A fine settembre nascono I Libri dell'Istrice - Cultura, Attualità & Molto Altro -
Preziosi volumi a tiratura limitata che saranno poi "ristampabili" soltanto in formato eBook
Primo titolo:
Franco Gàbici «Gadda - Il dolore della cognizione»
Una lettura scientifica dell'opera gaddiana - Isbn 88-86792-40-9

Chi ordina per e-mail, entro il 20/09, il volume contrassegno lo riceverà comodamente a casa per fine settembre al prezzo speciale di 10,00 Euro (il volume costerà in libreria 15,00 Euro) comprese le spese postali.

 

 

 



di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

Arrivederci a Settembre!
Serene vacanze a tutti.

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A nessuno è mai venuto in mente questa "idea-uovo di Colombo", un'idea molto semplice che potrebbe avere sviluppi molto interessanti. L'idea sarebbe questa: contattare personaggi famosi e chiedere loro di raccontare il loro esame di maturità. Tutte queste storie, ovviamente, confluiranno in un volume da fare uscire a ridosso degli esami di maturità.
Questa idea, per la verità, mi viene sempre in mente quando siamo in pieno clima di esami di maturità, per cui è un'idea che nasce fuori tempo. Poi passano gli esami e quando comincia l'autunno nessuno pensa a questi stramaledetti esami. Ne verrebbe fuori un documento interessantissimo, perché racconterebbe l'evoluzione di questo esame che ha terrorizzato, e ancora continua a farlo, generazioni e generazioni di studenti.
Questo esame è diventato persino un topos freudiano nella inconscia mappa onirica di ciascuno di noi e molti, già in età adulta, dicono di sognare ancora l'incubo di questo esame, segno evidente che ha lasciato tracce profonde in ciascuno di noi.
Trattandosi di una esperienza così interessante e stressante, è strano come nessun scrittore abbia mai pensato di dedicare un romanzo a questo argomento e solamente pochissimi hanno scritto un racconto che evoca questa straordinaria esperienza di vita scolastica. A me vengono in mente solamente due nomi, Giuseppe Berto e Dante Arfelli. Giuseppe Berto parla del suo esame maturità ne «Il male oscuro» riprendendo il contenuto di un racconto che già aveva pubblicato precedentemente, mentre Dante Arfelli scrive appositamente un elzeviro sulla terza pagina de Il Resto del Carlino, poi confluito in un volume di racconti.
Tutti, credo, conoscono Giuseppe Berto e pochi invece sono a conoscenza di Dante Arfelli, che è stato uno scrittore di grandissimo successo la cui parabola si concluse quasi subito. Nel 1949 Arfelli pubblicò da Rizzoli il romanzo «I superflui», che ebbe tirature da capogiro e che si assicurò il Premio Venezia, che poi sarebbe diventato il famoso Campiello. «I superflui» ebbero un larghissimo successo negli Stati Uniti e Arfelli visse il suo quarto d'ora di celebrità. E purtroppo fu solamente un quarto d'ora perché, dopo una seconda prova narrativa («La Quinta generazione», Rizzoli, 1951), Arfelli entrò nel tunnel di una malattia che lo rubò al mondo. Guarda caso, cadde vittima della stessa malattia che afflisse Giuseppe Berto.
Due storie, due nevrosi, due tragedie di fronte alle quali uno (Arfelli) uscì totalmente sconfitto, mentre l'altro (Berto) riuscì in qualche modo a sopravvivere se non altro procacciandosi quel po' di gloria alla quale tanto ambiva e che inseguì per tutta la sua difficile vita.
Questi due scrittori, dunque, sono stati gli unici a parlare espressamente, e in termini anche abbastanza diffusi, del loro esame di maturità. Non sarà, per caso, che esista un nesso fra "esame di maturità" ed esperienza nevrottica? Qualche dotto psicologo dovrà rispondere e cercare di fornire spiegazioni.
La maturità di Berto fu la classica fregatura. Il protagonista Goffredo, che «veniva da una lontana provincia, e [che] aveva studiato in collegio da privatista» (chi conosce Berto riconosce evidenti aspetti autobiografici), resta colpito da una bella ragazza di nome Daria Marini, che aiuta durante gli scritti passandole le versioni e aiutandola anche al ripasso delle materie in vista delle prove orali. Morale della favola: la ragazza riesce a superare l’esame mentre Goffredo è bocciato e per di più perde anche la ragazza, «sempre bella, ma ormai lontana, in un luogo dove non sarebbe stato possibile che gli facesse più male di quanto gliene aveva già fatto».
Arfelli invece racconta soprattutto la festa che seguì la maturità, resa ancor più solenne dalle duecento lire passategli dal padre con questo avvertimento: «Ora non sei più un ragazzo - disse, ma scherzava - e puoi spendere duecento lire». Il protagonista parte e avverte il padre che sarebbe ritornato con l'ultimo treno, dopo avere giustamente festeggiato l’avvenimento. E avvisò pure il padre di attenderlo alla stazione con la bicicletta. Andò a finire che il protagonista arrivò sì con l’ultimo treno, ma in uno stato comatoso indottogli dalle abbondanti libagioni e così il padre lo caricò sulla bici e lo scortò a casa. «E' la prima volta che mi sono ubriacato» dice il protagonista e il padre risponde: «Non va bene? Ora sì che sei un uomo» e continuò a pigiare sui pedali lungo la strada illuminata dalla Luna «sorridendo fra sè, finalmente convinto della maturità del figlio».
Non so perché vi ho raccontato questa storia, ma forse non potevo farne a meno dal momento che stiamo vivendo il periodo di questi esami di maturità, che ancorché abbiano perso non poco il loro tasso di drammaticità, sono pur sempre una delle prove che riserva la vita.

Franco Gàbici

 

I racconti di Giuseppe Berto e di Dante Arfelli si trovano in «E’ forse amore» (Rusconi, 1975) e «Quando c’era la pineta» (Edizioni del Girasole, 1975) e sono intitolati rispettivamente "Esami di maturità" (pp.37-44) e "Maturità" (pp.133-137).

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).

 

 

 

 

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