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Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

23 Dicembre 2001

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L'inverno ci stringe d'assedio nella nostra solitudine. Il corpo è aspro e pulito: l'aria di certi giorni tersa più della falce. Nelle nostre stanze il fuoco ha questo crepitio continuo, questo attizzarsi, questo mangiarsi il proprio cuore insaziabilmente (...) Non ci facciamo eccessive illusioni: da certi inverni si esce irreparabilmente invecchiati, forse a causa di questo digiuno a cui teniamo costretti gli organi più vivi. L'età del freddo si fa sempre più prossima e certa. La nostra solitudine si restringe: non ci bastano più gli stimoli e neppure le minacce. Noi siamo i soli responsabili del nostro destino (...) Cerchiamo di capire la vera natura del fuoco tanto vicina alla sostanza dei nostri pensieri.
Potrei andare avanti all'infinito e riscrivere tutte queste straordinarie considerazioni di Leonardo Sinisgalli, scrittore e poeta ma di professione ingegnere, per dimostrare che la frequentazione di formule e di linguaggi apparentemente astrusi non inaridisce né il cuore né la penna. Anzi. E allora è davvero straordinario trovare considerazioni di questo genere in un saggio che disquisisce di aritmetica e di'geometria.
L'inverno ci stringe d'assedio... queste parole giungono calde in questo momento che mi regala al di là della finestra giogaie di tetti e di comignoli incappucciati dalla neve che è scesa copiosa. E probabilmente di fronte a scenari come questi l'altro grande ingegnere della nostra letteratura, Carlo Emilio Gadda, evocava Shakespeare: Non permettere che la lacera mano dell'inverno inaridisca in te la tua estate prima di esserti sublimato in un frutto. In inverno tutto è deserto e desolazione, il tempo discendente s1è fermato nel solstizio, dopo il travaglio dell'aratura e delle semine, ma sotto la coltre di neve c'è speranza e i semi del frumento lavorano, lavorano, dentro il buio della terra, perché anche domani il popolo affaticato degli uomini possa deglutire il suo pane.

L'inverno ha un suo antico fascino ed Emilio Praga così invoca il mese di dicembre:
Stanco son io di splendidi
cieli e fronzute piante;
mi annoia lo spettacolo
di una beltà costante;
venga il dicembre, ed operi
un cambiamento a vista:
un grazie al macchinista
dal petto esalerò.

Giuseppe Giusti, invece, se la rideva, beato in mezzo all'ozio e in compagnia della poesia:
Io rido dell'inverno e me la spasso
Fra quattro mura lietissimamente
............................
qui per lo più mi tengon compagnia,
or l'una or l'altra, e qualche volta entrambe,
la poesia e la poltroneria.

E allo scapigliato Giovanni Camerana la neve evoca ricordi lontani che portano all'infanzia:
La strada, è tutta candida, e si perde
in mezzo alle casupole
tortuosa ed incerta;
è bianca, è queta,
fa pensare al Natale ed ai Re Magi;
rivolge la memoria
verso l'infanzia lieta
.

È ormai Natale. La festa si avverte nell'aria, fra luci e chiasso. È una festa imposta a suon di panettoni e di champagne. Le vie sono piene di luminarie e di gente affannata. Oltre le lampade colorate, il buio della notte da sempre aspetta la luce di una cometa. È Natale, cari amici, e anch'io, senza essere poeta, ricordo i Natali dell'infanzia. È il mio Natale, quello che mi hanno inculcato dentro anni e anni di educazione e di tradizione. È un Natale al quale non posso rinunciare e che resta comunque un punto di riferimento. Anche se molte cose sono cambiate. Se un tempo, infatti, si vedeva Gesù Bambino adagiato sulla mangiatoia, oggi la tivù ci regala l'immagine del Bimbo adagiato su di un "saporello"!
Buon Natale.

Franco Gàbici

 

Le citazioni di L.Sinisgalli sono tratte da Furor mathematicus, Silva Editore, pp. 10 e 12.
Le citazioni di C.E.Gadda sono tratte da Dicembre in C.E.Gadda, Il tempo e le opere, Milano, Adelphi, 1982, p.273.
La poesia di E.Praga è Sospiri d1inverno (vv.1-8).
La poesia di G.Giusti si intitola Io rido dell1inverno e me la spasso (vv.1-2, 9-11)
La poesia di G.Camerana si intitola Folta è la neve (vv.14-20).

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).

 

 

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