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Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

30 Settembre 2001

n. 1 2 3

 

Giovanni Paneroni doveva assomigliare un po' allo zingaro Melquìades di Cent'anni di solitudine, che andava in giro a presentare ai macondiani le ultime novità, il cannocchiale ad esempio, dicendo che la scienza avrebbe annullato le distanze. Era un tipo speciale questo Paneroni, che credeva ciecamente nella bontà delle sue idee. Peccato, però, che fossero un pochino sorpassate e che molti ne avessero già dimostrato l'inconsistenza.
Paneroni, infatti, era convinto che la terra non girasse e che se ne stesse ferma al centro dell'universo. Cosa non facile da credere, ma il buon Paneroni aveva anche predisposto l'«experimentum crucis» per tagliare la testa al toro dell'incredulità. Durante le sue conferenze pubbliche, infatti, portava sempre con sé una vaschetta piena d'acqua e quando le sue argomentazioni raggiungevano il clou diceva: «Se la terra girasse, o bestie che non siete altro, l'acqua dei mari e degli oceani schizzerebbe via. Non ci credete? Osservate questa vaschetta!».
Detto e fatto, Paneroni metteva in moto vorticoso il suo strumento con inevitabile fuoruscita del liquido che andava ovviamente a bagnare l'uditorio. L'esperimento, con questo lavacro fuori ordinanza, si riteneva concluso e l'umido «come volevasi dimostrare» metteva il suggello alla dimostrazione. La terra, inoltre, non era rotonda ma piatta, anche se restava da dimostrare come mai fossero possibili le circumnavigazioni.
E il sole?
Una palla di due metri di diametro che orbita attorno alla terra. E così Copernico fu bell'e sistemato. In fondo, il nostro simpatico Paneroni la pensava come il Mattia Pascal di Pirandello che si scagliò contro il canonico polacco (Maledetto sia Copernico!), al quale addossava la colpa del movimento della terra e ancorché don Eligio Pellegrinotto non fosse d'accordo (E dalli! Ma se ha sempre girato!), Mattia controbatteva affermando che era tutta una questione di convinzione (Non è vero. L'uomo non lo sapeva, e dunque era come se non girasse).
Paneroni, che di professione faceva il verduraio, morì nel 1950 e il suo paese natale (Rudiano, nel bresciano) in occasione del cinquantenario della morte gli ha dedicato perfino una mostra.
L'ostinazione con cui Paneroni professava le sue idee lo ha ripagato con la moneta sonante della gloria. In fondo Paneroni la pensava come Tolomeo e Dante Alighieri, e dunque si trovava in buona compagnia (Per tanti, anche adesso, non gira. L'ho detto l'altro giorno a un vecchio contadino, e sapete come m'ha risposto? Ch'era una buona scusa per gli ubriachi). Ha avuto solamente il torto di vivere nell'epoca sbagliata, come spesso capita a molta gente.

Franco Gàbici

 

N.B. - I corsivi sono tratti da Luigi Pirandello, «Il fu Mattia Pascal».

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).

 

 

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