n.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
100
101
102
103
104
105
106
107
108
109
110
111
112
113
114
115
116
117
118
119
120
121
122
123
124
125
126
127
128
129
130
131
132
133
134
135
136
137
Cento anni fa, una Voce 'e notte
Anche quello di una famosa canzone che ebbe una straordinaria versione moderna
nel 1958 con Peppino di Capri merita di essere celebrato. E quell'Ernesto De
Curtis che scrisse la musica...
Sì, devo ammettere che ho un po’
la mania degli anniversari, mania che per fortuna spesso mi aiuta a suggerirmi i
pezzi da scrivere. Il giornalismo, infatti, è costruito così. Mica puoi
telefonare al redattore delle pagine culturali e proporgli un articolo
qualsiasi, nossignori, il pezzo deve essere giustificato da un fatto di cronaca,
dalla morte di un personaggio o, per l’appunto, da un anniversario.
La mia mania delle ricorrenze ha registrato anniversari incredibili, come quella
volta che scrissi un lungo articolo sul quotidiano “Avvenire” per ricordare il
venticinquesimo anniversario della scissione della mitica coppia “Jerry Lewis &
Dean Martin” (26 luglio 1956/26 luglio 1981). Ma ho anche proposto anniversari
carini, come il cinquantenario della penna biro che poi fu ripreso anche da Eco
nella sua “bustina” senza però fare il mio nome. Insomma, tutto questo per dirvi
che quest’anno, fra i vari anniversari più o meno celebrati, ne ho scovato uno
che mi piace assai.
Un secolo fa, infatti, nel 1904, Ernesto De Curtis compose la musica di “Voce ‘e
notte”, su testo di Edoardo Nicolardi. La canzone ebbe una straordinaria
versione moderna nel 1958 con Peppino di Capri, che abbandonò il 6/8 della
“barcarola” per abbracciare il “tempo tagliato” del rock e la inserì nel suo
primo 33 giri e in un singolo 45 accoppiato con “At Capri you’ll fine the
fortune” e qui ci starebbe a pennello un altro anniversario perché, se proprio
lo volete sapere, alla fiera di Lipsia del 1904 fu presentato per la prima volta
un disco fonografico con due facce registrate (prima del 1904, infatti, i dischi
si presentavano sempre con una sola faccia, un po’ come fa la Luna!).
La “Voce ‘e notte” peppiniana fu distribuita su disco Carisch e sotto al titolo
figurava la coppia degli autori “Nicolardi-De Curtis” che trasse non pochi in
inganno perché molti confusero quel De Curtis col grande Totò (che pure si
dilettava a scrivere musiche, come la famosa “Malafemmena” inserita nel film
“Totò, Peppino e la malafemmena”, regia di Camillo Mastrocinque, dove si gusta
la straordinaria sequenza della “lettera”: signorina, veniamo con questa mia a
dirvi, addirvi, una parola, addirvi…) e invece era Ernesto De Curtis (1875-1937)
che con Totò non c’entrava proprio niente, anche se un pochetto famoso lo era
pure lui essendo il pronipote del compositore Saverio Mercadante.
Il suo compare Nicolardi, invece, era un dirigente amministrativo di un ospedale
napoletano che aveva scritto il testo di “Voce ‘e notte” pensando a sua moglie
(più avanti, nel 1945, avrebbe scritto anche il testo di “Tammurriata nera” dopo
che nel reparto maternità del suo ospedale una ragazza aveva dato alla luce un
negretto. La musica è invece di E.A.Mario, quello della “Leggenda del Piave”).
E visto che siamo in tema di “voci” non posso ignorare la notizia dell’ultima
ora. Probabilmente anche voi avrete letto sui giornali che la grande orecchia di
Arecibo avrebbe catturato un segnale così regolare, ma così regolare che a
qualcuno è venuto in mente che potrebbe essere la telefonata di qualche
extraterrestre assalito dalla insana voglia di mettersi in contatto con noi. E
dal momento che quando si parla di vita nell’universo si fa sempre riferimento a
“vita intelligente”, possiamo star tranquilli perché, come ha affermato una
volta un astronomo, la prova più evidente che esistono forme di vita
intelligenti nell’universo è dimostrata dal fatto che ancora nessuno di questi
si è fatto vivo presso di noi. Solamente a un deficiente, infatti, potrebbe
venir la voglia di venire sulla Terra, dove l’animale uomo sta combinando
malefatte in quantità industriale.
Quella telefonata che arriva dallo spazio, dunque, giungerà sicuramente da
qualche “E.T.” poco intelligente e noi non abbiamo di certo bisogno di questa
merce, disponendone già abbastanza per conto nostro. E poi mica è detto che un
segnale che sa di artificiale debba necessariamente essere stato lanciato da un
extraterrestre. Ricordo che un caso del genere capitò anche negli anni Sessanta,
quando i giornali diramarono la notizia di un bip bip che aveva tutta l’aria di
essere un messaggio artificiale. E invece si scoprì che i marziani o gli ometti
verdi con le antenne non c’entravano proprio per niente perché quel messaggio
veniva da una stella particolare che poi fu identificata con una “pulsar”. Il
che, come era solito affermare Giovannino Guareschi, è bello e istruttivo.
Franco Gàbici
Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della
cognizione di
Franco Gàbici
Basta una e-mail a ed@simonel.com per
riceverlo comodamente a casa contrassegno
Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
© Copyright
Simonelli Editore
Vietato copiare o linkare senza autorizzazione
You may nor reproduce or create a link to this WebPage
without our prior permission.
|
|