Da 137 settimane insieme!!!

L'Istrice | Internet&CoNewsDigest | eBookNewsDigest | Il Catalogo
Dialettando.com | Diario del '900 | The Web Park Speaker's Corner
Simonelli Bookstore | i SeBook | Vuoi fare pubblicità? | Home Page




di memoria, cultura e molto altro...

 

Rubrica ad aggiornamento settimanale

Ravenna, 6 settembre 2004

 

 

 

 

n. 1  2  3  4   5  6  7  8  9  10  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  22  23  24  25  26  27  28  29  30  31  32  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48  49  50  51  52  53  54  55  56  57  58  59  60  61  62  63  64  65  66  67  68  69  70  71  72  73  74  75  76  77  78  79  80  81  82  83  84  85  86  87  88  89  90  91  92  93  94  95  96  97  98  99  100  101  102  103  104  105  106  107  108  109  110  111  112  113  114  115  116  117  118  119  120  121  122  123  124  125  126  127  128  129  130  131  132  133  134  135  136  137

Cento anni fa, una Voce 'e notte
Anche quello di una famosa canzone che ebbe una straordinaria versione moderna nel 1958 con Peppino di Capri merita di essere celebrato. E quell'Ernesto De Curtis che scrisse la musica...

Sì, devo ammettere che ho un po’ la mania degli anniversari, mania che per fortuna spesso mi aiuta a suggerirmi i pezzi da scrivere. Il giornalismo, infatti, è costruito così. Mica puoi telefonare al redattore delle pagine culturali e proporgli un articolo qualsiasi, nossignori, il pezzo deve essere giustificato da un fatto di cronaca, dalla morte di un personaggio o, per l’appunto, da un anniversario.
La mia mania delle ricorrenze ha registrato anniversari incredibili, come quella volta che scrissi un lungo articolo sul quotidiano “Avvenire” per ricordare il venticinquesimo anniversario della scissione della mitica coppia “Jerry Lewis & Dean Martin” (26 luglio 1956/26 luglio 1981). Ma ho anche proposto anniversari carini, come il cinquantenario della penna biro che poi fu ripreso anche da Eco nella sua “bustina” senza però fare il mio nome. Insomma, tutto questo per dirvi che quest’anno, fra i vari anniversari più o meno celebrati, ne ho scovato uno che mi piace assai.
Un secolo fa, infatti, nel 1904, Ernesto De Curtis compose la musica di “Voce ‘e notte”, su testo di Edoardo Nicolardi. La canzone ebbe una straordinaria versione moderna nel 1958 con Peppino di Capri, che abbandonò il 6/8 della “barcarola” per abbracciare il “tempo tagliato” del rock e la inserì nel suo primo 33 giri e in un singolo 45 accoppiato con “At Capri you’ll fine the fortune” e qui ci starebbe a pennello un altro anniversario perché, se proprio lo volete sapere, alla fiera di Lipsia del 1904 fu presentato per la prima volta un disco fonografico con due facce registrate (prima del 1904, infatti, i dischi si presentavano sempre con una sola faccia, un po’ come fa la Luna!).
La “Voce ‘e notte” peppiniana fu distribuita su disco Carisch e sotto al titolo figurava la coppia degli autori “Nicolardi-De Curtis” che trasse non pochi in inganno perché molti confusero quel De Curtis col grande Totò (che pure si dilettava a scrivere musiche, come la famosa “Malafemmena” inserita nel film “Totò, Peppino e la malafemmena”, regia di Camillo Mastrocinque, dove si gusta la straordinaria sequenza della “lettera”: signorina, veniamo con questa mia a dirvi, addirvi, una parola, addirvi…) e invece era Ernesto De Curtis (1875-1937) che con Totò non c’entrava proprio niente, anche se un pochetto famoso lo era pure lui essendo il pronipote del compositore Saverio Mercadante.
Il suo compare Nicolardi, invece, era un dirigente amministrativo di un ospedale napoletano che aveva scritto il testo di “Voce ‘e notte” pensando a sua moglie (più avanti, nel 1945, avrebbe scritto anche il testo di “Tammurriata nera” dopo che nel reparto maternità del suo ospedale una ragazza aveva dato alla luce un negretto. La musica è invece di E.A.Mario, quello della “Leggenda del Piave”).
E visto che siamo in tema di “voci” non posso ignorare la notizia dell’ultima ora. Probabilmente anche voi avrete letto sui giornali che la grande orecchia di Arecibo avrebbe catturato un segnale così regolare, ma così regolare che a qualcuno è venuto in mente che potrebbe essere la telefonata di qualche extraterrestre assalito dalla insana voglia di mettersi in contatto con noi. E dal momento che quando si parla di vita nell’universo si fa sempre riferimento a “vita intelligente”, possiamo star tranquilli perché, come ha affermato una volta un astronomo, la prova più evidente che esistono forme di vita intelligenti nell’universo è dimostrata dal fatto che ancora nessuno di questi si è fatto vivo presso di noi. Solamente a un deficiente, infatti, potrebbe venir la voglia di venire sulla Terra, dove l’animale uomo sta combinando malefatte in quantità industriale.
Quella telefonata che arriva dallo spazio, dunque, giungerà sicuramente da qualche “E.T.” poco intelligente e noi non abbiamo di certo bisogno di questa merce, disponendone già abbastanza per conto nostro. E poi mica è detto che un segnale che sa di artificiale debba necessariamente essere stato lanciato da un extraterrestre. Ricordo che un caso del genere capitò anche negli anni Sessanta, quando i giornali diramarono la notizia di un bip bip che aveva tutta l’aria di essere un messaggio artificiale. E invece si scoprì che i marziani o gli ometti verdi con le antenne non c’entravano proprio per niente perché quel messaggio veniva da una stella particolare che poi fu identificata con una “pulsar”. Il che, come era solito affermare Giovannino Guareschi, è bello e istruttivo.

Franco Gàbici


Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della cognizione  di Franco Gàbici
Basta una e-mail a ed@simonel.com per riceverlo comodamente a casa contrassegno

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .


 

© Copyright Simonelli Editore
Vietato copiare o linkare senza autorizzazione
You may nor reproduce or create a link to this WebPage without our prior permission.