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Ravenna,
11 Giugno 2007
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Ma quanti erano
i Mille
di Garibaldi?
Siamo nell'anno del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, meglio conosciuto come l'Eroe dei due mondi. Nella mia terra, la Romagna, Garibaldi è di casa e qui, nell'agosto del 1849, ha vissuto una parentesi importantissima della sua vita. Braccato dagli Austriaci, durante la fuga trovò in questa terra grassa una robusta catena di solidarietà, conosciuta come "trafila garibaldina", che riuscì a salvargli la pelle. Tutti pazzi per Garibaldi, dunque, a cominciare da don Giovanni Verità, il parroco di Modigliana affiliato alla "Giovane Italia" al quale, a causa della sua opposizione al governo pontificio, furono negati perfino i funerali religiosi.
Ma torniamo a Garibaldi. Nel 1860, alla vigilia dell'unità d'Italia, l'eroe organizzò la famosa “Spedizione dei Mille” che partì da Quarto, vicino a Genova, e approdò a Marsala in Sicilia. I Mille, com'è noto, non erano affatto mille, ma il numero fu approssimato per difetto. Erano, infatti, 1089 e fra essi c'era pure una donna, che si chiamava Rosalia Montmasson. Era la moglie di Francesco Crispi e per poter partecipare alla spedizione si travestì da uomo! Il femminismo era ancora lontano.
L'elenco, però, non è esatto. Purtroppo, scrive Luciano Bianciardi (che cento anni dopo l'impresa, nel 1960, scrisse "Da Quarto a Torino. Breve storia della spedizione dei mille") "non sapremo mai con precisione quanti furono esattamente i Mille". Bianciardi scrive che mancano all‚appello quattro di Orbetello e manca perfino il livornese Desiderato Pietri che invece avrebbe avuto tutto il diritto di essere inserito nell‚elenco per il semplice motivo che "fu il primo a morire". In compenso vi figura un altro livornese, tal Francesco Vicini, che in realtà "non si mosse mai dalla città dei Quattro Mori".
Tutto questo lo ricordò Luciano Bianciardi che a Garibaldi e ai Mille ha dedicato uno dei suoi lavori. L'impresa, come si dice in questi casi, era
destinata ad essere scritta nel bronzo della storia e affascinò non poco un giovanetto non ancora ventenne che, alle prime armi col violino e la composizione, scrisse un balletto intitolato "Lo sbarco di Garibaldi a Marsala" che venne rappresentato al Teatro Doria di Genova nel 1868. Il giovanotto si chiamava Romualdo Marenco, era originario di Novi Ligure (dove era nato nel 1841) e si guadagnò fama per aver musicato famosi balletti, fra i quali il più conosciuto è il "Ballo Excelsior" di Luigi Manzotti, rappresentato per la prima volta alla Scala di Milano da 450 ballerini l'11 gennaio del 1881. E in questo anno di celebrazioni garibaldine ricordiamo anche Marenco, del quale ricorre quest'anno il centenario della morte, avvenuta a Milano il 9 ottobre del 1907.
Il "Ballo Excelsior" era ripartito in sei parti e undici quadri e mi piace ricordarlo perché nacque dal quel clima di grande ottimismo nei confronti
della scienza tipico della fine dell'Ottocento. La Luce e la Civiltà avrebbero sconfitto l'Oscurantismo e i grandi ottimismi erano suffragati dalle
straordinarie invenzioni alle quali il "balletto" riconosceva giusta gloria. Il battello a vapore, il piroscafo, la pila, il telegrafo, la lampadina furono
i protagonisti del "Ballo Excelsior" accanto a grandi imprese come il Canale di Suez e il Traforo del Frejus. Il tutto condito in salsa patriottica con il
teatro che si presentava con una fantasmagorica coreografia tricolore. Fu un successo straordinario, come straordinari furono gli incassi e le 103 serate consecutive di rappresentazione.
Il "Ballo Excelsior" fu anche esportato a Parigi, dove fu rappresentato in occasione della Esposizione universale del 1895. Nel 1913 diventò soggetto di un film di Luca Comerio e nel 1952 Alessandro Blasetti ne fece una ricostruzione nel suo film a episodi "Altri tempi". L'ultimo episodio, intitolato "Il processo a Frine" (ispirato da una novella di Edoardo Scarfoglio), è interpretato da Vittorio De Sica e da Gina Lollobrigida e passerà alla storia del cinema e del costume perché in questo film viene introdotto per la prima volta l'espressione "maggiorata fisica". Non c'entra nulla coi Mille però è troppo bella per non dirla. E tanto per parlare di altre cose che non c‚entrano nulla coi Mille vi ricordo che Scarfoglio, che fu giornalista e scrittore, più che per i suoi scritto è famoso per aver sposato Matilde Serao. Ma il mestiere di giornalista gli andava stretto. Sentite, infatti, cosa ha lasciato scritto: "Io ero nato per cacciar l'elefante sulle rive dell‚Omo o per condurre una nave fra le fenditure della banchisa polare; ma questo paese idiota che si chiama Italia mi chiuse inesorabilmente le vie sulle quali mi sospingevano tutti gli impulsi della mia Psiche, e mi costrinse ad un lavoro forzato e ingrato di scribacchino che è stato il tormento della mia vita e il fastidio di tanta gente". Parola di Scarfoglio!
Franco Gàbici
Le citazioni di Luciano Bianciardi sono tratte da "Luciano Bianciardi. L'antimeridiano. Tutte le opere", volume primo, ExCogita Editore (a cura di
Luciana Bianciardi, Massimo Coppola e Alberto Piccinini), pp. 305-306.
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Giornalista Professionista, pluriennale esperienza, anche di direzione, in quotidiani, periodici e case editrici di libri, profonda conoscenza del Web e di tutti i maggiori software (da QuarkxPress a Word, OpenOffice, Front Page, BBedit, Adobe PhotoShop, Adobe Acrobat, Scansoft Pdf Converter Professional, DNL, ReaderWorksPublisher, Transmit, Fetch, Eudora, WinZip, WinRAR, StuffIt, ABBYY Fine Reader), in grado di operare professionalmente sia in ambiente Windows che Mac, utilizzando collegamenti FTP in ambedue le piattaforme, mette a disposizione la sua competenza esperienza e professionalitˆ come content webmaster, come coordinatore in remoto di team operativi per l'ideazione, lo sviluppo e l'aggiornamento di portali, come docente in corsi o master per la preparazione di professionisti della comunicazione online. Se interessati a questa figura professionale inviare una e-mail ad ed@simonel.com specificando nel Soggetto: Inserzione 4247A. Sarete direttamente contattati dall'interessato. |
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005).
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