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di memoria, cultura e molto altro...

Dal 6 al 10 maggio, siamo tutti alla Fiera Internazionale del Libro di Torino e quindi la prossima settimana questa rubrica non verrà aggiornata. Chi vuole venire a conoscerci è il benvenuto nello Stand B 22 del Padiglione 1.
Riprenderemo gli aggiornamenti delle nostre pagine on line dall'11 di maggio.

Rubrica ad aggiornamento settimanale

Ravenna, 3 maggio 2004

 

 

 

 

 

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Cari e vecchi 45 giri...
finestre spalancate su un passato di quasi mezzo secolo fa. Quando li ascolti, ti sembra quasi di giocare a rimpiattino con il tempo

Leggo su "La Stampa" di lunedì scorso un bel paginone dedicato al mercato del 45 giri nel quale la articolista afferma che questo mercato interessa soprattutto i quarantenni e i cinquantenni. Eh, no, cara amica, mi dispiace per te, ma gli affascinati del 45 giri sono invece i sessantenni, una "specie" alla quale mio malgrado appartengo per ragioni di anagrafe. Il culto del "45" nasce intorno alla metà degli anni Cinquanta e sono i ragazzini fra i quindici e i diciott'anni ad essere i veri protagonisti di questa rivoluzione che cambia totalmente la maniera di fruire la musica, prima appannaggio dei soli adulti, che si beavano dei loro fruscianti "78" giri, top secret e non adatti alle maldestre mani dei ragazzini. Ma ecco arrivare la grande rivoluzione del vinile che ti sbatte sul mercato questi dischetti maneggevoli e soprattutto infrangibili, un vero miracolo della tecnologia. I rigidissimi "78" venivano maneggiati con angoscia perché se te ne scappava di mano uno e cascava per terra il disco inscenava un'estemporanea Zersplitterung di schegge nere, mentre un "45" poteva sfidare la attrazione di gravità senza danni e i primi dischetti ci regalarono Only you (1955) dei Platters, Rock around the clock (1955) di Bill Haley e poi Diana (1957) di Paul Anka e via via tutto il campionario dei cantanti pop e dei rockettari che ci fecero letteralmente impazzire.
Cari e vecchi "45", vere finestre spalancate su un passato di quasi mezzo secolo fa. Avevano un aspetto spartano, ancora non eravamo ossessionati dalla civiltà dell'immagine tant'è che il disco era venduto dentro a una semplice busta col buco perché le copertine eleganti e plastificate erano riservate ai "45" detti "extended play", vale a dire i "45" con quattro canzoni, e agli inarrivabili (per il prezzo) "33" detti anche padelloni.
Poi quando il mercato cominciò a prender piede, i "45" abbandonarono la veste castigata e alcuni furono affidati anche a disegnatori e cartoonist di grido, come Guido Crepax ad esempio, che all'inizio degli anni Sessanta firmò una serie di copertine di Peppino di Capri, precisamente quelle che raffiguravano un mezzo occhiale.
Certo, ascoltare oggi uno di questi vecchi "45" sembra di entrare dentro a una friggitoria, ma per fortuna la tecnologia ha messo a disposizione strumenti che consentono di "pulire" il suono di questi vecchi dischi e riversarli poi in un Cd per la delizia delle orecchie e soprattutto del cuore. Purtroppo, però, questi marchingegni tecnologici non riusciranno mai ad eliminare i rumori che giungono dal passato come gabbiani ubriachi di sole e di mare e che sono legati ai ricordi, al tempo che passa, alle rughe che ti guastano il viso e a tutti gli acciacchi di una età che va accumulando sempre più sabbia dentro alla parte inferiore della clessidra, ma nonostante tutto l'ascoltare i vecchi "45" dà una ebbrezza indescrivibile, ti sembra quasi di giocare a rimpiattino col tempo e, allora, quasi quasi ti verrebbe voglia di invertire la polarità del motorino del tuo vecchio giradischi per far girare il disco alla rovescio nella speranza che questa modifica possa mandare all'indietro anche il flusso del tempo. Invece non succede proprio niente e allora non ti resta che far girare il disco per il suo giusto verso, e gira e gira e quel girare a "45" giri al minuto sembra quasi la materializzazione del mito del tempo che mangia e ingoia se stesso, il tempo che si mangia la coda sperando in questo modo di esorcizzare il vero flusso, ecco perché questi dischetti oggetto di culto per i sessantenni sono così fascinosi e, se non ci credete, andate a spolverarne uno e provate a mettervi in religioso ascolto. Emergeranno dal buio del tempo i fantasmi della nostra vita e si metteranno a danzare attorno a noi e tutto girerà a 45 giri al minuto, un dondolio circolare che sarà la nostra dolce ninna nanna. E il naufragar lì dentro, in mezzo a quei solchi che hanno imprigionato voci e sensazioni, ci sarà dolce.

Franco Gàbici


Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della cognizione  di Franco Gàbici
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .


 

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