en trovati, cari amici, dopo la pausa
estiva. Mi auguro che siate tutti in ottima forma, ritemprati e pronti a
riprendere le normali attività. Questa “Bollicina” non poteva iniziare con
riflessione peggiore e più scontata di questa e allora cerco di farmi perdonare
passandovi alcuni versi:
Ecco la casa ov’io
vidi la luce
e la chiesa lì accanto,
dove fui battezzato.
Consolanti evidenze!
Qui antiche donne vivono, mai sazie
di ricordare.
E narrano una storia
ch’io so a memoria e non vorrei sapere…
Così inizia “Ballata” di Vincenzo Cardarelli e quelle “antiche
donne mai sazie di ricordare” mi richiamano alla mente una notizia che ho
appreso giorni fa dai “mass media”, che molti, per darsi un tono, chiamano “mass
midia”. “Media”, però, è plurale del latino “medium”, per cui dire “midia” è
proprio da incompetenti.
Ma torniamo alla notizia, una di quelle notizie che riempie
l’etere e la carta stampata e che poi va inevitabilmente a finire nel grande
dimenticatoio.
La notizia è questa, ed ha dell’incredibile: se ho capito bene,
avrebbero inventato una pillola che cancellerebbe i ricordi dal cervello.
La cosa mi sembra una grossissima stupidaggine, come se il nostro
cervello fosse un circuito integrato che secerne ricordi. Andiamo indietro nel
tempo, nella nostra infanzia, fra i fumi del passato e sicuramente troveremo il
ricordo di qualche esperienza che ci ha turbato e che ancor ci offende. Niente
paura, la pillolina mette a posto tutto e fa reset.
Non credo che il passato si possa cancellare o guarire a suon di
pillole. E poi, siamo seri, cosa sarebbe la nostra vita senza il ricordo?
Noi siamo fatti di ricordi, noi viviamo di ricordi, noi siamo
affezionati ai nostri ricordi. Il ricordo è un parametro importante nella
filosofia di Platone che associa al ricordo niente meno che la conoscenza. Noi
conosciamo in quanto ricordiamo esperienze passate, quando si viveva felici
nell’iperuranio delle idee.
Così, almeno, mi sembra di ricordare quando studiavo filosofia in
quella casa della mia adolescenza con la grande chiesa lì accanto, proprio come
racconta Cardarelli. E in quella casa vivevo coi miei gatti, animali che mi
hanno sempre affascinato, per quel loro sguardo che sa ferire la notte e per
quella loro indipendenza che li spinge a creare un rapporto adulto col padrone.
“Io so capire i gatti e le stelle…” cantava Gino Paoli, che
proprio alla gatta dedicò una delle sue canzoni più famose (“La gatta”), dove il
ricordo è fondamentale. C’è la vecchia soffitta con la finestra che si spalanca
sul mare, c’è la vita che passa e che ti regala una casa più bella, ma c’è
soprattutto il ricordo della gatta (“ma io ripenso a una gatta che aveva una
macchia nera sul muso…”).
Senza ricordi cosa sarebbe la vita?
Una clessidra sfondata, con la sabbia del tempo e dei ricordi che
si disperderebbe senza nessuna possibilità di poterla mai più recuperare. E
invece quanto è dolce tuffarsi in mezzo alla sabbia conservata dalla clessidra!
Vivo in Romagna, nella terra di Fellini, che ha regalato al
cinema un “Amarcord” straordinario che solamente noi romagnoli possiamo capire e
apprezzare. Quando, ragazzino, passeggiavo con mio padre per le strade della
città, lui spesso si fermava davanti a una casa o a un palazzo e mi diceva: “Me
a m’arcord…”. Io ricordo, io ricordo…
Certo, ci sono anche i ricordi tristi, che si piantano nel cuore
come croci, ma fanno parte della tua vita e non puoi avere la pretesa di
staccarli e di annullarli. Anche il ricordo è dolore, dunque, e il dolore fa
parte della vita. Senza ricordi saremmo veramente pecore pazze.
Nel “Male oscuro” Berto scrive: “pare che la chimica faccia passi
giganteschi per fornire il farmaco ideale che ci renderà tutti idioti senza
angosce né ambizioni sproporzionate alla capacità o forze del nostro Io”.
Lui non lo sapeva, ma era profeta quando scriveva quelle
considerazioni.
Se avesse potuto utilizzare la pillola che cancella i ricordi,
sicuramente non avrebbe scritto il “Male oscuro” e nessuno scrittore avrebbe mai
prodotto romanzi o tragedie o poesie.
Cantava Domenico Modugno “e i ricordi, i ricordi, gettarli in
fondo al mare…”, ma i ricordi sono sugheri che galleggiano e che emergono sempre
in superficie. Una vita senza ricordi sarebbe squallida e senza senso. E poi
certi ricordi ti fanno vivere e ti danno forza. Eliminarli dalla nostra vita è
pura follia, è un gioco perverso di un nuovo Frankenstein che vorrebbe
trasformare gli uomini in tanti esseri meccanici, in robot, in burattini senza
fili, in scatole vuote.
Provate a immaginare un mondo di smemorati. Io non ce la faccio
proprio. E allora mi tuffo dentro alla clessidra per rotolarmi fra la sabbia
della mia vita.