n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36
37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66
67 68 69 70 71 72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96 97
98
99
100
101
102
103
104
105
106
Nel 2007, a Shangai, il grattacielo più alto del mondo...
A Giovanbattista Guglielmini, astronomo di Bologna, avrebbe fatto
piacere la notizia che l'ingener Lee Polisano sta preparandosi per costruire a
Shanghai il grattacielo più alto del mondo. Sentite perché.
Isaac Newton,
nel Settecento, aveva proposto un esperimento per dimostrare che la terra girava
su se stessa e l'esperimento doveva essere condotto più o meno in questa
maniera: occorreva procurarsi un edificio molto alto, far cadere dalla sua
sommità degli oggetti e verificare che questi non cadevano proprio seguendo la
verticale, ma venivano deviati verso est.
Questa bella
storia l'ho studiata in tempi beati, quelli dell'università (primi anni
Sessanta), sul mitico "Elementi di meccanica razionale" di Dario Graffi, che nel
capitolo dedicato al "Moto relativo ed elementi di meccanica celeste"
raccontava, a suon di derivate e di integrali (sono procedimenti che si studiano
nel calcolo differenziale), che la deviazione verso oriente era data dalla
formula che aveva al numeratore "?.g.sin?", al denominatore il "3" e il tutto
doveva essere moltiplicato per t3 [dove ? è la velocità angolare della Terra, g
la accelerazione di gravità, ? è la colatitudine e t è il "tempo"]. Vedete che
razza di robe ci facevano studiare per dire che un corpo cadeva un po' spostato
verso oriente?
Ma torniamo al nostro discorso.
All'epoca, Guglielmini lavorava alla Specola di Bologna, dove era una torre
alta una trentina di metri (la torre c'è ancora, Guglielmini ovviamente no) e il
nostro Guglielmini fece praticare un buco su un pianerottolo della torre per
ottenere una caduta libera di una trentina di metri. Newton aveva previsto che
da quell'altezza lo "scarto" rispetto alla verticale avrebbe dovuto essere di
mm. 3.9 e Guglielmini col suo esperimento ottenne mm. 4.5. Non male comunque.
Non pago della torre della specola, passò alla torre degli Asinelli, che è alta
78 metri, e i risultati gli dettero ancora ragione. Fece l'esperimento di notte
per evitare che le vibrazioni del traffico dei carri e delle carrozze potessero
disturbare le misure e aveva provveduto a sistemare negli interstizi della torre
tante candeline accese, non per trasformare la torre in un gigantesco albero
natalizio, ma al fine di scegliere il momento giusto per effettuare
l'esperimento. Non doveva esserci vento e la sua assenza sarebbe stata
verificata dal non agitarsi delle lingue di fuoco delle candele.
Penso, allora, alla gioia che avrebbe potuto provare Guglielmini nel 2007
quando, a detta di questo ingegnere, dovrebbe essere terminato il suo capolavoro
di torre, una sberla alta più di mezzo chilometro. Ma questo mondo non ti lascia
nemmeno il tempo di sbalordirti perché già dietro l'angolo c'è già il progetto
di una torre alta 800 metri da costruire nel Bali. E poi, dico io, ne
costruiranno un'altra e un'altra ancora. Stai a vedere che andando avanti di
questo passo andremo sulla Luna in ascensore.
Queste torri, però, mi fanno venire alla mente la torre di Babele e mi danno
pure tristezza perché rappresentano pur sempre una sfida impossibile fra la
terra e il cielo. O forse esprimono il desiderio della verticalità che è ben
radicato nell'uomo. Che è desiderio di bucare questa coltre di nebbia che oggi
mi è caduta addosso dopo una giornata di sole che mi ha messo in bocca il sapore
dell'estate. Ma l'autunno è fatto così, cielo grigio su e foglie gialle giù,
come cantavano negli anni Sessanta i Dick Dick nella versione italiana di
"California dreaming" ovvero "Sognando la California", l'essenza di questa
stagione è, come scrive Cesare Angelini (un autore che adesso mi frulla nella
testa), "quella mestizia dolce che si respira come un aroma appassito, ed è poi
il riflesso della sofferenza in cui entrano le cose nel declinante anno colori
che s'avvivano a forza di patire, come le gote di un malato ormai visitato dalla
morte; foglie che tentano di inseguire l'estremo volo dei passeri, staccandosi
dal ramo stupefatto da cui si son già staccate le ali. E la natura geme, carica
di millenarie tristezze. E' il tempo della obliquità dei raggi che fa le nostre
ombre lunghe, e noi quasi uomini strani come alberi che camminano.
Il disco del sole, al tramonto, si fa piccolo da starci sul palmo d'una mano.
E non mi meraviglia più il desiderio di Emily Dickinson 'Portatemi il tramonto
in una tazza'". E ancora "Con la primavera, con l'estate, muore una stagione.
Con l'autunno, muore l'anno, e la sua morte si chiama inverno; quando la terra,
lontanissima dal sole, sopravvive come in una regione iperborea". Non è vero,
però, che in inverno la Terra sia più lontana dal Sole, anzi è tutto il
contrario. Ma i poeti hanno un loro universo, con leggi tutte speciali. Non
roviniamoglielo con cifre e misure precise. Lasciamoli liberi di bersi il
tramonto in una tazza.
Franco Gàbici
Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della
cognizione di
Franco Gàbici
Basta una e-mail a ed@simonel.com per
riceverlo comodamente a casa contrassegno
Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
© Copyright by
Simonelli Editore
Vietato copiare o linkare senza autorizzazione
Any copy or link is forbidden without permission.
|