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Rubrica ad aggiornamento settimanale
 

21 Ottobre 2001

 

 

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Oggi parliamo della teoria della relatività di Einstein, non certo per proporvi una lezione, ma per sfatare una sorta di leggenda metropolitana che offusca e ridicolizza questa grandissima teoria. Intanto diciamo subito che l'opinione comune fa di ogni relatività un fascio, ma in realtà le teorie sono due, la ristretta o speciale (1905) e la generale (1915). La prima rivede sostanzialmente i nostri concetti di "spazio" e di "tempo", mentre la seconda è una nuova teoria della gravitazione.
Ma quello che volevo raccontarvi è che la relatività non afferma affatto che a questo mondo tutto sia relativo. Questo lo aveva già affermato Galilei e poi, via, non è necessario essere geni per arrivare a conclusioni del genere e pertanto Einstein non può essersi guadagnato i "galloni" della fama per aver annunciato una banalità simile.
Lo stesso Einstein, del resto, ammise che il nome affibbiato alla sua teoria non fu molto azzeccato, proprio perché avrebbe potuto ingenerare equivoci a non finire e in effetti oggi nove persone su dieci (e sono ottimista) credono che Einstein abbia veramente affermato che tutto sia relativo. In realtà il "tutto è relativo" costituisce la premessa del discorso einsteiniano. Considerate un viaggiatore seduto in uno scompartimento di un treno in corsa che a un bel momento accende una sigaretta. L'accensione del fiammifero e la prima "aspirata" di fumo, secondo il viaggiatore che sta sul treno, avvengono nello stesso luogo (lo scompartimento). Per un osservatore che sta fermo sulla banchina, invece, i due eventi non sono avvenuti nello stesso luogo, perché il treno si muove e pertanto sono separati spazialmente.
Lo stesso fenomeno, dunque, è descritto in modo diverso e ad ogni descrizione corrispondono diverse misure.
Se due osservatori osservano lo stesso fenomeno, non si troveranno mai d'accordo sui dati misurati.
Chi ha ragione, allora?
Hanno ragione entrambi.
Ma allora Einstein che c'entra?
C'entra, c'entra, eccome, perché Einstein fa, per così dire, da paciere e, dopo avere invitato i due litiganti a inserire i loro dati relativi alle misure di spazio e di tempo in una formuletta che assomiglia vagamente alla formula del teorema di Pitagora (chiamata "intervallo spazio-temporale"), li esorta a fare i conti e, con somma sorpresa, i due si accorgono che il risultato ottenuto è lo stesso.
Ecco allora il vero contenuto della relatività. Nonostante, e sottolineo nonostante, le misure di spazio e di tempo "relative" ad uno stesso fenomeno siano diverse, esiste un qualcosa di "assoluto" che è comune a tutti. La teoria della relatività, dunque, è una teoria dell'assoluto.
Pochi ne sono a conoscenza, anzi spesso si sente parlare di relativismo in modo dispregiativo. E invece Einstein ha affermato tutto il contrario. Difficile, però, togliere dalla testa della gente certe convinzioni e certi vizi. Per molti Einstein è quel simpatico vecchietto che si è guadagnato la gloria per aver annunciato ai mortali che tutto è relativo. Ma fate attenzione, perché questa affermazione sottende un grossissimo equivoco. Affermare che Einstein abbia affermato che "tutto è relativo" sarebbe come dire che "Girolamo Savonarola è morto per una infiammazione"!

Franco Gàbici

 

 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).

 

 

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