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di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale


 

4 maggio 2003

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Andrebbero a pennello i versi di Giovanni Pascoli dell’Aquilone, “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole anzi d’antico,” per ricordare il fenomeno astronomico del 7 maggio.

La mattina del 7, infatti, il Sole si alzerà con un piccolo neo sulla sua faccia (che si chiama “fotosfera”) per via che il piccolo Mercurio gli passerà proprio davanti. Insomma è come se nel grande occhio del Sole si fosse infilato un bruscolino, che lo tormenterà per tutta la mattinata. Il fenomeno si chiama “transito” e non è visibile ad occhio nudo, ma solamente attraverso una osservazione strumentale. Basterà anche un buon binocolo o comunque uno strumento in grado di offrire almeno una cinquantina di ingrandimenti. Naturalmente occorrerà prendere tutte le necessarie precauzioni perché il Sole non è che si possa guardare come si guarda un oggetto qualsiasi e del resto noi comuni mortali non abbiamo gli occhi di Beatrice che invece poteva osservarlo tranquillamente come racconta il sommo Dante:

 

quando Beatrice in sul sinistro fianco

vidi rivolta e riguardar nel sole:

aguglia sì non li s’affisse unquanco.

 

Di questa credenza delle aquile che potevano guardare tranquillamente il Sole ne parla anche Lucano, il quale ricorda come mamma aquila passi in rassegna la sua covata sottoponendola ad un test per decidere chi sia degno o meno di accedere al cielo: “l’uccello di Giove (così chiama l’aquila), appena vede schiudersi dalle calde uova i piccoli implumi, li volta verso oriente: quelli che possono affrontare il sole e sopportare la luce senza torcere lo sguardo, vengono conservati per la vita in cielo, quelli che cedono davanti a Febo, sono abbandonati a terra”.

 

In un bestiario medioevale, invece, si ricorda, a commento del verso del Salmo: “Si rinnoverà come quella dell’aquila la tua giovinezza”, che l’aquila non invecchia mai, ma rinnova continuamente la sua giovinezza. Quando, infatti, l’aquila comincia ad avvertire i primi acciacchi, se ne va alla ricerca di una sorgente di acqua, quindi vola in alto fino al Sole e lì incendia le sue ali quindi si immerge tre volte nella sorgente e si rinnova tutta ridiventando ancor più rigorosa di prima. Provare per credere.

Ma torniamo al nostro Mercurio che potrà essere osservato sulla fotosfera e sarà anche abbastanza facile perché sul disco del Sole sarà visibile un puntolino molto nero e soprattutto bello rotondo, mentre invece le “macchie” che potrebbero essere confuse con Mercurio, non sono mai nerissime e poi non hanno contorni perfettamente circolari.

 

Il fenomeno interesserà tutta la prima parte della mattina, terminerà intorno alle 12 e 30 e sarà visibile praticamente da tutte le regioni italiane. Questi “transiti”, insegna l’astronomia, possono avvenire solamente in maggio o in novembre e gli ultimi erano avvenuti solamente in novembre. Questo, inoltre, è il primo “transito” del secolo. Il prossimo sarà osservabile nel 2006.

 

Non tutti i pianeti possono “transitare” davanti al Sole, ma il fenomeno coinvolge solamente i cosiddetti pianeti “interni”, vale a dire Mercurio e Venere, e anche la Luna. Quando, però, la nostra Luna passa davanti al Sole non si parla di “transito” ma di eclissi. Mercurio, dunque, è troppo piccolo, per poter eclissare il Sole e pertanto deve accontentarsi di transitare. Più rari invece sono i “transiti” di Venere, ma siamo fortunati perché il prossimo anno potremo osservarne uno e se consideriamo che l’ultimo fu osservato nel 1882, l’avvenimento non sarà da perdere.

 

Fu Giovanni Keplero a predire per primo questi “transiti” e sulla base delle sue previsioni Pierre Gassendi lo osservò il 7 novembre del 1631. In quell’anno usciva in Francia, sotto Luigi XIII e il cardinale Richelieu la “Gazzette de France”, che aveva trasformato un “foglio” contenente solamente notizie pubblicitarie in un vero giornale. Tiratura limitata (solamente 200 copie) ma vita lunga (arrivò fino al 1914). Mentre “transitava” Mercurio sul Sole, a Roma veniva aperto il primo teatro, il “Barberini” (con 3 mila posti), che provocò una solenne arrabbiatura del Papa il quale gridò: “Via dalla capitale gli osceni teatranti!”. Non solo “transita” Mercurio, ma transit – anche - gloria mundi.

Franco Gàbici

L’Aquilone di Pascoli si trova nella raccolta “Primi poemetti”.

I versi di Dante sono tratti dal “Paradiso” (canto I, 46-48).

Lucano parla dell’aquila in “Farsalia”, IX dal verso 902.

Il “bestiario” cui si fa riferimento nel testo è il “Fisiologo”, capitolo VIII.

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

 

 

 

 

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