Sono nati I Libri dell'Istrice - Cultura, Attualità & Molto Altro -
Preziosi volumi a tiratura limitata che saranno poi "ristampabili" soltanto in formato eBook oppure "on demand"
Primo titolo:
Franco Gàbici «Gadda - Il dolore della cognizione»
Una lettura scientifica dell'opera gaddiana - Isbn 88-86792-40-9

Chi ordina pere-mail il volume contrassegno non rischierà di trovarlo già esaurito e lo riceverà comodamente a casa al prezzo di copertina di 15,00 Euro. Le spese postali sono un cortese omaggio della casa editrice.
Non perdete il prezioso n. 1 de I Libri dell'Istrice

 

 

 



di memoria, cultura e molto altro... CINQUANTESIMA PUNTATA!




Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

20 ottobre 2002

n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36
37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50

 

E con questa, amici miei, fanno cinquanta. Di Bollicine, intendo dire. Cinquanta bollicine sfornate una dietro l'altra dentro alle quali ho messo di tutto, dalle cose serie alle cose banali.
Cinquanta?
Uno di quei numeri tondi da festeggiare, ma siccome voglio organizzare una festa originale, dedico a queste mie cinquanta bollicine una bolla enorme, anzi una bella bolla di sapone, che possiamo pur sempre considerare appartenente alla grande famiglia delle bollicine. Le bolle di sapone sono in fondo i dinosauri delle bollicine e poi non sono affatto banali. Lord Kelvin, il grande fisico padre della termodinamica, ha lasciato scritto questa considerazione: "Fate una bolla di sapone ed osservatela: potreste passare tutta la vita a studiarla".
E aveva ragione, accidenti se ne aveva, perché nulla è più magico e più affascinante di una bolla di sapone. Il cantautore Sergio Endrigo (qui passiamo dalla fisica al pentagramma, potevo citare anche le mille bolle blu di Mina, ma è riferimento troppo risaputo) iniziò la sua carriera musicale con una canzone che recava proprio il titolo "Bolle di sapone", un brano che pochi conoscono perché la gente crede che Endrigo abbia iniziato nel 1962 con "Io che amo solo te" (C'è gente che ha avuto mille cose, e si perde per le strade del mondo, io ho avuto solo te..., ricordate?). E invece era partito prima proprio con queste bolle: ...come bolle di sapone sono stati i nostri bei sogni, sogni vissuti una notte, che l'alba ha già dimenticato... e via di bolla in bolla.
Tutti ci siamo divertiti a creare bolle soffiando dentro a una cannuccia un po' acqua saponata e abbiamo sognato con loro quando le vedevamo uscire miracolosamente da quel piccolo foro e si sollevano in aria, leggere e iridate, che portavano in alto il nostro sospiro e i nostri sogni. Poi anche la tecnologia è entrata nel mondo delle bolle tant'è che negli anni Settanta entrò in funzione una palestra a Los Angeles dove si insegnava alla gente a preparare bolle di sapone gigantesche dentro alle quali uno poteva anche entrare e provare quasi l'ebbrezza di essere entrato dentro all'antica placenta, ai gusci d'uovo di cui parla Hermann Hesse: "ognuno reca con sè, sino alla fine, residui della propria nascita, umori e gusci d'uovo d'un mondo primordiale".
Un gioco, quello delle bolle, troppo interessante per lasciare indifferenti gli psicologi, che immediatamente vollero ficcare il naso anche in questa faccenda spiegando ai creatori di bolle che in realtà la bolla di sapone è uno dei mezzi migliori per ritrovare la nostra infanzia. E tutto questo poteva anche essere tradotto in soldoni perché, a loro dire, il ritrovarsi dentro al bollone liscio e lucente poteva sostituire ben tre mesi di sedute psicanalitiche. Da quel momento, ovviamente, tutti gli psicanalisti si armarono di aghi appuntiti e si misero a far strage di bolle per timore che questi ordigni saponati avessero potuto soppiantare per sempre la loro professione. Altri psicoanalisti, invece, anziché distruggere materialmente le bolle, tentarono di evidenziare la loro inconsistenza terapeutica. Sì d'accordo, la bolla poteva in qualche misura offrire una situazione "fetale" di protezione e il paziente sicuramente poteva anche trarne benefici ma, so sa, le bolle durano il breve spazio di pochi secondi sicché il "bollato", privato repentinamente di questo suo benessere, ne poteva restare altamente traumatizzato.
Chi riuscì a trarre qualche beneficio dalle bolle fu invece Christy Brown, l'autore della famosa autobiografia Il mio piede sinistro dalla quale è stato tratto anche un film. Sentite cosa scrive: "Una mattina ella [la dottoressa] portò una scatoletta di latta piena di acqua saponosa, prese di tasca un tubetto di metallo, lo intinse e mi disse di soffiarci dentro. Lo guardai, pensando ad uno scherzo, invece lei era molto seria. Tirai il fiato e soffiai. Immediatamente un nugolo di bollicine iridate mi circondò. Una mi scoppiò sul naso, l'altra in un occhio, vedevo i capelli della dottoressa aureolati di palloncini evanescenti. Incominciai a canticchiare la canzone I'm forever blowing bubbles.
Ma noi, per l'occasione, anzichécanticchiare I'm forever blowing bubbles, intoneremo la classica "Tanti auguri a te", melodia che fu scritta dalle sorelle Mildred e Patty Smith che di cognome facevano Hill. La prima compose la musica, la seconda scrisse i versi. Le sorelle fiutarono l'affare e protessero la loro creazione dal titolo Good morning to all coi diritti d'0autore. Il motivetto che oggi si canta in occasione di tutti i compleanni era stato scritto in realtà per un'altra occasione. Le sorelle bazzicavano gli asili come insegnanti e la canzoncina era una specie di "buon giorno" dato ai bimbi, tant'é che il primo verso suonava press'a poco così: Buongiorno, cari bambini. La canzone, però, apparve nel 1924 in una raccolta di motivi dove l'autore Robert H.Coleman aveva cambiato il primo verso in "Tanti auguri a te".
Il motivetto delle sorelle Hill continuava intanto a risuonare non solo fra le pareti domestiche, ma anche nei teatri e fu così che nel 1934, dopo che il motivo era adoperato ogni sera in un musical di Broadway, una terza sorella Hill di nome Jessica si stufò di questi continuo plagio e portò la questione in tribunale. La causa fu vinta in quanto fu riconosciuto alle sorelle Hill la paternitàdella melodia. Il testo, rimaneggiato, resò esente dai diritti dÍautore tant'è che in alcuni musical, proprio per evitare grane, la frase "tanti auguri a te" veniva solamente recitata!
Il copyright, comunque, dovrebbe esistere solamente quando il motivo è usato per soli scopi commerciali. Credo pertanto che si potrà usare tranquillamente per cantare il "compleanno" della mia (e vostra, se volete) cinquantesima bollicina.

Franco Gàbici

 

La citazione di H.Hesse è tratta dal suo Demian, Milano, Mondadori, 1972, p.54.
Il mio piede sinistro, uscito nel 1954 a Londra col titolo My left food, è stato pubblicato a Milano da Mondadori nel 1990.

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).

 

 

 

 

© Copyright by Simonelli Editore
Vietato copiare o linkare senza autorizzazione
Any copy or link is forbidden without permission.