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di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale


 

27 luglio 2003

 

 

 

 

 

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Eh no, avrebbe esclamato Totò, eh no, qui si va oltre il consueto!
Scommetto l’osso del collo che Totò avrebbe commentato proprio in questa maniera leggendo la notizia dell’ultima ora. Una notizia che ha dello straordinario perché, ragazzi, qui si son messi in testa di farci campare fino a centottant’anni e queste mica sono chiacchiere da bar, ma pensieri e promesse che arrivano dalla World Future Society per bocca di un certo professor Michael Zey.
Ho immediatamente fatto i conti e dovrei essere felice perché avrei ancora davanti a me 120 anni da spendere, anche se la faccenda presenta degli inquietanti lati oscuri. Far campare una persona fino ai 180 è sicuramente una gran cosa, ma bisogna vedere come ci si arriverà a questa ultraveneranda età. Sai che bello arrivare a quell’età con tutti gli acciacchi che nel frattempo ci saranno piovuti addosso! E allora campare 180 anni diventerà una condanna, altroché!
Molto meglio sarebbe stato se questo professore avesse detto, alè ragazzi, abbiamo trovato il modo di bloccare le cellule del corpo umano ai vent’anni (ma andrebbe bene anche a trenta. Sono largo di mano, dai, facciamo anche a quaranta, poi basta però), dunque le cellule ferme ai vent’anni, quindi con tutte le energie e gli scappamenti aperti di quel meraviglioso turbo che è la gioventù arriveremo dritti dritti fino ai 180 anni.
E poi? E poi come si potrà pensare di morire quando si è giovani e in perfetta forma? Mah, qualcuno dovrà spiegarci per bene come sanno le cose. La notizia, dunque, è un po’ così ma è sempre meglio dei servizi sull’afa, sul caldo insopportabile, sul traffico dei vacanzieri, dei quali veramente non se ne può più. Tutte le estati questa lagna.
Vi immaginate che bello essere condannati ad ascoltare per altri 120 anni queste tiritere?
Adesso tutti si lamentano del caldo, ma quando arriverà la prima pioggia sentirete le lamentele. Non siamo mai contenti, ecco la questione.
Consoliamoci allora coi centottant’anni da campare. Ma allora quando mai potremo andare in pensione? Brr! Ha pensato a questo dettaglio il professor Zey? Ci sarà proprio da ridere.
Ricordate che in una "Bollicina" vi parlai di Tommaso Giannotti, citato anche in un Dialogo di Leopardi, che aveva scritto un trattatello su come arrivare fino a 120 anni? Succede come coi limiti di velocità e così oggi si è passati (o si passerà) dai 120 ai 180!
Un’altra notizia ha attirato in questi giorni la mia curiosità. Hanno riattaccato una lingua. Sarà stata sicuramente una grande impresa chirurgica, non discuto, ma in un tempo in cui tutti chiacchierano troppo, avrei preferito che qualcuno cominciasse a staccare (o almeno ad accorciare) un po’ di queste stramaledette lingue lunghe che parlano e parlano. E invece te le riattaccano. Cari miei, il mondo va proprio a rovescio.
Il cielo invece va che è un orologio e in queste sere rosseggia Marte come non mai.
Guardatelo, amici, a partire dalla mezzanotte, verso est e ricordatevi che sta avvicinandosi alla Terra come non accadeva da almeno 59 mila anni.
Alla fine d’agosto sarà vicinissimo (55.756.622 milioni di Km, una bazzecola dal punto di vista astronomico) e così il pianeta potrà osservare meglio tutto quello che succede sulla Terra.
Che sia per questo che arrossisce di vergogna, guadagnandosi da sempre l’epiteto di "pianeta rosso"?

Franco Gàbici

 

L’espressione di Totò citata all’inizio è tratta dal film "Totò, Peppino e la… malafemmina" di Camillo Mastrocinque (1956).

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

 

 

 

 

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