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di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale

25 gennaio  2004

 

 

 

 

 

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La bella neve! Scendete, scendete leggiadri fiocchi...
Ecco tutto quello che mi ha suggerito la neve che oggi a Ravenna ha schiaffeggiato il mio viso con le sue mani di gelo.

La bella neve! Scendete, scendete,

leggiadri fiocchi danzanti nei cieli;

come perlucce coprite, pingete

i tetti, i tronchi, la mota e gli steli…

...e invece la neve di questa mattina andava a baciare l’immenso poema del mare, grigio come il piombo, ma bellissimo nella sua maestosa malinconia e forte di questa sua immensità che ti coinvolge e ti prende da ogni dove, la neve cadeva e cadeva e imbiancava una spiaggia pressoché deserta sulla quale il mare intirizzito sembrava quasi volesse aggrapparsi con le sue dita che il gelo aveva privato della spuma, il mare che riesce a suscitare sempre dei grandi pensieri, ed è vero. Ma il mare non è il solo grande spettacolo naturale a ingenerare emozioni indotte perché, se lo volete sapere, c’è anche la Luna, che stasera con la sua falcetta bianca sembra voler farsi largo in mezzo ad una nevosa nuvolaglia che tenta di soffocarla, ma la Luna è la Luna, altro che storie, Aldous Huxley le ha anche dedicato dei profondi pensieri che adesso vi passo, così potrete far bella figura nelle discussioni dotte perché, d’accordo, Calvino sentenziò autorevolmente, e a ragione, che bisogna lasciare tutta la Luna a Leopardi, ma non è detto che altri non possano impossessarsene, come ha fatto Huxley che, di fronte alla Luna, ha scritto queste considerazioni:<br>

 "Fuori della mia finestra la notte tende spasmodica verso il risveglio al chiaro di luna, il giardino accecato sogna con tale vivezza i perduti colori che le rose nere paiono quasi cremisi, e gli alberi stanno in ansiosa attesa del rigoglioso verde diurno. La ringhiera imbiancata a calce del terrazzo brilla contro il cielo blu scuro…i muri candidi della casa riflettono lo splendore lunare… la Luna è piena e non solo piena, ma anche bella. E non solo bella, ma anche…"

Ah la Luna, che oggi si fa eclissare da Marte, dal grande deserto rosso sul quale hanno trovato acqua: avete pensato a come cambino le abitudini dei navigatori?

Un tempo si gridava con gioia "terra! terra!", adesso la terra non fa più notizia e in questo impalpabile mare di etere (che non esiste) si grida invece "acqua! acqua!", l’acqua che chiama la vita e i suoi misteri, ma anche le "chiare, fresche et dolci acque" di Francesco Petrarca e chissà se anche le acque di Marte saranno "chiare et fresche" e se dietro a quelle acque ci sia la vita, la vita nata dall’acqua, dal mare, la "dolce madre grigia (…) il mare verdemoccio. Il mare scrotocostrittore. Epi oinopa ponton. Ah, Dedalus, i Greci (…) Li devi leggere nell’originale. Thalatta! Thalatta! È la nostra grande dolce madre…". E noi siamo fatti di mare, dentro al nostro sangue ci sono tracce di salinità, magari siamo proprio dei pesci fuor d’acqua condannati a camminare sulla grande spiaggia del mondo e a cercar echi lontani dentro agli anfratti delle conchiglie che la pazienza del tempo ha plasmato. Le conchiglie che hanno il colore della Luna, che è una pietra, ma è una pietra nominosa, da numen, essere soprannaturale, è sempre Huxley che parla e dice che "è una pietra verso la quale e a causa della quale uomini e donne nutrono sentimenti numinosi" ed è per questo motivo che "c’è un chiaro di luna che ispira una sorta di timore reverenziale.

C’è un chiaro di luna freddo e austero che fa sentire all’anima la sua solitudine e il suo disperato isolamento, la sua inutilità o impurità. C’è un chiaro di luna sensuale che induce all’amore; l’amore non solo per un individuo, ma a volte anche per l’intero universo. Però la luna illumina sia il corpo sia, tramite le finestre degli occhi, l’interno della mente…". E poi c’è il chiaro di luna di Beethoven e il Guarda che luna di Fred Buscaglione e la luna di Swann: "Egli ricordò le sere di luna in cui, sdraiato nella sua vittoria che lo portava in rue La Proust, coltivava voluttuosamente dentro di sé le emozioni dell’uomo che ama, ignorando qual frutto avvelenato esse dovessero necessariamente produrre".

Ecco tutto quello che mi ha suggerito la neve che oggi ha schiaffeggiato il mio viso con le sue mani di gelo. Molto meglio, però, le calde carezze del Sole.

Franco Gàbici

I versi iniziali sono di Emilio Praga.

I pensieri di Aldous Huxley sono tratti da "Riflessioni sulla Luna", che dà il titolo a un saggio edito negli Oscar.

Le riflessioni intorno al mare verdemoccio escono dall’Ulisse di Joyce.

La luna di Swann è tratta da "La strada di Swann", il primo libro della Récerche.


Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della cognizione  di Franco Gàbici
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

 


 

 

 

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