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Primo titolo:
Franco Gàbici «Gadda - Il dolore della cognizione»
Una lettura scientifica dell'opera gaddiana - Isbn 88-86792-40-9

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Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

30 dicembre 2002

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O ggi non si può veramente fare a meno di parlare degli oroscopi, strumenti dei quali siamo quotidianamente inondati, ma soprattutto in questo periodo di fine anno quando leggere l’oroscopo diventa un rito quasi obbligato per moltissime persone. Ognuno è libero di fare ciò che vuole, per carità, ma nel nome di questa libertà vorrei proporre alcune considerazioni per dimostrare come secondo la scienza l’astrologia non abbia alcun fondamento scientifico.
Prima considerazione: vi siete mai chiesti come mai all’università non ci sia un corso di laurea in astrologia? Questa faccenda non vi suggerisce nulla?
Ma andiamo avanti e passiamo alla considerazione numero due: i dodici "segni" dello Zodiaco, ispirati alle dodici costellazioni del medesimo. Come è noto, il Sole durante l’anno presenta un moto apparente fra le stelle (causato dalla rivoluzione della Terra attorno a Lui) seguendo un percorso che gli astronomi chiamano eclittica. Questa che potremmo chiamare l’autostrada del Sole è stata suddivisa anticamente in dodici parti, ad ognuna di queste parti è stato dato un nome e così sono nate le dodici costellazioni e conseguentemente i dodici segni dello Zodiaco. Questo passaggio è molto importante.
Vi siete mai chiesti cosa sarebbe l’astrologia oggi se in antico anziché dividere l’eclittica in dodici parti, qualcuno l’avesse ripartita, che so?, in diciotto parti o in quaranta?
La risposta è semplice: oggi ce ne staremmo qua a baloccarci con diciotto segni o con quaranta segni e ognuno di questi avrebbe la sua brava tipologia.
Capite dunque che c’è qualcosa che non funziona?
Vi risparmio poi le considerazioni scientifiche in senso stretto, vale a dire quelle che fanno riferimento alla reale posizione del Sole rispetto a quella indicata dagli oroscopi. Gli oroscopi da che mondo e mondo iniziano con l’Ariete, ma intorno al 21 di marzo il Sole non entra nell’Ariete, ma nei Pesci. Entrava nell’Ariete circa duemila anni fa, ma dopo duemila anni, a causa del fenomeno chiamato "precessione degli equinozi", è cambiato qualcosa e pertanto oggi il sole il 21 di marzo entra nei Pesci e fra un po’ di secoli entrerà nell’Acquario e via discorrendo. Per l’astrologia, invece, il Sole il 21 di marzo entrerà nell’Ariete.
Consentitemi anche alcune considerazioni di tipo epistemologico. Anticamente, Aristotele insegna, il cielo e la terra erano due realtà separate, tant’è che esisteva una materia terrestre e una materia celeste e una fisica del cielo e una fisica della terra. Così ragionavano gli antichi e dal loro punto di vista avevano tutte le ragioni di credere che un corpo celeste, "fatto" di una materia straordinaria e perfetta, avrebbe potuto avere influenze sugli uomini. Nulla dire. A quei tempi andava così. Poi però arriva un certo signore chiamato Isaac Newton il quale mette una "pietra miliare" sul cammino della scienza ammonendo: "Ragazzi, d’ora in poi si cambia. Cielo e terra non sono due entità divise, ma l’universo è un tutt’uno, le leggi della fisica funzionano dappertutto, sia in cielo che in terra e anche la materia è uguale dappertutto".
Alla luce di quanto ha affermato e dimostrato Newton passiamo ad un esempio astrologico e consideriamo Giove. Giove è un bel pallone di gas (soprattutto idrogeno) che volteggia a quasi 800 milioni di Km da noi. Bene. Io abito a pochissimi chilometri dal mare, e il mare potrebbe essere considerato un gran contenitore di idrogeno. Qualcuno, allora, mi dovrà spiegare perché nessuno si preoccupa di studiare le influenze di questa grande massa di idrogeno sulle persone, mentre ci si preoccupa di un serbatoio dello stesso elemento che se ne sta a 800 milioni di chilometri. E dal momento che non esiste differenza fra idrogeno "terrestre" e idrogeno "celeste" vuol dire che c’è qualcosa che non funziona.
Con questo, capitemi, non voglio discreditare l’astrologia, alla quale va riconosciuto il merito di aver conservato nell’uomo l’attenzione verso il cielo. Per molti secoli l’astronomia ufficiale era proprio l’astrologia e molte effemeridi calcolate dagli astrologi sono poi state utilizzate dagli astronomi. L’astrologia, dunque, va studiata come momento importante della nostra vita culturale ma, attenzione, un conto è studiare l’astrologia e un conto è credere all’astrologia. Del resto al liceo ho studiato la fisica di Aristotele, ma quando sono andato all’università mi son guardato bene dall’esporre all’esame di "Fisica 1" le idee di Aristotele, pena la bocciatura.
Getto un occhiata al mio oroscopo e leggo che Saturno uscirà dal "segno" e di fronte a questa notizia che mi piove dal cielo non so se rallegrarmi o rattristarmi. L’anno 2003 sembra, per il mio "segno", un anno buono, con tanto di previsioni felici per l’amore, per il lavoro e per i quattrini. A un oroscopo così bisogna crederci, ovviamente. Ma io darei più credibilità ad un oroscopo che dicesse: "Caro amico che sei nato sotto il tal segno, tu alla fine della settimana finirai sotto a una automobile e ti romperai una gamba!". Nessun oroscopo predirà mai cose di questo genere, perché la gente ha fame di cose buone e di notizie rosee. E finché qualcuno le offrirà, ci sarà sempre gente che ci crederà.
Buon 2003, amici!

Franco Gàbici

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

 

 

 

 

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