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Estate, andiamo, è tempo di spogliarsi...
Ma dicono che quest'anno il tempo sarà un po'
così. "Estate, sei calda come i baci che ho perduto, sei piena di un amore già
passato…"
cantava Bruno Martino
È arrivata l’estate, ma
non facciamoci troppe illusioni perché il cielo è grigio-bianco e un
venticello fresco accarezza il verde degli alberi. Dicono che sarà
un’estate un po’ così, come del resto lo è stata anche la primavera.
Tutto è un po’ così. Le stagioni son proprio diventate matte. Ennio
Flaiano diceva però che l’estate era l’unica stagione degna di essere
ricordata “Non c’è che una stagione l’estate. Tanto bella che le altre
le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno l’invoca, la
primavera l’invidia e tenta puerilmente di guastarla”. Bruno Martino
cantava “Estate, sei calda come i baci che ho perduto, sei piena di un
amore già passato…” e già si immalinconiva pensando all’inverno, un vero
inverno del suo scontento, “tornerà un altro inverno, cadranno mille
petali di rose, la neve coprirà tutte le cose e il cuore un po’ di pace
troverà”.
Estate, andiamo, è tempo di spogliarsi e proprio quarant’anni fa André
Courréges, creatore di moda, mandava sulla passerella le sue ragazzotte
con la gonna che si fermava a una spanna dalla rotula creando sospiri e
proteste di quanti erano fedeli ad una morale costruita pazientemente
con il doppio decimetro. E mentre i moralisti del centimetro andavano
bofonchiando il loro scandalizzato “di questo passo dove andremo a
finire?”, noi ragazzotti eravamo felici perché finalmente l’occhio
poteva spaziare là dove prima non avrebbe mai potuto osare. Ma, come si
dice, tutto è relativo e oggi la minigonna non scandalizza più nessuno,
anzi considerando certi paludamenti la minigonna è indumento
castigatissimo, una roba da educande insomma. Il tempo passa, dunque,
inesorabile.
Estate, 21 giugno, solstizio. Una parola che può suonar strana, “come
gnomone in Euclide o simonia nel catechismo”, parola di James Joyce che
scrive queste considerazioni all’inizio dei suoi “Dubliners” (Gente di
Dublino). Solstizio! E’ termine che deriva dalla locuzione latina “solis
statio” e che significa “punto di fermata del sole”. Dal solstizio
invernale ad oggi, infatti, il Sole si è arrampicato sulla volta celeste
e il suo arco giornaliero si è via via presentato con sbadigli sempre
più larghi fino ad oggi, giornata dallo sbadiglio più lungo che più
lungo non si può. Davvero. Oggi, 21 giugno, avremo la notte più corta e
il dì più lungo e in questa circostanza si coglie, forse, la caducità
dell’estate, una stagione che appena nata inizia a morire. Dal 21 giugno
in poi, infatti, il Sole comincia ad abbassarsi sempre più fino a cadere
fra le grinfie dell’autunno. Se lo preferite, esiste anche una lettura
meno tragica. Questa mattina, infatti, il sole all’alba ha fatto
capolino nel punto più distante da Est (verso Nord) e da domani la
nostra stella inizierà la sua marcia di avvicinamento al punto cardinale
Est, che raggiungerà il primo giorno d’autunno.
Ma torniamo a Joyce, che inventò la lunga giornata di Bloom nel suo
Ulisse proprio cinque giorni prima del solstizio estivo, vale a dire in
quel 16 giugno che quest’anno è stato celebrato con particolare
solennità perché era l’anno 1904 e dunque giusto un secolo fa. Però
Joyce mica poteva sapere che il primo centenario del suo “Bloom’s day”
sarebbe capitato proprio nel bel mezzo dei campionati europei della
pelota e dunque in un momento in cui gli italiani ficcano la testa
dentro al pallone e per un mese non riescono a vedere altro. Si parla
solamente di formazioni, di schemi tattici, di rigori non concessi, di
risultati a sorpresa. E siamo preoccupati se i nostri atleti si
trincerano dietro al silenzio stampa, privandoci così delle loro
succulente esternazioni, che farebbero invidia a un manuale di
filosofia. Bocche cucite, dunque, anche se qualcuno ha violato le
consegne esternando saliva a beneficio di un danese. Se ne parlerà
ancora per molto tempo, state certi, soprattutto se la nostra avventura
calcistica europea naufragherà. Ma qualche speranzella c’è ancora e la
nostra qualificazione al turno successivo è legata a un filo. Insomma
potremo dire che siamo proprio attaccati alla qualificazione con lo
sputo. E in questo senso Totti è stato un profeta e anziché rifilargli
tre giornate di squalifica dovevano dargli invece una medaglia. Il mondo
va proprio alla rovescia! Franco Gàbici
La citazione di James Joyce è tratta dal racconto “Sorelle” che apre “Gente di
Dublino”. Nella versione mondadoriana degli Oscar (1973) si trova a pag. 41.
Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della
cognizione di
Franco Gàbici
Basta una e-mail a ed@simonel.com per
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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