Da 134 settimane insieme!!!

L'Istrice | Internet&CoNewsDigest | eBookNewsDigest | Il Catalogo
Dialettando.com | Diario del '900 | The Web Park Speaker's Corner
Simonelli Bookstore | i SeBook | Vuoi fare pubblicità? | Home Page




di memoria, cultura e molto altro...

 

Rubrica ad aggiornamento settimanale

Ravenna, 25 luglio 2004

 

 

 

 

 

n. 1  2  3  4   5  6  7  8  9  10  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  22  23  24  25  26  27  28  29  30  31  32  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48  49  50  51  52  53  54  55  56  57  58  59  60  61  62  63  64  65  66  67  68  69  70  71  72  73  74  75  76  77  78  79  80  81  82  83  84  85  86  87  88  89  90  91  92  93  94  95  96  97  98  99  100  101  102  103  104  105  106  107  108  109  110  111  112  113  114  115  116  117  118  119  120  121  122  123  124  125  126  127  128  129  130  131  132  133  134

«Ho sbagliato sui Buchi Neri»
Parola di Stephen Hawking che ammette i propri errori. Morale? La scienza non è legata a dogmi e gli scienziati sono aperti a tutte le alternative perché solo grazie a questa mentalità la scienza può progredire

"Cari amici scienziati, dopo trent’anni di meditazioni sono arrivato alla conclusione che mi sono sbagliato sulla storia dei buchi neri”.
Questo in sostanza il messaggio di Stephen Hawking, il famoso fisico che siede sulla cattedra di Cambridge che fu di Isaac Newton, un pensiero che fa tremare vene, polsi e magari anche glutei.
Certo, di strada ne abbiamo macinata sulla comprensione del nostro universo. Dalla “mela” di Newton (sicuramente la mela più famosa della storia dopo quella di Adamo ed Eva) ai “buchi neri” di Hawking si sono susseguite ipotesi e teorie a go go per spiegare come funziona il mondo e per fortuna c’è gente che ammette i propri errori, così la scienza procede.
Non è il primo caso di pubblica confessione di un errore da parte di uno scienziato (a quanto la prima confessione pubblica di un errore da parte di un politico?). Anche il grande Einstein fece ammenda dei suoi errori a proposito dell’universo che si espande. L’idea non gli piaceva, anzi diceva che era da sciocchi credere a una cosa del genere. Lui, però, che aveva regalato con la sua “relatività generale” una nuova teoria della gravitazione e conseguentemente una nuova spiegazione dell’universo, non si era accorto che la matematica era più forte di lui e in effetti si trovò fra le mani una formuletta secondo la quale l’universo stava gonfiandosi come un panettone che lievita dentro al forno. E mentre il panettone lievita, i chicchi di uvetta che stanno dentro si allontanano gli uni dagli altri. Se chiamiamo “spaziotempo” il panettone e “galassie” l’uvetta, ecco spiegato il meccanismo dell’espansione. Ma cos’è questa roba? avrebbe esclamato il grande Albert, che immediatamente provvide a tirare il freno a mano inserendo nelle sue equazioni un qualcosa, noto agli specialisti come “fattore lambda”, il cui scopo era proprio l’arresto dell’espansione. Ecco fatto, avrà dichiarato Albert, che poi alla fine ha dovuto arrendersi all’evidenza e ammettere che quel “fattore lambda” era da considerare uno degli errori più gravi della sua luminosa carriera.
Anche gli scienziati, dunque, piangono e in questo caso il grande Hawking ha ammesso a reti unificate di aver fatto un buco (ancorché nero) nell’acqua.
Molti si chiederanno cosa cambierà nella nostra vita l’ammissione dell’errore da parte dello scienziato inglese. Non cambierà proprio nulla e se i buchi neri non sono più da considerare dei voracissimi tritatutto, la nostra vita si dipanerà come si è sempre dipanata. La morale che invece dobbiamo trarre da questa storia è che la scienza non è legata a dogmi e che gli scienziati sono aperti a tutte le alternative perché solo grazie a questa mentalità la scienza può progredire.
L’impresa scientifica è una eterna scalata e il vero scienziato è consapevole che la piccozza piantata su una vetta non significa che abbia raggiunto la altezza massima, perché altre vette sono dietro all’angolo pronte per essere scalate.
E’ caldo, c’è afa, la gente si lamenta e pertanto questo non è il momento più adatto per parlare di “buchi neri”, che rientrano nel discorso della gravitazione universale. Dietro ad ogni “buco nero” c’è la gravità che lavora, ma cosa sia questa gravità non lo sa ancora nessuno. Noi conosciamo gli effetti della gravità, sappiamo che in qualche modo è legata alla materia, sappiamo che se lasciamo un corpo libero di cadere questo cade a terra, ma non sappiamo “perché” tutto questo accada. La gravitazione resta pur sempre un enigma e Peter Bergmann, un allievo di Einstein, ha proprio scritto un libro (oggi un classico della letteratura scientifica) intitolato proprio “L’enigma della gravitazione” (Mondadori).
Anche Newton, poveraccio, che pure ne aveva formulato la legge, non ha mai capito a fondo la questione e si era ficcato dentro a uno straziante circolo vizioso. Che cos’è la gravitazione? E’ quella cosa che fa girare i corpi attorno al Sole. Ma perché i corpi girano attorno al Sole? Perché c’è la gravitazione. Senza saperlo aveva inventato il moto perpetuo. E morì con questa spina nella carne. Poi qualche secolo dopo arrivò Einstein che dette un’altra soluzione, ma il problema della gravitazione in sé e per sé resta un enigma.
Tutto iniziò a causa di quella mela che cadde sulla testa al grande Newton. Su questa mela è stato raccontato tutto. Qualcuno si è pure preso la briga di calcolare quanto fosse stato alto l’albero dal quale cadde la mela più famosa della storia della fisica. Molto più curiosa la storia (inventata, si capisce) del contadino che chiese invece a Newton quanto costassero al chilo quelle mele. Quando si dice la praticità!

Franco Gàbici


Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della cognizione  di Franco Gàbici
Basta una e-mail a ed@simonel.com per riceverlo comodamente a casa contrassegno

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .


 

© Copyright Simonelli Editore
Vietato copiare o linkare senza autorizzazione
You may nor reproduce or create a link to this WebPage without our prior permission.