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Rubrica ad aggiornamento settimanale
    

20 Gennaio 2002

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Amici, come va con l'euro? Che pasticcio. Intanto c'è già chi vuole mettere i punti sulle i e farne una questione linguistica. La lira fa al plurale lire, il dollaro dollari, il marco marchi eccetera. Solo l'euro al plurale fa ancora euro. Dire che un euro più un altro euro fanno due euri indurrebbe alla ilarità l'intero popolo dei gallinacei. Provate ad aggiornare i versi della vecchia canzone italiana se potessi avere mille euro al mese e vi trovereste a cantare un se potessi avere mille euri al mese che sa di cacofonia e magari anche di errore di grammatica. Linguisti di tutta Europa consultatevi e donateci la vostra sentenza. Scongiurate il pericolo che una euromoneta possa diventare una neuromoneta.
Io preferisco che un euro più un altro euro dia due euro e pertanto sono del parere di trattare l'euro come un termine con regole tutte sue. Del resto se si somma la velocità di 100 Km/h con una velocità di 50 Km/h ne esce un 150 Km/h che non fa una piega, mentre se si somma alla velocità della luce (che, come tutti sanno è in cifra tonda 300 mila Km/sec) la velocità, che so, di 100 Km/sec alla fine si ottiene ancora come risultato 300 mila Km/sec. Lo afferma Albert Einstein, mica un pincopallino come me.
Una questione simile coinvolse anche la teoria dei quanti . A Gadda, infatti, non piacque mai la dizione théorie des quanta perché il latino, a impiegarlo, bisogna prima saperlo e dunque quantum dà al plurale l'indeclinabile quot. Però, pur dando a Gadda a tutte le ragioni del mondo, bisogna pur sempre ammettere che chiamare teoria dei quot la teoria dei quanti avrebbe fatto un po' sorridere.
Le stranezze, dunque, esistono eccome. Del resto l'euro fa persino lievitare Pippo Baudo, che nel piccolo schermo plana sul popolo degli euoroterrificati a portare una parola buona. Non guastiamoci la digestione con questi problemi e pensiamo piuttosto a maneggiare con destrezza questi euro e soprattutto facciamoci rinforzare le tasche dei pantaloni perché ora saranno chiamate a sopportare pesi straordinari.
Mi sono esercitato parecchio con le nuove monete utilizzando ovviamente l'apposito convertitore e immaginando acquisti con euro di diverso taglio. Mi sono allenato anche a controllare il resto e ho pure immaginato di sentirmi addosso le occhiatacce di chi sta dietro e che giustamente preme perché mi sbrighi. Poi ho deciso di sospendere l'esercizio quando mi sono accorto, inviando una e-mail a un amico, di avere convertito perfino la data dell'anno in questi stramaledetti euro! Occorre, dunque, una pausa di riflessione.
Europrepariamoci, dunque, al nuovo corso e che il cielo ce la mandi buona. Del resto i nostri genitori e i nostri nonni sono già passati dai centesimi alle lire (o alle lirazze come le chiamava Gadda) e il passaggio non sembra poi essere stato così traumatico come invece si vorrebbe dipingere quello dalla lira all euro. O agli euri. Mah, fate un po' voi.

Franco Gàbici

 

La disquisizione gaddiana su quantum e quot uscì la prima volta su «L'Illustrazione italiana» (n.5, maggio 1959) con il titolo "Il latino nel sangue". Oggi si trova in C.E.Gadda, «Il tempo e le opere». Saggi, note e divagazioni a cura di Dante Isella, Milano, Adelphi, 1982, pp.47-60.

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).

 

 

 

 

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