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189 Ravenna, 11 febbraio 2006
Il Grammy a Laura
Pausini riaccende tanti ricordi...
Qui da me, in
questa nebbiosa Romagna (oggi, infatti, c’è la solita nebbia che si
taglia a fette, altro che Romagna solatia…), molti sono in fibrillazione
per Laura Pausini che ha vinto l’Oscar della musica, il Grammy,
dedicandolo alla sua terra.
Laura è nata a Solarolo, un paese in provincia di Ravenna, e
l’entusiasmo mi sembra giusto. Da anni non seguo la musica leggera né i
sanremi e altra mercanzia e non conosco, se non di nome questa mia
conterranea (pur non interessandomi, qualche nome lo si orecchia
comunque) e devo dire che mi ha fatto un certo effetto apprendere dalla
stampa che questa specie di Oscar della musica ha avuto un solo
precedente italiano in Domenico Modugno, che se lo aggiudicò nel 1958,
che è l’anno di “Volare oh oh, cantare oh-oh-oh-oh”, il tutto,
ovviamente, “nel blu dipinto di blu”. Non credo, però, che il paragone
regga perché quasi mezzo secolo di storia musicale ha decisamente
cambiato le carte in tavola.
La vittoria di Modugno fu per davvero una vittoria nazionale perché
tutti gli italiani si erano identificati nel suo volare che non era la
descrizione di un semplice staccarsi dal suolo, ma era una lettura
emblematica (che brutta parola) di un desiderio inconscio (beh,
inconscio poi mica tanto!) di spiccare veramente il volo sopra le
macerie ancora calde di una guerra appena lasciata alle spalle, di
allontanarsi da una realtà per andare incontro al progresso e al
benessere.
Quel “volare”, in fondo, era il biglietto d’ingresso per un
futuro che era appena iniziato da quel giorno in cui la Luna stralunò (e
mica poteva fare diversamente, povera Luna!) perché vide usurpato il suo
regno d’argento da una arancetta meccanica che i sovietici le avevano
messo accanto, Sputnik 1 si chiamava ed era il 5 ottobre del 1957 e già
a novembre i Sovietici avrebbero fornito un’altra prova di forza
lanciando Sputnik 2 che aveva a bordo la cagnetta Laika, ecco cos’era il
futuro, e Mimmo Modugno coi suoi baffetti e le mani spalancate in un
grande abbraccio cosmico urlava il suo “volare” a tutto il mondo e in
particolare ai suoi connazionali che si sentivano identificati nella sua
voce e nel suo entusiasmo.
Sono passati quasi cinquant’anni e, come si dice in questi casi,
sembra ieri, sembra ieri quando ogni mattina mi tiravo dietro il
cancello del cortile per recarmi a scuola, in arcione della mia
fiammante Bianchi Sport con cambio Campagnolo,e là, nel vecchio Liceo
scientifico Alfredo Oriani avrei incontrato i compagni e, soprattutto,
le compagne, Anna, Giuliana, Giuseppina, Fiorella, Antonietta e poi
ancora Mauro, Gilberto, Giancarlo, Roberto, Gianfranco, Dario, le
compagne erano tutte vestite col grembiule nero che conferiva l’oro
l’aria lugubre del pipistrello mentre noi maschi eravamo liberi di
vestirci come più ci pareva anche se quella volta ricordo che il
professore di filosofia ebbe parole di critica (della serie “si comincia
così e non si sa poi dove si andrà a finire…”) sul fatto che un nostro
compagno si era presentato a scuola indossando pantaloni col battiscopa,
così - se non lo sapete - erano chiamati i blue jeans, che erano il
simbolo dei teddy boys e della trasgressione (pensate un po’), che
tempi, lontanissimi, come lontana è la Luna che in questo momento sta
gonfiandosi di luce per raggiungere la sua pienezza e quando in cielo
brilla la Luna le osservazioni non sono proprio la fine del mondo ma io
vi consiglio in queste sere di dare uno sguardo alla costellazione del
Cancro che è la costellazione meno brillante dello Zodiaco ma che
contiene un oggetto celeste straordinario, l’ammasso del Presepe (lo
chiamano anche Greppia o Alveare) che contiene centinaia di stelle e in
queste sere proprio nel Presepe si vede Saturno coi suoi anelli e lo
spettacolo è assicurato.
Il Presepe è conosciuto come “M 44” dove M sta per Messier,
l’astronomo che redasse un famoso catalogo e annche come NGC 2632 (NGC
sta per New General Catalogue). Fu Galileo il primo ad osservare che “la
nebulosa (credeva, infatti, che fosse una nebulosa!) chiamata Presepe
non è una stella singola ma un ammasso di oltre 40 piccole stelle”. I
telescopi più potenti hanno messo in evidenza alcune centinaia di
stelle. Il Presepe dista da noi fra i 500 e i 600 anni luce e la sua età
è stata valutata in 400 milioni di anni. La cosa mi conforta perché
penso che sia gente più vecchia di me! Cieli sereni per tutti e buona
osservazione!
Franco Gàbici
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Buon Compleanno,ONLY YOU!
Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon
Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005).
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