L'ISTRICE


Quando le notizie pungono


Le Rubriche


 

Sommario

Libri

SeBook

Ex Libris

Dialettando.com

Home Page Simonel

The Web Park Speaker's Corner

   

 


di memoria, cultura e molto altro... 



 
<<< NOVITA' in SeBook ed Ex Libris
n. 1  2  3  4   5  6  7  8  9  10  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  22  23  24  25  26  27  28 
29  30  31  32  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48  49  50  51  52  53  54  55  56  57  58  59  60  61  62  63  64  65  66  67  68  69  70  71  72  73  74  75  76  77  78  79  80  81  82  83  84  85  86  87  88  89  90  91  92  93  94  95  96  97  98  99  100  101  102  103  104  105  106  107  108  109  110  111  112  113  114  115  116  117  118  119  120  121  122  123  124  125  126  127  128  129  130  131  132  133  134  135  136  137  138  139  140  141  142  143  144  145  146  147  148  149  150  151  152  153  154  155  156  157  158  159  160  161  162  163  164  165  166  167  168  169  170  171  172  173  174  175  176  177  178  179  180  181  182  183  184  185  186  187  188  189
Ravenna, 11 febbraio 2006


Il Grammy a Laura Pausini
riaccende tanti ricordi...

   Qui da me, in questa nebbiosa Romagna (oggi, infatti, c’è la solita nebbia che si taglia a fette, altro che Romagna solatia…), molti sono in fibrillazione per Laura Pausini che ha vinto l’Oscar della musica, il Grammy, dedicandolo alla sua terra.
   Laura è nata a Solarolo, un paese in provincia di Ravenna, e l’entusiasmo mi sembra giusto. Da anni non seguo la musica leggera né i sanremi e altra mercanzia e non conosco, se non di nome questa mia conterranea (pur non interessandomi, qualche nome lo si orecchia comunque) e devo dire che mi ha fatto un certo effetto apprendere dalla stampa che questa specie di Oscar della musica ha avuto un solo precedente italiano in Domenico Modugno, che se lo aggiudicò nel 1958, che è l’anno di “Volare oh oh, cantare oh-oh-oh-oh”, il tutto, ovviamente, “nel blu dipinto di blu”. Non credo, però, che il paragone regga perché quasi mezzo secolo di storia musicale ha decisamente cambiato le carte in tavola.
   La vittoria di Modugno fu per davvero una vittoria nazionale perché tutti gli italiani si erano identificati nel suo volare che non era la descrizione di un semplice staccarsi dal suolo, ma era una lettura emblematica (che brutta parola) di un desiderio inconscio (beh, inconscio poi mica tanto!) di spiccare veramente il volo sopra le macerie ancora calde di una guerra appena lasciata alle spalle, di allontanarsi da una realtà per andare incontro al progresso e al benessere.
   Quel “volare”, in fondo, era il biglietto d’ingresso per un futuro che era appena iniziato da quel giorno in cui la Luna stralunò (e mica poteva fare diversamente, povera Luna!) perché vide usurpato il suo regno d’argento da una arancetta meccanica che i sovietici le avevano messo accanto, Sputnik 1 si chiamava ed era il 5 ottobre del 1957 e già a novembre i Sovietici avrebbero fornito un’altra prova di forza lanciando Sputnik 2 che aveva a bordo la cagnetta Laika, ecco cos’era il futuro, e Mimmo Modugno coi suoi baffetti e le mani spalancate in un grande abbraccio cosmico urlava il suo “volare” a tutto il mondo e in particolare ai suoi connazionali che si sentivano identificati nella sua voce e nel suo entusiasmo.
   Sono passati quasi cinquant’anni e, come si dice in questi casi, sembra ieri, sembra ieri quando ogni mattina mi tiravo dietro il cancello del cortile per recarmi a scuola, in arcione della mia fiammante Bianchi Sport con cambio Campagnolo,e là, nel vecchio Liceo scientifico Alfredo Oriani avrei incontrato i compagni e, soprattutto, le compagne, Anna, Giuliana, Giuseppina, Fiorella, Antonietta e poi ancora Mauro, Gilberto, Giancarlo, Roberto, Gianfranco, Dario, le compagne erano tutte vestite col grembiule nero che conferiva l’oro l’aria lugubre del pipistrello mentre noi maschi eravamo liberi di vestirci come più ci pareva anche se quella volta ricordo che il professore di filosofia ebbe parole di critica (della serie “si comincia così e non si sa poi dove si andrà a finire…”) sul fatto che un nostro compagno si era presentato a scuola indossando pantaloni col battiscopa, così - se non lo sapete - erano chiamati i blue jeans, che erano il simbolo dei teddy boys e della trasgressione (pensate un po’), che tempi, lontanissimi, come lontana è la Luna che in questo momento sta gonfiandosi di luce per raggiungere la sua pienezza e quando in cielo brilla la Luna le osservazioni non sono proprio la fine del mondo ma io vi consiglio in queste sere di dare uno sguardo alla costellazione del Cancro che è la costellazione meno brillante dello Zodiaco ma che contiene un oggetto celeste straordinario, l’ammasso del Presepe (lo chiamano anche Greppia o Alveare) che contiene centinaia di stelle e in queste sere proprio nel Presepe si vede Saturno coi suoi anelli e lo spettacolo è assicurato.
   Il Presepe è conosciuto come “M 44” dove M sta per Messier, l’astronomo che redasse un famoso catalogo e annche come NGC 2632 (NGC sta per New General Catalogue). Fu Galileo il primo ad osservare che “la nebulosa (credeva, infatti, che fosse una nebulosa!) chiamata Presepe non è una stella singola ma un ammasso di oltre 40 piccole stelle”. I telescopi più potenti hanno messo in evidenza alcune centinaia di stelle. Il Presepe dista da noi fra i 500 e i 600 anni luce e la sua età è stata valutata in 400 milioni di anni. La cosa mi conforta perché penso che sia gente più vecchia di me! Cieli sereni per tutti e buona osservazione!

Franco Gàbici
Qualche commento da fare? Parliamone su The Web Park Speaker's Corner

Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della cognizione  di Franco Gàbici
Basta una e-mail a ed@simonel.com per riceverlo comodamente a casa contrassegno.
...e ora anche in versione SeBook, SimonellielectronicBook, l'Economica On Line, insieme con la Novità soltanto in edizione elettronica ed Ex Libris
Buon Compleanno,ONLY YOU!

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005).

Google
Web www.simonel.com


Franco Gabici

 .
 

© Copyright Simonelli Editore - All the rights are worldwide reserved