Da 120 settimane insieme!!!

L'Istrice | Internet&CoNewsDigest | eBookNewsDigest | Il Catalogo
Dialettando.com | Diario del '900 | The Web Park Speaker's Corner
Simonelli Bookstore | i SeBook | Vuoi fare pubblicità? | Home Page




di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale

Ravenna, 2 aprile 2004

 

 

 

 

 

n. 1  2  3  4   5  6  7  8  9  10  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  22  23  24  25  26  27  28  29  30  31  32  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48  49  50  51  52  53  54  55  56  57  58  59  60  61  62  63  64  65  66  67  68  69  70  71  72  73  74  75  76  77  78  79  80  81  82  83  84  85  86  87  88  89  90  91  92  93  94  95  96  97  98  99  100  101  102  103  104  105  106  107  108  109  110  111  112  113  114  115  116  117  118  119  120

Perché le onde non sono tutte uguali?
L'acqua del mare lava i ricordi e te li restituisce puliti, ma con addosso l'aspro sapore del sale.

"Gli anni della mia infanzia e della mia adolescenza li ho trascorsi in una continua, insaziabile e mai paga contemplazione del mare... e mai il mare ci veniva a noia. Mai la sensazione che ci dava scivolava sull'anima, ma la penetrava ogni volta con tutto il suo essere".
Chi scrive è Pavel Florenskij, un personaggio incredibile e straordinario che consiglio vivamente i miei lettori (ammesso che ne abbia qualcuno) ad andarlo a scoprire. E poi chi ha il mare dentro di sé è già di per sé straordinario e noi, che ci riteniamo gente di mare, un po' straordinari lo siamo per davvero, nel senso che siamo diversi da quelli che abitano le grandi metropoli lontane dal mare, perché il mare ti è dentro e ti dà sensazioni incredibili. Ti fa sentire uomo di mare e dal cuore di nascono domande che altri uomini non si porranno mai.
Pensiamo alle onde, anzi al "mistero delle onde", dove il mare cela la sua forza e la sua vita. Ricorda Florenskij che "accorrevano stremate, come notizie di paesi lontani, come notizie dall'ignoto..." e di fronte a loro nasceva la domanda che agli uomini di terra può sembrare banale: "Perché le onde non sono tutte uguali?".
Anche il signor Palomar di Italo Calvino osserva le onde e si rende conto che "non si può osservare un'onda senza tener conto degli aspetti complessi che concorrono a formarla e di quelli altrettanto complessi a cui essa dà luogo. Questi aspetti variano continuamente, per cui un'onda è sempre diversa da un'altra onda...". Eppure in quella diversità c'è qualcosa di comune, una armonia, un disegno e per questo motivo quando Florenskij pensa alla magia del mare sente molto vicine le "serie di Fourier", algoritmi matematici che "rappresentano i ritmi complessi come un tutt'uno, un tutt'uno infinito di elementi semplici".
Mi son venute spontanee queste considerazioni sul mare perché stiamo entrando nella stagione in cui cominciano a popolarsi le spiagge, anche se il mare è bello solamente nella dimensione della solitudine e del silenzio, quando il mare è veramente tuo e tu ti senti di appartenere a lui. Il mare ti canta dentro e tu ascolti la sua eterna canzone, che è la canzone del tempo che passa.
L'acqua del mare lava i ricordi e te li restituisce puliti, ma con addosso l'aspro sapore del sale. Ecco perché il ricordo è dolore, è sapore di sale. E quando cantavo "Sapore di sale" (era il 1963) avevo vent'anni e non pensavo di certo che quello sarebbe stato il sapore dei ricordi, perché a vent'anni si è portati a mutare il sale con lo zucchero. Anche questo fa parte del buffo gioco della vita, questa immensa spiaggia lavata dal tempo dove tu cammini e raccogli conchiglie per ascoltare il rumore del mare che è anche il rumore del tempo. E allora vorresti avere il potere di radunare tutti i ricordi per farli danzare davanti a te come tanti cavallucci marini, per accarezzarli, per capirli o semplicemente per riassaporarli.
Ma forse questo mare non esiste più: "Quel mare - scrive Florenskij - il mare beato della mia infanzia beata, non potrò più vederlo se non dentro di me. Se n'è andato dove se ne va il tempo, probabilmente, tra i noumeni...". Ma poi Florenskij dice di ritrovare quel mare nelle sostanze fluorescenti e precisamente nella luminescenza del “tubo di Crookes”, nell’odore delle alghe nella tintura di iodio e nelle fughe e nei preludi di Bach e anche nel rumore secco della brace rivoltata. E così conclude: “Ricordo le mie impressioni di bambino e non mi sbaglio: sulla riva del mare mi sentivo faccia a faccia con l’Eternità amata, solitaria, misteriosa e infinita dalla quale tutto scorre e alla quale tutto ritorna. L’Eternità mi chiamava, e io ero con lei”.
Mistero delle parole e potente suggestione del mare, il nostro mare, che in certe gornate sembra un cielo fiacco caduto a terra, stanco ma confortato dal bacio dei gabbiani che palpitano le loro ali, i gabbiani che gridano il dolore della loro vita randagia come bambini di fronte a balocchi perduti, i gabbiani che volano sempre, instancabili, come i ricordi, e per questo tu li ammiri in mezzo al balenare delle burrasche e non sai, né potrai mai sapere, dove andranno a morire perché i gabbiani appartengono al grande mistero del mare, di fronte al quale Florenskij consumava il suo struggente “rendez vous” con l’immensità.

Franco Gàbici

Pavel Florenskij, Ai miei figli, Milano, Mondadori, 2003, p.79.
I.Calvino, Palomar, Milano, Mondadori, 1994, p. 6.

 


Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della cognizione  di Franco Gàbici
Basta una e-mail a ed@simonel.com per riceverlo comodamente a casa contrassegno

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .


 

© Copyright Simonelli Editore
Vietato copiare o linkare senza autorizzazione
You may nor reproduce or create a link to this WebPage without our prior permission.