Sono nati I Libri dell'Istrice - Cultura, Attualità & Molto Altro -
Preziosi volumi a tiratura limitata che saranno poi "ristampabili" soltanto in formato eBook oppure "on demand"
Primo titolo:
Franco Gàbici «Gadda - Il dolore della cognizione»
Una lettura scientifica dell'opera gaddiana - Isbn 88-86792-40-9

Chi ordina pere-mail il volume contrassegno non rischierà di trovarlo già esaurito e lo riceverà comodamente a casa al prezzo di copertina di 15,00 Euro. Le spese postali sono un cortese omaggio della casa editrice.
Non perdete il prezioso n. 1 de I Libri dell'Istrice

L'Istrice | Internet&CoNewsDigest | eBookNewsDigest | Il Catalogo | Dialetti d'Italia
Diario del '900 | The Web Park Speaker's Corner | The Bookstore - La Libreria | Home Page

 

 

 



di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

2 febbraio 2003

n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36
37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51  52  53  54  55  56  57  58  59  60  61  62  63 64

 

C’è una campana a Ravenna, nei pressi della tomba di Dante, che ogni sera sul far del tramonto diffonde nell’aria quattordici rintocchi. Probabilmente il numero quattordici vuole indicare la data del 14 settembre (del 1321), giorno in cui morì a Ravenna il sommo poeta, colpito da febbri malariche di ritorno da Venezia, dove era stato inviato come ambasciatore dalla famiglia dei Da Polenta che a quei tempi dominava la città. E quei quattordici rintocchi vogliono ricordare la soavità di quell’"ora che volge al disio i naviganti e intenerisce il core", due versi che dicono tutto e che esprimono in maniera fantastica il senso e gli spleen delle ore vespertine.
Di fronte alla sera gli uomini si sono sempre sentito smarriti.
Francesco Petrarca dice di ammirare pensoso "le crudeli stelle" perché lo hano fatto "di sensibil terra", mentre Foscolo vi si crogiolava romanticamente coi versi "forse perché della fatal quiete tu sei l’immago, a me sì cara vieni, o sera!".
Gadda, invece, diceva che da bambino incupiva di fronte alle ore della sera, come in genere fanno tutti i temperamenti nevrotici, altri hanno scritto pagine mirabili, come questa di Curzio Malaparte: "Ancor dall’ombra di questo nero albero, sedendo lungo la riva, cercar nel rosso tramonto la prima stella sul mare. Ed ascoltare il vento della sera, che sveglia ad una ad una le foglie: tutte insieme mormorano dolcemente, il mormorio s’allontana a poco a poco. È questa l’ora della nostra morte quotidiana, l’istante in cui il proprio destino appare all’uomo una legge estranea alla sua vita, qualcosa di staccato da lui, senza alcun potere sulla sua coscienza e sulla sua fortuna. Ogni giorno, a quest’ora, noi cominciamo a morire. Questa morte del tempo e della natura, questo universale tramonto, non avviene fuori di noi, ma nel profondo del nostro spirito. La luce si spegne lentamente. Come se il mondo perdesse coscienza di sé. E l’uomo dimentica le felici tristezze, le ree fortune, il crudele gioco dei giorni e delle stagioni".
Ma questa pagina di Malaparte dovrebbe essere letta per intero perché è stupenda, come stupenda è la penna di questo incredibile toscano che ha descritto mirabili sensazioni ma che purtroppo, almeno ai tempi dei miei anni liceali, fu messo per così dire al bando, per cui parlare di lui era come parlare del demonio. E invece Curzio fu un grande, un grandissimo.
Ricordo che a quei tempi girava sul piatto del giradischi la canzone di Paul Anka che si intitolava "Put your head on my schoulder", cioè "Appoggia il tuo capo sulla mia spalla", espressione maschilista dell’uomo forte che deve far sentire la donna sicura e invece Curzio rovescia la situazione e forse dice veramente le cose come stanno, perché scrive: "lascia che io appoggi il viso sulla tua spalla. A questo sicuro asilo tornano le deluse speranze dell’uomo, quando il giorno tramonta e le dolci memorie si mutano in tristi immagini. Sulla spalla di ogni donna si posano mondi spenti, s’incurvano orizzonti bui, indugiano opache lune e soli nebbiosi, fermano l’ansioso galoppo i cavalli bianchi che ogni uomo vede passare nell’ombra davanti a sé, ogni notte, per tutta la vita. Si placano ombre tempestose, nuvole verdi calano come cicogne stanche. Su quella spalla tutta la vita dell’uomo si raccoglie come in un nido. I suoi rancori si addormentano: i tradimenti turchini, le rosse innocenze, i verdi dubbi, le azzurre menzogne, le nere speranze. È questo l’estremo porto dell’uomo".
Così parlò Malaparte e di fronte a certe pagine ti verrebbe quasi voglia di smettere di scrivere. In genere questi pensieri mi assalgono quando leggo i classici (per certi versi anche lui è un classico), perché dentro ai classici si trova veramente di tutto. Tutto è stato detto e tutto è stato scritto. Eppure si continua a scrivere. Misteri della vita!

Franco Gàbici

I brani di Curzio Malaparte sono tratti da L’albero vivo, che sta in Racconti. Il racconto si trova nel "Meridiano Mondadori" C.Malaprte, Opere scelte, Milano, Mondadori, 1997, pp.368-372.
I famosissimi versi di Dante si trovano nel canto VIII del Purgatorio (vv.1-3) e quelli di Petrarca nel Canzoniere (22).

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

 

 

 

 

© Copyright by Simonelli Editore
Vietato copiare o linkare senza autorizzazione
Any copy or link is forbidden without permission.