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Ravenna, 10 Ottobre 2006

  Quando eravamo poveri...ma belli 

   Cinquant’anni fa, nel 1956, usciva una pellicola di Dino Risi che fece un po’ storcere le narici dei critici e che invece incontrò, come sempre, il favore del pubblico che dimostrò il suo gradimento affollando le sale di tutto il paese. Fu il secondo incasso dell’anno dopo “Guerra e pace”. Pensate un po’! Girato a basso costo dalla Titanus, il film è “Poveri ma belli”, una satira del gallismo nostrano interpretato da tre splendide ragazze (Marisa Allasio, Lorella De Luca e Alessandra Panaro) e da due fusti d’epoca (Maurizio Arena e Renato Salvatori). La vicenda si svolge quasi tutta su uno stabilimento balneare sulle rive del Tevere, un luogo dove solitamente i frequentatori si presentano in slip e dove molte frequentatrici tentano di arginare la loro prorompenza dentro a costumi sempre più piccoli. Una faccenda davvero esplosiva e non per nulla l’ingegnere che ebbe l’idea di questo conturbante costume lo chiamò “bikini”, per ricordare l’atollo del Pacifico sul quale gli americani facevano esplodere le loro bombe atomiche, che al confronto del “bikini” della Marisa Allasio erano miserelle bombette.
Questo ingegnere, che si chiamava Louis Reard, lanciò il suo costume nel 1946 sul modello dell’Atolle, una creazione di Jacques Heim, che si vantava di aver ideato il costume più piccolo del mondo. Siamo nell’era atomica e in sintonia con la disintegrazione dell’atomo anche questo costume venne fatto a pezzi, in due per l’esattezza, proprio come un nucleo di Uranio viene disintegrato dai neutroni lenti in due nuclei di Cripton e di Bario, con gli effetti devastanti che tutti conoscete. E questo “bikini” causò per davvero effetti devastanti sui moralisti parrucconi che non sopportavano la visione dell’ombelico.
   Pensate che Reard non trovò nessuna modella disposta a farsi fotografare in due pezzi e così fu costretto a rivolgersi a Micheline Bernardini, una spogliarellista del Casino di Parigi che lo indossò la prima volta al bordo di una piscina parigina il 5 luglio 1946. Proprio sessant’anni fa.
   Quell’inaspettata epifania dell’ombelico che osava uscire alla luce del Sole scatenò un mare di polemiche e i soliti commenti della serie “dove andremo a finire?”. E quando uscì ”Poveri ma belli” il film fu classificato “volgarmente pornografico” e il Centro Cattolico Cinematografico (C.C.C.), che periodicamente pubblicava foglietti con i giudizi delle pellicole, lo classificò “escluso” e per un pubblico che si faceva problemi a guardare un film bollato col giudizio di “adulti con riserva”, la pellicola di Risi era un sogno irraggiungibile.
   Il C.C.C.! Era nato nel 1935 per aiutare i cristiani a orientarsi nella giungla dei film e aveva diviso tutta la produzione in ben determinate categorie. Il film poteva essere per tutti ma qualche zelante educatore aveva aggiunto anche la categoria “Tr”, il “tutti con riserva”! Poi c’erano i giudizi “adulti” (A) e “adulti con riserva” (Ar) e infine gli “esclusi” (E) e gli “sconsigliati” (S). Che tempi! Oggi “Poveri ma belli” è una pellicola da educande o quasi e gli ombelichi finalmente hanno conquistato il diritto di avere il loro posto al sole senza turbare troppo le coscienze. L’ombelico, in greco “omphalos”, mi richiama la joyciana “Torre Martello” dell’”Ulisse”. Non era l’unica. Buck Mulligan e Stephen Dedalus pagavano al ministero della guerra un affitto di dodici sterline. Le torri erano state costruite da Pitt lungo le coste dell’Irlanda come baluardo contro le possibili invasioni francesi. E il nome “Martello”, per chi non lo sapesse, è una deformazione di Capo Mortello in Corsica, dove si trovava una torre simile: “Le ha fatte costruire Billy Pitt, disse Buck Mulligan, quando i francesi correvano il mare. Ma la nostra è l’omphalos”. Nella nota al complicatissimo testo, Giulio de Angelis scrive che “l’oracolo di Apollo a Delfi si diceva fosse situato nell’ombelico o punto centrale della terra”. Ma i Greci mica avevano visto l’ombelico della Marisa Allasio. L’avessero visto, scommetto che il loro “omphalos” lo avrebbero piazzato proprio lì!

Franco Gàbici

La citazione dell’omphalos è tratta dall’Ulisse (a cura di Giorgio Melchiori), Milano, Mondadori, 1978, pag. 25.
La nota di De Angelis è nel volumetto del commento a pag. 76.
“Poveri ma belli” fu il primo film di una trilogia “risiana” composta da “Belle ma povere” (1957) e “Poveri milionari” (1959). In quest’ultimo figurava nel cast il mitico Fred Buscaglione, mentre l’urlatore Tony Dallara cantava l’omonima canzone “Poveri milionari”.

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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005).

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