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Ravenna,
4 Aprile  2005


di memoria, cultura e molto altro...

rubrica ad aggiornamento settimanale
                                              



 

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Ma il Papa non aveva diritto a un po' di privacy?
La Tv ha trasformato la sua agonia in un reality e in un continuo talk show

D'accordo, il Papa č un personaggio pubblico, perō credo che anche i personaggi pubblici abbiano il diritto di vivere nell’intimitā il loro dolore e invece abbiamo assistito a una squallidissima esibizione di giornalismo sciacallo che non fa di certo onore alla categoria.
Il Papa entra nel tunnel della fine e subito in tivų arrivano i talk show perché non si puō perdere un’occasione cosė ghiotta. Anche il dolore diventa spettacolo, in questa nostra stupidissima societā e soprattutto per questo modo arcistupido di pensare e di intendere la vita.
Avete mai pensato a cosa sarebbe accaduto se l’agonia del Papa si fosse prolungata per una settimana?
Bruno Vespa avrebbe dovuto tener aperta la sua “porta a porta” in edizioni arcistraordinarie e il bla bla sarebbe stato di una noia mortale. E poi, cari amici, ditemi a cosa serve mostrare l’immagine di una persona sofferente e soprattutto se sia giusto mostrare grafici, disegnini, diagrammi per mostrare coram populo i guai di salute del Papa. Il male di Giovanni Paolo II č diventato proprio un male urbi et orbi. E’ stato in camera operatoria e gli hanno praticato questo e quest’altro, lo hanno dotato di una sonda per poter mangiare e parlare, la sonda era fatta cosė e cosā, entrava da qui ed usciva di lā. Impietose e squallidissime queste notizie.
E tutto il blaterare sulla privacy dov’č andato a finire?
Quello che viene chiamato il “diritto all’informazione” ha dato prova, lo ripeto, di una squallidissima esibizione e ha dimostrato urbi et orbi come non debba essere interpretato il giornalismo, quello serio intendo dire. Ma da una televisione che ha fondato il suo potere sul quizzume idiota, sui programmi di intrattenimento che giorno dopo dopo giorno dimostrano che non esiste limite al peggio (per fortuna mi sembra di aver letto da qualche parte che verranno aboliti, anche se resta sempre da vedere con cosa verranno sostituiti), su spettacoli comici beceri e volgari non ci si poteva aspettare di meglio.
Purtroppo la nostra societā si alimenta di queste cose. Il Papa stava morendo e i giornalisti gli hanno imbandito una bella tavola rotonda per parlare del suo male, violando cosė uno dei sacrosanti diritti dell’uomo, quello di vivere il dolore.
Non c’era bisogno di nessun talk show. Il Papa stesso lo č stato, col suo esempio e con quel suo sopportare la malattia e il decadimento fisico. Lo ha fatto, forse, per insegnare alla sua gente che la malattia non č un aspetto dell’uomo del quale ci si debba vergognare, ma č un aspetto che va indossato con la stessa dignitā con cui si ostentano la salute e la prestanza. Ha voluto insegnare che il dolore fa parte della vita e che la vita va vissuta fino in fondo.
Ma nessuno ha capito la sua grandissima lezione.
Per questo ci sono i talk show, con le facce tristi di circostanza e i soliti bla bla. Che tristezza!

  Franco Gābici

   


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Franco Gābici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, č direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed č autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il pių grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegė, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .


 

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