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di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale


 

31 Agosto 2003

 

 

 

 

 

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Ben trovati, cari amici, dopo la pausa estiva. Mi auguro che siate tutti in ottima forma, ritemprati e pronti a riprendere le normali attività. Questa “Bollicina” non poteva iniziare con riflessione peggiore e più scontata di questa e allora cerco di farmi perdonare passandovi alcuni versi:

Ecco la casa ov’io vidi la luce
e la chiesa lì accanto,
dove fui battezzato.
Consolanti evidenze!
Qui antiche donne vivono, mai sazie
di ricordare.
E narrano una storia
ch’io so a memoria e non vorrei sapere…

Così inizia “Ballata” di Vincenzo Cardarelli e quelle “antiche donne mai sazie di ricordare” mi richiamano alla mente una notizia che ho appreso giorni fa dai “mass media”, che molti, per darsi un tono, chiamano “mass midia”. “Media”, però, è plurale del latino “medium”, per cui dire “midia” è proprio da incompetenti.

Ma torniamo alla notizia, una di quelle notizie che riempie l’etere e la carta stampata e che poi va inevitabilmente a finire nel grande dimenticatoio.

La notizia è questa, ed ha dell’incredibile: se ho capito bene, avrebbero inventato una pillola che cancellerebbe i ricordi dal cervello.

La cosa mi sembra una grossissima stupidaggine, come se il nostro cervello fosse un circuito integrato che secerne ricordi. Andiamo indietro nel tempo, nella nostra infanzia, fra i fumi del passato e sicuramente troveremo il ricordo di qualche esperienza che ci ha turbato e che ancor ci offende. Niente paura, la pillolina mette a posto tutto e fa reset.

Non credo che il passato si possa cancellare o guarire a suon di pillole. E poi, siamo seri, cosa sarebbe la nostra vita senza il ricordo?

Noi siamo fatti di ricordi, noi viviamo di ricordi, noi siamo affezionati ai nostri ricordi. Il ricordo è un parametro importante nella filosofia di Platone che associa al ricordo niente meno che la conoscenza. Noi conosciamo in quanto ricordiamo esperienze passate, quando si viveva felici nell’iperuranio delle idee.

Così, almeno, mi sembra di ricordare quando studiavo filosofia in quella casa della mia adolescenza con la grande chiesa lì accanto, proprio come racconta Cardarelli. E in quella casa vivevo coi miei gatti, animali che mi hanno sempre affascinato, per quel loro sguardo che sa ferire la notte e per quella loro indipendenza che li spinge a creare un rapporto adulto col padrone.

 “Io so capire i gatti e le stelle…” cantava Gino Paoli, che proprio alla gatta dedicò una delle sue canzoni più famose (“La gatta”), dove il ricordo è fondamentale. C’è la vecchia soffitta con la finestra che si spalanca sul mare, c’è la vita che passa e che ti regala una casa più bella, ma c’è soprattutto il ricordo della gatta (“ma io ripenso a una gatta che aveva una macchia nera sul muso…”).

Senza ricordi cosa sarebbe la vita?

Una clessidra sfondata, con la sabbia del tempo e dei ricordi che si disperderebbe senza nessuna possibilità di poterla mai più recuperare. E invece quanto è dolce tuffarsi in mezzo alla sabbia conservata dalla clessidra!

Vivo in Romagna, nella terra di Fellini, che ha regalato al cinema un “Amarcord” straordinario che solamente noi romagnoli possiamo capire e apprezzare. Quando, ragazzino, passeggiavo con mio padre per le strade della città, lui spesso si fermava davanti a una casa o a un palazzo e mi diceva: “Me a m’arcord…”. Io ricordo, io ricordo…

Certo, ci sono anche i ricordi tristi, che si piantano nel cuore come croci, ma fanno parte della tua vita e non puoi avere la pretesa di staccarli e di annullarli. Anche il ricordo è dolore, dunque, e il dolore fa parte della vita. Senza ricordi saremmo veramente pecore pazze.

Nel “Male oscuro” Berto scrive: “pare che la chimica faccia passi giganteschi per fornire il farmaco ideale che ci renderà tutti idioti senza angosce né ambizioni sproporzionate alla capacità o forze del nostro Io”.

Lui non lo sapeva, ma era profeta quando scriveva quelle considerazioni.

Se avesse potuto utilizzare la pillola che cancella i ricordi, sicuramente non avrebbe scritto il “Male oscuro” e nessuno scrittore avrebbe mai prodotto romanzi o tragedie o poesie.

Cantava Domenico Modugno “e i ricordi, i ricordi, gettarli in fondo al mare…”, ma i ricordi sono sugheri che galleggiano e che emergono sempre in superficie. Una vita senza ricordi sarebbe squallida e senza senso. E poi certi ricordi ti fanno vivere e ti danno forza. Eliminarli dalla nostra vita è pura follia, è un gioco perverso di un nuovo Frankenstein che vorrebbe trasformare gli uomini in tanti esseri meccanici, in robot, in burattini senza fili, in scatole vuote.

Provate a immaginare un mondo di smemorati. Io non ce la faccio proprio. E allora mi tuffo dentro alla clessidra per rotolarmi fra la sabbia della mia vita.

 

 Franco Gàbici

 

I versi di Modugno sono tratti da "Libero", mentre quelli di Paoli da "Io vivo nella luna".

 

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

 

 

 

 

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