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Quando il Sole incontra Venere
Uno spettacolo astronomico che ricorda la favola di
Davide e Golia da non perdere. E sarebbe bello che gli uomini cominciassero a
guardare il cielo con gli occhi del cuore. Chissà, forse, potrebbero diventare
più buoni.
Martedì 8 giugno andrà
in scena in cielo uno spettacolo astronomico che potrebbe essere
assimilato alla favola di Davide e Golia. Tutto accadrà al mattino,
all’incirca dalle 7.20 alle 13.23, e per assistere alla rappresentazione
occorrerà dare uno sguardo al Sole (Golia) perché sul suo faccione
rotondo ci sarà un bruscolino (Venere) che lo attraverserà nella parte
inferiore. E’ da tempo che si va chiacchierando di questo “transito” di
Venere sul disco del Sole e gli astronomi e gli astrofili di tutto il
mondo sono in fregola perché l’evento non succedeva dal 1882, che è
l’anno della morte dell’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi e pure
l’anno della nascita di James Joyce, un personaggio sul quale
sicuramente torneremo perché il prossimo 16 giugno cadrà l’anniversario
del “Bloom’s day”, vale a dire la lunga e densa giornata dell’Ulisse
(“Solenne e paffuto, Buck Mulligan comparve dall’alto delle scale,
portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio
e un rasoio…”), immaginata proprio il 16 giugno 1904.
Venere dunque transiterà sul Sole e buon per la nostra stella che il
“pianeto che d’amar conforta” sia piccolo (il diametro è poco meno di un
“primo d’arco”, che tradotto in moneta significa un trentaduesimo del
Sole) sennò “la lucerna del mondo” avrebbe dovuto subire lo smacco di
una eclisse. Per la verità l’eclissi si verifica, ma il piccolo pianeta
Venere riuscirà a sottrarci solamente poco meno di un millesimo della
luce del Sole, insomma una roba per palati ultra fini.
Esiste però, ahimé, il pericolo di una eclisse totale del
fenomeno causata da questa bizzarra primavera, perché se la mattina dell’8
giugno sarà nuvoloso assisteremo in diretta ad una delle più solenni buggerature
della aneddotica dell’astronomia. E non sarebbe nemmeno una novità perché Venere
in passato si è dimostrato dispettoso e ne sa qualcosa un astronomo francese dal
nome lunghissimo, e conosciuto pertanto come Le Gentil, che partì per le Indie
con quindici mesi di anticipo per poter assistere in diretta al transito di
Venere del 1761. La prudenza, come si dice, non è mai troppa, ma anche in quel
caso si dimostrò insufficiente perché nel bel mezzo del viaggio il povero Le
Gentil si trovò dentro all’occhio del ciclone di un conflitto fra Indiani e
Inglesi che gli rivoltò come un calzino il suo programma di viaggio. Fu
costretto, infatti, a cambiare imbarcazione e andò a finire che Venere transitò
sul Sole mentre Le Gentil se ne stava sulla tolda traballante di un bastimento e
dunque non certo nelle ideali condizioni per poter effettuare misurazioni del
fenomeno come invece avrebbe voluto. Le Gentil, allora, per non gettare al vento
un anno e mezzo di tribolate peregrinazioni, decide di restare in India per
osservare il successivo transito che, per sua fortuna, si sarebbe verificato di
lì a otto anni. Questa volta, però, ci si mise di mezzo la stagione e al mattino
dell’evento il cielo era coperto da un bel sipario di nubi. Povero Le Gentil!
Cadde in un buco nero di sconforto e non ebbe nemmeno il coraggio di comunicare
alla Accademia francese l’insuccesso della sua spedizione. Lo avrebbe fatto in
tempi successivi, passata la sbornia della disperazione. Ma Venere, nel
frattempo, gli aveva serbato l’ultimo scherzo. Una volta tornato a Parigi,
infatti, si accorge suo malgrado che i parenti più stretti, forti del fatto che
per otto anni il loro congiunto era letteralmente sparito dalla circolazione,
avevano avviato le pratiche per dichiararlo ufficialmente “disperso” e per
dividersi le sue proprietà. Quella del 1761, dunque, è da considerare la
spedizione astronomica più sfortunata dell’universo (o del sistema solare, fate
voi).
Il cosiddetto “uomo della strada” (avete mai pensato come a nessuno venga mai in
mente di usare la locuzione “la donna della strada”? Evidentemente il nostro
linguaggio è razzista e maschilista, oh sì se lo è!), dunque “l’uomo della
strada” si chiederà a cosa serva tutto questo e allora bisognerebbe rispondergli
a cosa serve, che so?, starsene sei ore (lo stesso intervallo di tempo impiegato
da Venere a transitare sul Sole) davanti alla televisione la domenica
pomeriggio, sì in effetti non serve a niente (star davanti alla televisione,
intendo dire) mentre guardare il “transito” di Venere serve, ad esempio, per
determinare esattamente la distanza Terra-Sole. Questa, amici miei, è una
“Bollicina” e mica un libro di testo e pertanto non sto qui a spiegarvi il
perché e il percome di questa storia, ma vi dico semplicemente che per questa
determinazione è necessario osservare e prendere misure da due località diverse
ed è per questo che i miei amici astrofili ravennati (quelli della Associazione
Ravennate Astrofili Reitha e dell’Asxsociazione per il Libero Pensiero
Astronomico) si sono messi in contatto con alcuni astrofili di Teheran e si
scambieranno le misure per calcolare questa distanza. Per la verità questa
distanza è già stata determinata con sufficiente esattezza, ma i miei amici
astrofili si sono imbarcati in questa impresa forse per dimostrare che quel
puntolino insignificante che transita sul Sole è qualcosa di più di un
accadimento astronomico, ma un qualcosa che unisce intenti e curiosità di
persone che se ne stanno in punti diversi della Terra. Insomma questo “transito”
che coinvolge due oggetti che se ne stanno rispettivamente a 150 milioni di Km
da noi (il Sole) e a 43 milioni Km (Venere), chi lo avrebbe mai detto?, ha pure
una morale, come se si trattasse di una bella favola. E la morale è fin troppo
semplice da trarre l’astronomia unisce e rende fratelli. In un mondo lacerato
da guerre e da odi il messaggio è forte. Peccato che gli uomini non guardino mai
il cielo con gli occhi del cuore. Chissà, forse, diventerebbero più buoni.
Franco Gàbici
“Solenne e paffuto…” è ovviamente l’inizio dell’Ulisse di James Joyce.
“Lo bel pianeto che d’amar conforta” è la definizione dantesca di Venere che si
trova in Purgatorio, canto I, v. 19 (“Lo bel pianeto che d’amar conforta/faceva
tutto rider l’orïente,/ velando i Pesci ch’erano in sua scorta”), mentre “la
lucerna del mondo” è la definizione dantesca del Sole nel canto primo del
Paradiso, v. 37 (“Surge ai mortali per diverse foci/la lucerna del mondo…”)
Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della
cognizione di
Franco Gàbici
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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