per Paolo e Francesca, che finirono dritti nell'inferno (non è che il sommo Dante abbia voluti dirci che leggere sia nocivo alla salute?). Ma il libro è anche fonte di emozioni incredibili. I libri sono scrigni dentro ai quali prima o poi trovi sempre una perla preziosa, magari è il libro che hai comprato anni e anni fa e che non hai nemmeno avuto il tempo di leggerlo e che se ne sta a poltrire sotto la polvere e che un bel giorno, magari mentre spolveri la libreria, ti capita di aprire e ci trovi dentro quello che non avresti mai sperato. Cosa sarebbe una vita senza libri? Meglio non pensarci. Amiamo dunque i libri, nostri amici inseparabili. Nullum esse librum tam malum ut non aliqua parte prodesset (non c'è libro tanto brutto che non possa essere utile). Parola di Plinio il Vecchio, che come tutti i "vecchi" la sapeva lunga. Ah i libri! Eppure c'è gente che diffida dei libri e che non condivide le nostre opinioni. Ricordo una volta che un bravissimo rilegatore stava mettendo insieme una voluminosa Divina Commedia e discuteva col proprietario del libro sulla validità del poema. Il rilegatore diceva che era impossibile che tutta quella roba scritta fosse bella, grande, poetica e invece il proprietario del libro ribatteva dicendo che era proprio così e per dar forza alle sue affermazioni invitò il rilegatore ad aprire una pagina a caso e a leggere un verso. Il rilegatore raccolse la sfida, aprì il tomo a caso e fra le migliaia di versi del divin poema gli capitò sott'occhio proprio la chiusa del XXI canto dell'Inferno: "ed elli aveva del cul fatto trombetta". Beh, a volte anche i grandi poemi possono strapparci una risata.

 

Franco Gàbici


Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della cognizione  di Franco Gàbici
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .


 

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