di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

23 Settembre 2001

n. 1 2

 

Mi capita spesso, durante le lezioni al Planetario, di chiedere ai ragazzi la data del lancio del primo satellite artificiale («Sputnik 1») che aprì ufficialmente l'era spaziale. Quasi nessuno lo ricorda e il fatto che le risposte siano tutte sbagliate significa che in fondo l'evento è per loro lontanissimo nel tempo e pertanto viene collocato in una "notte" in cui tutte le "vacche" delle date sono nere. E invece l'anno è di quelli indimenticabili, teatro di eventi, come direbbe Holden Caufield, da lasciarti secco. L'anno, infatti, è il 1957 e «Sputnik 1», se proprio lo volete sapere, si situa nella notte fra il 4 ed il 5 ottobre, vale a dire verso la fine dell'anno dichiarato «anno geofisico internazionale».
Il 1957, intanto, è l'anno dell'uscita di «Quer pasticciaccio brutto de via Merulana» che consacrò il grande Carlo Emilio Gadda, poco felice in verità - come brontolava lui stesso - che la sua faccia fosse sbattuta senza misericordia sui rotocalchi femminili fra réclame di mutandine e altri indumenti intimi. E poi, confidò in una intervista, «Quer pasticciaccio è una boiata, ma - aggiungeva, non bisogna dirlo perché la critica ha decretato essere il mio romanzo migliore».
In quella caldissima estate, popolata come sempre dai soliti Ufo, volò alto nel cielo della musica leggera un "45" che fece epoca.
Il 6 luglio, infatti, il sedicenne Paul Anka lanciava "Diana", uno dei successi più strepitosi della storia delle sette note. Inciso su etichetta ABC-Paramounth 9831, fu distribuito in Italia dalla "Emi-Columbia" SCMQ 1080, accoppiato con "Don't gamble with love".
Nell'agosto, invece, moriva Oliver Norvell Hardy, l'impareggiabile "Ollio" della premiata ditta "Laurel & Hardy". Il "grassone" più simpatico di Hollywood iniziò, per la verità, come attore serio e la sua prima parte doveva essere quella del "cattivo" in un film western. Tutto è pronto per il ciack, che deve riprendere Ollio mentre monta velocementre a cavallo per poi scappar via. Ma Oliver salta in arcione al cavallo con troppa foga e la sua considerevole "quantità di moto" gli fa collassare la povera bestia sotto al suo enorme sedere: sul "set" dove tutti ridono fino a sganasciarsi è nata una stella di prima grandezza del cinema comico.
La mia generazione (1943), dunque, entrò al liceo con «Sputnik 1» e ne uscì nel 1962, anno del terribile esame di maturità. Varcammo la soglia del liceo (i pochi scampati alla "asiatica", che aveva costretto a letto mezza Italia) accompagnati dal grande sogno dell'ottimismo tecnologico e nell'estate della maturità (agosto 1962), quando leggemmo sui giornali che Marilyn si era tolta la vita, piangemmo un altro mito che andava a far compagnia a James Dean.
Una sottile falce di luna avrebbe illuminato, quella sera, le nostre tristezze, ma le malinconie si arrestano sempre sulla soglia dei vent'anni, e nessuno di noi in quel lontano 1962 fu consapevole che qualcosa di noi stava morendo per sempre.

Franco Gàbici

 

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).

 

 

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