Sono nati I Libri dell'Istrice - Cultura, Attualità & Molto Altro -
Preziosi volumi a tiratura limitata che saranno poi "ristampabili" soltanto in formato eBook oppure "on demand"
Primo titolo:
Franco Gàbici «Gadda - Il dolore della cognizione»
Una lettura scientifica dell'opera gaddiana - Isbn 88-86792-40-9

Chi ordina pere-mail il volume contrassegno non rischierà di trovarlo già esaurito e lo riceverà comodamente a casa al prezzo di copertina di 15,00 Euro. Le spese postali sono un cortese omaggio della casa editrice.
Non perdete il prezioso n. 1 de I Libri dell'Istrice

L'Istrice | Internet&CoNewsDigest | eBookNewsDigest | Il Catalogo
Dialetti d'Italia | Diario del '900 | The Web Park Speaker's Corner
The Bookstore | Home Page

 

 

 



di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

9 febbraio 2003

n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 
33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51  52  53  54  55  56  57  58  59
 60  61  62  63  64 65

 

La missione Rosetta che avrebbe dovuto acchiappare per la coda la Wirtanten è fallita e non se ne parlerà più. Ma le comete sono dispettose e poi in questo periodo è possibile vederne una, nella costellazione di Pedgaso, verso ovest. E’ di quarta magnitudine che, tradotto in soldoni, vuol dire luminosa come le stelle della coda dell’Orsa Minore. Si sta però avvicinando al Sole e dovrebbe aumentare di luminosità, ma sarà difficile vederla per via che si troverà immersa nella luce, dell’astro che del giorno che tramonta.
Le comete sono sempre state dispettose e magari anche un po’ menagrame. Certo, a queste cose non bisogna credere, ma si dice così, tanto per dire. Del resto il fisico Niels Bohr, quello che ha legato il suo nome al modello "planetario" dell’atomo, all’ingresso del suo studio aveva messo un ferro di cavallo. "Io – confidava agli amici il grande Bohr – non credo a queste cose, ma affermano che questi ferri portino fortuna!".
Sento che sto già deviando dalle intenzioni originali, ma intanto che sono su questa strada voglio terminare il discorso raccontandovi la faccenda del perché uno stramaledetto ferro di cavallo sia stato assurto come simbolo portafortuna.
La storia è antica e più o meno sarebbe questa.
Si racconta che in tempi antichi – dovremmo essere al tempo del feudalesimo - il signorotto di turno, per ingraziarsi la sua gente, in un giorno stabilito percorreva a cavallo tutto il suo feudo e il fatto singolare è che la ferratura del suo corsiero era fatta in modo tutto particolare. Uno dei ferri della cavalcatura, infatti, era d’oro e volutamente era fissato male con l’evidente intenzione di perderlo lungo la strada. E il suddito che riusciva a trovarlo poteva tenerselo. Un ferro di cavallo d’oro, dunque, rappresentava veramente una fortuna. Ecco perché il ferro di cavallo porta bene.
Ciò premesso, un ferro di cavallo non avrebbe stonato sulla "porta" della missione "Rosetta", la missione spaziale che doveva partire in questi giorni per andare a incontrare una cometa e invece è andato a finire che la missione è saltata e se ne riparlerà fra un anno.
Era stato tutto programmato al millimetro, l’incontro doveva avvenire nel 2011 e nel frattempo avrebbe fatto visita a due asteroidi. Ma il bello della missione era che per la prima volta l’uomo avrebbe fatto atterrare su una cometa una sonda che, fissata al suolo con arpioni per non sfuggire al debolissimo campo gravitazionale delle comete (sono oggetti molto piccoli, almeno se confrontati con tutti gli altri corpi celesti, diciamo che una cometa in media ha le dimensioni di una montagna di ghiaccio grande come il nostro Everest), avrebbe prelevato materiali per poterli studiare. E ora tutto è rinviato a data da destinarsi perché evidentemente qualcosa non ha funzionato e nessuno se l’è sentita di mandare in fumo 700 milioni di euro, tanto era il prezzo per poter acchiappare una cometa per la coda!
Qualcuno si chiederà come mai questa missione era stata chiamata "Rosetta". "Rosetta" voleva richiamare quella famosa "stele" che servì per decifrare i geroglifici egiziani e voleva in fondo ricordare che le comete possono essere considerate delle "stele di Rosetta" in quanto consentono di "decifrare" le origini del nostro sistema solare. Le comete si sono formate insieme al Sole e ai pianeti e si trovano tutte quante in un enorme parcheggio oltre l’orbita di Plutone detta "nube di Oort", ce ne sono a miliardi (scrisse Keplero che le comete in cielo sono tante quante i pesci nel mare!) e girano lentissimamente fino a quando qualche perturbazione non le disturba provocando la fuoruscita dal parcheggio e qualcuna può anche prendere la direzione del Sole e rendersi visibile ai terrestri, o ad occhio nudo o con uno strumento. Le comete, dunque, racchiudono al loro interno le importantissime informazioni sulla composizione del materiale originario che formò il sistema solare e dunque sono oggetti importantissimi.
Purtroppo hanno questa triste nomea di portar male. Le comete, infatti, in un certo senso andavano a guastare l’armonia dei cieli ed erano considerate oggetti intrusi e forse per questo attaccarono alle loro code maledizioni e presagi di sciagure. Quando nel maggio del 1910 venne a farci visita la Halley, tutti si spaventarono e quando scoppiò la prima guerra mondiale la gente era convinta che la colpa fosse da attribuire proprio alla cometa. Shakespeare in una sua tragedia scrive che quando muore un disgraziato in cielo non compare nulla, ma se muore un principe appaiono comete. Provate ad immaginare, allora, con che animo i principi o i re osservassero le comete e così si spiega che Alfonso VI re del Portogallo, quando vide profilarsi all’orizzonte una cometa (l’anno è il 1665), sale sulla terrazza del suo castello e le spara contro alcuni colpi di pistola.
L’unico, in tempi recenti, che propose una lettura diversa del fenomeno cometario fu Giacomo Leopardi, pessimista per antonomasia, che rifà il verso a Origene di Alessandria il quale scrive in "Contro Celso" che le comete potevano portare anche buone nuove, come del resto erano convinti anche alcuni filosofi stoici. Dunque, si chiede Leopardi, se queste comete annunciano veramente qualcosa, non è possibile che annuncino cose belle e piacevoli?". Niente da fare. Le comete saranno sempre considerate portatrici di sventure. È la loro condanna cosmica per questi oggetti innocui che con la loro presenza aumentano la poesia del cielo.

Franco Gàbici

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

 

 

 

 

© Copyright by Simonelli Editore
Vietato copiare o linkare senza autorizzazione
Any copy or link is forbidden without permission.