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Il telefonino compie trent’anni. Il
capostipite della serie, infatti, fu inventato nel 1973, pesava un chilo e
costava 4 mila dollari. Era roba per signori, dunque, la solita americanata.
Poi, invece, è successo che questo ordigno è entrato di prepotenza nella nostra
vita, condizionandola e rendendola a volte ridicola. Col telefonino appiccicato
all’orecchio ci sentiamo padroni del mondo. Quelli che temono i disastri delle
microonde si sono dotati di auricolari, per cui capita non infrequentemente
incontrare per strada gente che sembra parlare da sola dando l’idea di essere
all’interno di una gabbia di matti. Certo, anch’io mi sono messo in tasca uno di
questi aggeggi e ho pure imparato a inviare gli “sms”. Così mi sento moderno a
tutti gli effetti.
Ma la cosa che stupisce leggendo la
storia del telefonino è che dietro al “cellulare” c’è il nome di una famosa
attrice di Hollywood, Hedy Lamarr, celebre per i suoi nudi. Il film Ecstasy
fu un vero scandalo per quei tempi e suo marito Fritz Mandl, un tedesco
fabbricatore di armi e filonazista, si era messo in testa di reperire tutte le
copie dei film per distruggerle. Una specie di Fahrenheit 451 della pellicola!
Gabriel Daniel Fahrenheit, visto che lo abbiamo citato, era un fisico tedesco
(1686-1736) che costruì il primo termometro a mercurio di impiego pratico.
Meno pratica, invece, la sua “scala termometrica”, usata ancora nei paesi
anglosassoni, nella quale la temperatura del ghiaccio fondente in equilibrio con
acqua alla pressione atmosferica corrisponde a 32, mentre la temperatura di
ebollizione dell’acqua a pressione atmosferica corrisponde a 212. Il grado
Fahrenheit(°F), inoltre, è più piccolo del grado Celsius (°C) di un fattore 5/9
e per passare dai (°F) ai (°C) basta usare questa semplicissima formuletta: tC=5/9(tF-32).
Curiosità: i valori sulla scala Celsius e su quella Fahrenheit sono uguali a
–40, cioè –40°C = -40°F. Per la cronaca, Fahrenheit 451 – titolo del famoso
romanzo di Ray Bradbury (1954) dove il pompiere Guy Montag decide di bruciare
tutti i libri per poi pentirsene – corrisponde alla temperatura alla quale
brucia la carta. Truffaut ne fece anche un ottimo film (1966) e il romanzo si
chiude con quella bella considerazione che ognuno di noi dovrebbe ricamarsi sul
bavero: “la cosa meravigliosa dell’uomo è che non si scoraggia mai perché sa
quanto sia importante ricominciare”.
Ma torniamo alla bella Hedy. L’attrice,
animata da spirito patriottico, pensò di aiutare la sua patria in guerra e non
trovò di meglio che inventare un sistema per sconfiggere i dispositivi nazisti
in grado di annullare l’efficacia dei siluri americani.
Il metodo che guidava i siluri,
infatti, era basato su una frequenza fissa per cui, una volta individuata,
poteva essere annullata o comunque disturbata al punto tale da rendere
inoffensivi i siluri. Ed ecco che a questo punto la bella Hedy cava fuori il
coniglietto dal cilindro, sostituendo a una frequenza fissa una frequenza
variabile. Il segnale, in questo modo, “saltava” da una frequenza all’altra e
poteva essere decodificato solamente da chi conosceva le modalità di questi
“salti”. L’idea le era venuta in testa mentre cantava accompagnata dal
pianoforte di Georges Antheil, un geniale musicista. Dal momento che la voce di
Hedy doveva continuamente adattarsi alle tonalità della canzone, si chiese se
sarebbe stato possibile applicare questa intesa al controllo radio del siluro. I
due, allora, divisero tutto il campo disponibile delle frequenze in 88 “canali”
(tanti quanto il numero di tasti del pianoforte) e idearono un metodo di far
saltare il segnale da un campo all’altro a intervalli regolari la cui frequenza
di successione doveva però essere segreta e conosciuta solamente da chi
trasmetteva e da chi riceveva il segnale. L’idea, chiamata “Sistema di
comunicazione segreta”, fu brevettata l’11 agosto 1942 con il numero 2.292387.
L’idea trovò una applicazione nel 1962
durante il blocco di Cuba e in tempi recenti ha trovato applicazione nella
telefonia “cellulare”.
Per questa sua geniale intuizione l’Electronic
Frontier Foundation aveva conferito a Hedy Lamarr, scomparsa nel 2000, il premio
“EFF Pioneer”. Un riconoscimento ad una attrice che, considerata la donna più
bella del mondo, sarebbe passata alla storia solamente per essere stata la prima
diva dello schermo a mostrarsi senza veli alle platee di tutto il mondo. Ma
dubito che la sua geniale intuizione abbia eclissato quella epifania senza veli.
Franco Gàbici
Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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