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Eh
no, avrebbe esclamato Totò, eh no, qui si va oltre il consueto!
Scommetto l’osso del collo
che Totò avrebbe commentato proprio in questa maniera leggendo la notizia
dell’ultima ora. Una notizia che ha dello straordinario perché, ragazzi, qui si
son messi in testa di farci campare fino a centottant’anni e queste mica sono
chiacchiere da bar, ma pensieri e promesse che arrivano dalla World Future
Society per bocca di un certo professor Michael Zey.
Ho immediatamente fatto i
conti e dovrei essere felice perché avrei ancora davanti a me 120 anni da
spendere, anche se la faccenda presenta degli inquietanti lati oscuri. Far
campare una persona fino ai 180 è sicuramente una gran cosa, ma bisogna vedere
come ci si arriverà a questa ultraveneranda età. Sai che bello arrivare a quell’età
con tutti gli acciacchi che nel frattempo ci saranno piovuti addosso! E allora
campare 180 anni diventerà una condanna, altroché!
Molto meglio sarebbe stato se
questo professore avesse detto, alè ragazzi, abbiamo trovato il modo di bloccare
le cellule del corpo umano ai vent’anni (ma andrebbe bene anche a trenta. Sono
largo di mano, dai, facciamo anche a quaranta, poi basta però), dunque le
cellule ferme ai vent’anni, quindi con tutte le energie e gli scappamenti aperti
di quel meraviglioso turbo che è la gioventù arriveremo dritti dritti fino ai
180 anni.
E poi? E poi come si potrà
pensare di morire quando si è giovani e in perfetta forma? Mah, qualcuno dovrà
spiegarci per bene come sanno le cose. La notizia, dunque, è un po’ così ma è
sempre meglio dei servizi sull’afa, sul caldo insopportabile, sul traffico dei
vacanzieri, dei quali veramente non se ne può più. Tutte le estati questa lagna.
Vi immaginate che bello
essere condannati ad ascoltare per altri 120 anni queste tiritere?
Adesso tutti si lamentano del
caldo, ma quando arriverà la prima pioggia sentirete le lamentele. Non siamo mai
contenti, ecco la questione.
Consoliamoci allora coi centottant’anni da campare. Ma allora
quando mai potremo andare in pensione? Brr! Ha pensato a questo dettaglio il
professor Zey? Ci sarà proprio da ridere.
Ricordate che in una "Bollicina" vi parlai di Tommaso
Giannotti, citato anche in un Dialogo di Leopardi, che aveva scritto un
trattatello su come arrivare fino a 120 anni? Succede come coi limiti di
velocità e così oggi si è passati (o si passerà) dai 120 ai 180!
Un’altra notizia ha attirato in questi giorni la mia
curiosità. Hanno riattaccato una lingua. Sarà stata sicuramente una grande
impresa chirurgica, non discuto, ma in un tempo in cui tutti chiacchierano
troppo, avrei preferito che qualcuno cominciasse a staccare (o almeno ad
accorciare) un po’ di queste stramaledette lingue lunghe che parlano e parlano.
E invece te le riattaccano. Cari miei, il mondo va proprio a rovescio.
Il cielo invece va che è un orologio e in queste sere
rosseggia Marte come non mai.
Guardatelo, amici, a partire dalla mezzanotte, verso est e
ricordatevi che sta avvicinandosi alla Terra come non accadeva da almeno 59 mila
anni.
Alla fine d’agosto sarà vicinissimo (55.756.622 milioni di
Km, una bazzecola dal punto di vista astronomico) e così il pianeta potrà
osservare meglio tutto quello che succede sulla Terra.
Che sia per questo che arrossisce di vergogna, guadagnandosi
da sempre l’epiteto di "pianeta rosso"?
Franco Gàbici
L’espressione di Totò citata all’inizio è tratta dal film "Totò, Peppino e la…
malafemmina" di Camillo Mastrocinque (1956).
Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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