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                 Ravenna, 23 agosto 2005



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settimane


...e se il falso "Piano Man" ci avesse fatto riscoprire il piacere del silenzio?

  Gli avevo pure dedicato una Bollicina e, sì, lo ammetto, la sua storia mi aveva pure affascinato. E invece, come si dice, mai dire mai, perché leggo sui giornali che la storia era solamente una bella invenzione. E il sogno del pianista smemorato che aveva intenerito i cuori di mezzo mondo svanisce alla fine di questa estate pazzerella che ha regalato poco sole. “Piano man”, insomma, non esiste, non è mai esistito, ma in compenso è esistito un giovane psichiatra che si è preso burla di tutto un sistema sanitario innescando la storia del pianista smemorato. Peccato! Peccato davvero!
  Purtroppo le burle fanno parte del nostro mondo. Penso ai falsi Modigliani di alcuni anni fa, ad esempio. E potrebbe essere a burla anche il famoso teorema di Fermat, la cui soluzione sembra essere stata avanzata proprio in questi giorni. Non è la prima volta, però, che un matematico annunci urbi et orbi di aver risolto il teorema di Fermat ma questa volta, come tutte le volte del resto, sembra essere quella buona. Arriva dalla Russia.
  La storia del teorema è curiosa e si legge in tutti i libri di divulgazione matematica. Pierre de Fermat, che è vissuto nella prima metà del Seicento, sta leggendo un testo di matematica quando si sofferma su una “identità” e conclude affermando che non possono esistere soluzioni intere positive alla relazione an+bn=cn con n maggiore di 2. E accanto a questa relazione si legge una nota scritta di suo pugno che avrebbe fatto scervellare i matematici di tutto il mondo. In sostanza Pierre dice di aver trovato la dimostrazione ma che questa è troppo lunga per poter essere contenuta nello stretto margine del foglio del libro che sta leggendo. Evidentemente Pierre non disponeva di carta e matita e la cosa è quanto meno strana perché carta e matita dovrebbero essere le inseparabili amiche di qualsiasi matematico. Però dobbiamo credergli sulla lunghezza della dimostrazione. Andrew Willes, che annunciò una decina di anni fa di essere arrivato a capo del teorema, presentò infatti una dimostrazione di ben duecento pagine. Può darsi che anche questa sia una bufala, come quella di “piano man” e come tutte le bufale del mondo. E magari sarà una bufala anche questa bizzarra estate.
  Sto scrivendo di fronte alla tela grigia del cielo in un clima desolatamente autunnale. Nel vento di agosto Cardarelli annusava già l’autunno, ma non occorre essere poeti per avere la certezza che l’estate sia ormai finita. Il vento accarezza le cime degli ombrelloni, che sembrano tante sentinelle di fronte all’ansimare del mare.
  Quel mare che alcuni mesi fa partorì non una Venere fra le sue schiume, ma uno smarrito “Piano man”, che poi smarrito non lo era affatto. E siccome questo giovanotto non ha parlato per quattro mesi, la sua avventura potrebbe essere considerata una bella lezione per questi nostri tempi dove si chiacchiera troppo. Troppo bla bla. Siamo letteralmente sommersi da uno tsunami di parole che ci travolge senza misericordia. Il silenzio non abita più fra noi.
  L’imperativo è chiacchierare sempre e comunque. E allora “Piano man”, che è riuscito a non parlare per quattro mesi, è da considerare quasi un eroe. Un eroe del nostro tempo. Restano comunque sconosciuti i motivi di un gesto del genere. Forse per farsi un po’ di pubblicità. Sta di fatto che “Piano man” ha fatto nuovamente perdere le proprie tracce ed è sparito nel nulla. Verrebbe quasi da pensare che sia un extraterrestre sceso in mezzo a noi per ricordarci la bella dote del silenzio! Fiato sprecato, però.
  Si chiedeva Giuseppe Ungaretti in “Poesie disperse”
  Ho popolato di nomi il silenzio
  Ho fatto a pezzi cuore e mente
  Per cadere in schiavitù delle parole?

  Pare di sì. Siamo proprio schiavi delle parole.

  Franco Gàbici

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Gadda - Il dolore della cognizione  di Franco Gàbici
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

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