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Gregorio Ricci Cubastro,
chi era costui?
Un grande matematico italiano. Ma gli "ignoranti" lo
scopriranno certamente il prossimo anno quando cadranno i cento anni della prima
formulazione della prima formulazione della teoria della Relatività...
Avesse inventato la ricetta per fare la
"piadina" o la "graticola" per cucinare le braciole avrebbe sicuramente
un monumento in ogni piazza della Romagna. Purtroppo ha legato il suo
nome alla matematica (e che matematica!) e pertanto il suo nome è
conosciuto solamente agli addettissimi ai lavori. Ma penso che dal
prossimo anno il suo nome rimbalzerà un po' qui e un po' là perché lui
ha preso parte in prima persona alla grande avventura einsteiniana della
Relatività e siccome nel 2005 cadranno la ricorrenza della prima
formulazione di questa teoria (1905) e i cinquant'anni della scomparsa
di Einstein (1955) ne sentiremo sicuramente parlare.
L'illustre Carneade
risponde al nome di Gregorio Ricci Curbastro, grande matematico italiano
nato a Lugo di Romagna nel 1875, un luogo dove i personaggi famosi che
vi sono nati sono moltissimi. A parte l'eroe del volo Francesco Baracca
ricordiamo che sono lughesi anche il geografo Agostino Codazzi e
Giuseppe Compagnoni, che inventò il nostro tricolore. E poi anche
Gioacchino Rossini può essere considerato lughese anche se le biografie
indicano, giustamente, Pesaro. Ma qui in Romagna, e precisamente nella
vicina Sant'Alberto (patria del grandissimo Olindo Guerrini, forse più
conosciuto dai letterati con lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti) è
vissuto uno spirito bizzarro di nome Francesco Talanti, letterato e
anche matematico (un suo trattato di algebra fu tradotto in giapponese e
adottato da un liceo di Tokio!), il quale cercò di dimostrare che
Rossini non era affatto pesarese ma lughese. Per l'occasione inventò una
specie di teorema, che possiamo riassumere in questo modo. Dunque,
inizia il Talanti, supponiamo che una gatta vada a partorire dentro a un
forno (spento, si capisce). Bene. Questa gatta, secondo voi, darà alla
luce dei gattini o dei biscottini? La risposta è scontata: gattini.
Bene. Se, allora, una madre lughese va a partorire a Pesaro, questa darà
alla luce dei pesaresi o dei lughesi? Anche in questo caso la risposta è
scontata: lughesi. E siccome la madre lughese di Rossini andò a
partorire a Pesaro, dette alla luce un lughese e non un pesarese. Come
dovevasi dimostrare.
Lo stesso teorema si può applicare anche a Olindo Guerrini (che le
biografie indicano essere nato a Forlì) e al più grande basso lirico di
tutti i tempi Ezio Pinza (che le enciclopedie indicano nato a Roma). Ma
le madri di Guerrini e di Pinza erano romagnole e dunque Guerrini e
Pinza sono da considerare romagnoli e in particolare santalbertesi (Guerrini)
e ravennati o ravegnani (Pinza). Fine del teorema.
Ma torniamo a Ricci Curbastro, matematico lughese, al quale recentemente
il mio amico Fabio Toscano ha dedicato una bellissima monografia della
quale mi sento un po' corresponsabile per il fatto che una volta venne
da me per chiedere qualche consiglio e io gli suggerii di scrivere un
libro e il libro è uscito ed è un bellissimo prodromo alle solenni
celebrazioni einsteiniane che si festeggeranno il prossimo anno.
Ma cosa ha fatto il Ricci Curbastro di tanto straordinario? Beh, se
proprio lo volete sapere, ha gettato una zattera al grande Einstein il
quale, giunto alla "ideazione" della teoria della relatività generale si
trovò in un mare di guai per il fatto che non riusciva a trovare la
matematica adatta per esprimere le sue idee. Un dramma! Per questo
lanciò un appello al suo amico Marcel Grossmann con questa richiesta
disperata: "Per favore aiutami tu perché io sto diventando matto".
Grossmann, a questo punto, comunicò immediatamente ad Einstein che la
matematica che stava disperatamente cercando era già stata approntata,
si chiamava "calcolo differenziale assoluto" ed era stata elaborata da
questo Ricci Curbastro che insegnava matematica all'Università di
Padova. Tempo fa scrissi un articolo su questo matematico e una
discendente del grande matematico (una nipote, mi sembra) mi mandò in
fotocopia la lettera scritta da Einstein al nonno Gregorio dove lo
ringraziava a piene mani per averlo cavato dall'impiccio. Il grande
albero della Relatività Generale, dunque, che descrive l'universo nella
sua totalità, ha le radici nella Romagna, in questa terra grassa famosa
soprattutto per il Sangiovese, la piadina e il ballo liscio. E invece la
Romagna è qualcosa di più. Non dimentichiamolo.
Franco Gàbici
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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