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di memoria, cultura e molto altro...



Rubrica ad aggiornamento settimanale

26 ottobre 2003

 

 

 

 

 

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Quando mi informa di quello che ha in animo di combinare gli chiedo immediatamente cosa penserà sua moglie, ma lui, candido, e magari con una punta di civetteria, mi fa sapere che ancora non l’ha informata e che comunque il problema non esiste perché lei è perfettamente cosciente di aver sposato un "matto".
Queste cose succedono (o possono succedere) solamente qua da noi, nella terra di Romagna, dove le passioni hanno un sapore che è del tutto diverso da quelle che escono dal cuore degli abitanti di altre regioni. Siamo anche nella terra del melodramma e a noi romagnoli piacciono assai i grandi gesti, anche perché i grandi gesti sono un ottimo veicolo di pubblicità.
Accidenti, ancora non vi ho detto che cosa sta per combinare il mio amico Igino e, credetemi, è veramente una cosa fuori del comune. Igino infatti mi ha telefonato l’altro ieri e mia ha detto "Ho preso la folle decisione. Farò lo sciopero della fame". Beh, direte voi, tutto qui? C’è gente che ha fatto dello sciopero della fame una sorta di regime di vita (digiunare ogni tanto dicono pure che faccia bene anche alla salute del corpo) per cui ormai non fa più notizia e invece qui la notizia c’è eccome. Igino, infatti, digiuna non per ragioni politiche, non per chiedere un lavoro, non per chiedere un appartamento, ma digiuna, state a sentire, per la "cultura scientifica". Basterebbe questo per innalzargli un monumento.
Lui, l’Igino, è l’anima e il motore tuttofare della associazione culturale "Nuova civiltà delle macchine" e a Forlì riesce sempre a mettere attorno a un tavolo i più bei cervelli sparsi in Italia e nel mondo, i quali rispondono di sì perché – così dicono – a Igino non si può dire di no. Recentemente, però, il sindaco di Forlì ha dichiarato che la città vanta tre fiori all’occhiello ma nel mazzolino non figurava il profumo di "Nuova civiltà delle macchine". E Igino se l’è presa a morte e ha detto basta. Ha detto basta con l’ostracismo nei confronti della cultura scientifica e ha detto basta con la solita cultura che ignora i nomi dei grandi scienziati di Romagna e ce ne sono tanti, da Carlo Matteucci a Girlamo Mercuriale, da Gregorio Ricci Curbastro a Evagelista Torricelli, da Maurizio Bufalini a Eugenio Bertini.
E gli è venuta su la rabbia perché lui, l’Igino, cinque anni fa aveva organizzato il convegno internazionale "Spazi e confini del romanzo" il cui cliché è stato poi ripreso dai grandi meeting di Mantova, Modena e Genova dedicati alla scienza, alla filosofia e alla letteratura. E oggi tutti ne parlano.
"Occorrono – ha scritto Igino in un comunicato - nuove istituzioni culturali, che siano focolai vivi di pensiero, che siano antidoti contro una mentalità diffusa ai nostri giorni la sfiducia, al limite dell’irrisione, nei valori e negli ideali umanistici dell’Illuminismo delle origini. Ciò che si è fatto a Forlì da molti anni ormai e che costituisce lo specifico di ‘Nuova civiltà delle macchine’ è proprio la ricerca rivolta ad instaurare tali istituzioni".
È per questo, dunque, che Igino ha deciso di fare lo sciopero della fame. Per l’occasione si è pure spalmato della colla speciale per incollare le mani alla sua scrivania, così se la forza pubblica decide di portarlo via, dovrà faticare non poco perché dovrà portarlo via insieme alla scrivania. Il particolare della colla nelle mani mi è piaciuto molto perché in un mondo in cui solitamente la gente è usa a spalmarsi la colla sul sedere per restare il più possibile appiccicata alle poltrone, sentire invece di gente che vuole restare attaccata alla scrivania per lavorare nel nome della scienza è una cosa veramente lodevole.
Forse ho banalizzato un po’ troppo la vicenda di Igino, ma i miei lettori avranno compreso che quello "sciopero della fame" è la punta dell’iceberg. Resta, tuttavia, la novità di un gesto che introduce lo "sciopero della fame" per difendere un tipo di cultura. E il particolare va sottolineato.
Mentre sto scrivendo penso al mio amico Igino che sarà alle prese coi crampi della fame, incollato alla sua scrivania senza nemmeno la possibilità di grattarsi il naso.
Il suo gesto parla da solo e fa capire che al mondo c’è ancora gente che crede in qualche cosa e che per qualche cosa si batte. Magari con un pizzico di sufficienza li chiamano i "don Chisciotte". Ma c’è bisogno anche di loro, perché non sempre i mulini a vento sanno macinare farina fina. E Igino lo sa e per questo ha deciso di fare lo sciopero della fame. E la "cultura scientifica" gliene sarà sempre grata.

Franco Gàbici

L’Igino protagonista di questa "Bollicina" è il dott.Igino Zavatti di Forlì, instancabile operatore culturale e fac totum della associazione "Nuova Civiltà delle Macchine".

 


Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della cognizione  di Franco Gàbici
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

 

 

 

 

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