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Q uando mi informa di quello che ha in animo di
combinare gli chiedo immediatamente cosa penserà sua moglie, ma lui, candido, e
magari con una punta di civetteria, mi fa sapere che ancora non l’ha informata e
che comunque il problema non esiste perché lei è perfettamente cosciente di aver
sposato un "matto".
Queste cose succedono (o possono succedere) solamente qua da
noi, nella terra di Romagna, dove le passioni hanno un sapore che è del tutto
diverso da quelle che escono dal cuore degli abitanti di altre regioni. Siamo
anche nella terra del melodramma e a noi romagnoli piacciono assai i grandi
gesti, anche perché i grandi gesti sono un ottimo veicolo di pubblicità.
Accidenti, ancora non vi ho detto che cosa sta per combinare il mio amico Igino
e, credetemi, è veramente una cosa fuori del comune. Igino infatti mi ha
telefonato l’altro ieri e mia ha detto "Ho preso la folle decisione. Farò lo
sciopero della fame". Beh, direte voi, tutto qui? C’è gente che ha fatto dello
sciopero della fame una sorta di regime di vita (digiunare ogni tanto dicono
pure che faccia bene anche alla salute del corpo) per cui ormai non fa più
notizia e invece qui la notizia c’è eccome. Igino, infatti, digiuna non per
ragioni politiche, non per chiedere un lavoro, non per chiedere un appartamento,
ma digiuna, state a sentire, per la "cultura scientifica". Basterebbe questo per
innalzargli un monumento.
Lui, l’Igino, è l’anima e il motore
tuttofare della associazione culturale "Nuova civiltà delle macchine" e a Forlì
riesce sempre a mettere attorno a un tavolo i più bei cervelli sparsi in Italia
e nel mondo, i quali rispondono di sì perché – così dicono – a Igino non si può
dire di no. Recentemente, però, il sindaco di Forlì ha dichiarato che la città
vanta tre fiori all’occhiello ma nel mazzolino non figurava il profumo di "Nuova
civiltà delle macchine". E Igino se l’è presa a morte e ha detto basta. Ha detto
basta con l’ostracismo nei confronti della cultura scientifica e ha detto basta
con la solita cultura che ignora i nomi dei grandi scienziati di Romagna e ce ne
sono tanti, da Carlo Matteucci a Girlamo Mercuriale, da Gregorio Ricci Curbastro
a Evagelista Torricelli, da Maurizio Bufalini a Eugenio Bertini.
E gli è venuta su la rabbia perché lui, l’Igino, cinque anni
fa aveva organizzato il convegno internazionale "Spazi e confini del romanzo" il
cui cliché è stato poi ripreso dai grandi meeting di Mantova, Modena e Genova
dedicati alla scienza, alla filosofia e alla letteratura. E oggi tutti ne
parlano.
"Occorrono – ha scritto Igino in un comunicato - nuove
istituzioni culturali, che siano focolai vivi di pensiero, che siano antidoti
contro una mentalità diffusa ai nostri giorni la sfiducia, al limite
dell’irrisione, nei valori e negli ideali umanistici dell’Illuminismo delle
origini. Ciò che si è fatto a Forlì da molti anni ormai e che costituisce lo
specifico di ‘Nuova civiltà delle macchine’ è proprio la ricerca rivolta ad
instaurare tali istituzioni".
È per questo, dunque, che Igino ha deciso di fare lo sciopero
della fame. Per l’occasione si è pure spalmato della colla speciale per
incollare le mani alla sua scrivania, così se la forza pubblica decide di
portarlo via, dovrà faticare non poco perché dovrà portarlo via insieme alla
scrivania. Il particolare della colla nelle mani mi è piaciuto molto perché in
un mondo in cui solitamente la gente è usa a spalmarsi la colla sul sedere per
restare il più possibile appiccicata alle poltrone, sentire invece di gente che
vuole restare attaccata alla scrivania per lavorare nel nome della scienza è una
cosa veramente lodevole.
Forse ho banalizzato un po’ troppo la vicenda di Igino, ma i
miei lettori avranno compreso che quello "sciopero della fame" è la punta
dell’iceberg. Resta, tuttavia, la novità di un gesto che introduce lo "sciopero
della fame" per difendere un tipo di cultura. E il particolare va sottolineato.
Mentre sto scrivendo penso al mio amico Igino che sarà alle
prese coi crampi della fame, incollato alla sua scrivania senza nemmeno la
possibilità di grattarsi il naso.
Il suo gesto parla da solo e fa capire che al mondo c’è
ancora gente che crede in qualche cosa e che per qualche cosa si batte. Magari
con un pizzico di sufficienza li chiamano i "don Chisciotte". Ma c’è bisogno
anche di loro, perché non sempre i mulini a vento sanno macinare farina fina. E
Igino lo sa e per questo ha deciso di fare lo sciopero della fame. E la "cultura
scientifica" gliene sarà sempre grata.
Franco Gàbici
L’Igino protagonista di questa "Bollicina" è il dott.Igino
Zavatti di Forlì, instancabile operatore culturale e fac totum della
associazione "Nuova Civiltà delle Macchine".
Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della
cognizione di
Franco Gàbici
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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