di memoria, cultura e molto altro... Rubrica ad aggiornamento settimanale |
23 Dicembre 2001 |
L'inverno ci stringe d'assedio nella nostra solitudine. Il corpo è aspro e pulito: l'aria di certi giorni tersa più della falce. Nelle nostre stanze il fuoco ha questo crepitio continuo, questo attizzarsi, questo mangiarsi il proprio cuore insaziabilmente (...) Non ci facciamo eccessive illusioni: da certi inverni si esce irreparabilmente invecchiati, forse a causa di questo digiuno a cui teniamo costretti gli organi più vivi. L'età del freddo si fa sempre più prossima e certa. La nostra solitudine si restringe: non ci bastano più gli stimoli e neppure le minacce. Noi siamo i soli responsabili del nostro destino (...) Cerchiamo di capire la vera natura del fuoco tanto vicina alla sostanza dei nostri pensieri.
L'inverno ha un suo antico fascino ed Emilio Praga così invoca il mese di dicembre:
Stanco son io di splendidi
cieli e fronzute piante;
mi annoia lo spettacolo
di una beltà costante;
venga il dicembre, ed operi
un cambiamento a vista:
un grazie al macchinista
dal petto esalerò.
Giuseppe Giusti, invece, se la rideva, beato in mezzo all'ozio e in compagnia della poesia:
Io rido dell'inverno e me la spasso
Fra quattro mura lietissimamente
............................
qui per lo più mi tengon compagnia,
or l'una or l'altra, e qualche volta entrambe,
la poesia e la poltroneria.
E allo scapigliato Giovanni Camerana la neve evoca ricordi lontani che portano all'infanzia:
La strada, è tutta candida, e si perde
in mezzo alle casupole
tortuosa ed incerta;
è bianca, è queta,
fa pensare al Natale ed ai Re Magi;
rivolge la memoria
verso l'infanzia lieta.
È ormai Natale. La festa si avverte nell'aria, fra luci e chiasso. È una festa imposta a suon di panettoni e di champagne. Le vie sono piene di luminarie e di gente affannata. Oltre le lampade colorate, il buio della notte da sempre aspetta la luce di una cometa. È Natale, cari amici, e anch'io, senza essere poeta, ricordo i Natali dell'infanzia. È il mio Natale, quello che mi hanno inculcato dentro anni e anni di educazione e di tradizione. È un Natale al quale non posso rinunciare e che resta comunque un punto di riferimento. Anche se molte cose sono cambiate. Se un tempo, infatti, si vedeva Gesù Bambino adagiato sulla mangiatoia, oggi la tivù ci regala l'immagine del Bimbo adagiato su di un "saporello"!
Buon Natale.
Franco Gàbici
Le citazioni di C.E.Gadda sono tratte da Dicembre in C.E.Gadda, Il tempo e le opere, Milano, Adelphi, 1982, p.273.
La poesia di E.Praga è Sospiri d1inverno (vv.1-8).
La poesia di G.Giusti si intitola Io rido dell1inverno e me la spasso (vv.1-2, 9-11)
La poesia di G.Camerana si intitola Folta è la neve (vv.14-20).
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).
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