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Ebbene sì, lo confesso
non riesco a
leggere i libri di Eco
Ho provato con «Il nome della rosa», ho tentato ancora con «Pendolo di Foucault»,
no, non ce la faccio e non leggerò neppure l'ultimo appena uscito...
Ogni volta che esce un libro di Umberto Eco cado in una crisi profonda e il motivo è presto detto. Un libro di Eco costituisce sempre un grande avvenimento nel campo culturale e nei salotti letterari non si parla d'altro. Recentemente mi ha pure telefonato una cara amica per dirmi che la
lettura dell'ultimo libro di Eco la sta mandando in sollucchero e si
augurava che pure io mi stessi solluccherando. E invece devo confessarvi
che non mi riesce di leggere i libri del grande Umberto. E non riesco a
capire il motivo. Forse uno psicologo potrebbe aiutarmi a sbrogliare
questa matassa.
Tutto è iniziato con «Il nome della rosa».Il titolo entrò immediatamente a far parte della mia biblioteca personale, ma al primo tentativo di lettura naufragai vergognosamente. Tutti leggono Eco, tutti
parlano di questa stramaledetta "rosa" e io non riesco ad andare oltre venti
pagine? Non sia mai detto. Lascio decantare un po' il libro e nel frattempo
evito di frequentare salotti per non essere coinvolto nella discussione e dopo
qualche settimana riattacco. Niente da fare. Per me leggere Eco è come scalare
una montagna.
A farla corta ho attaccato diverse volte «Il
nome della rosa»e alla fine ho deciso di lasciar perdere anche perché non credo sia obbligatorio
leggere Eco né mi risulta che nessun medico lo prescriva per trarne benefici
alla salute. Dunque, si campa benissimo anche senza aver letto «Il nome della Rosa»e tanto per farmi un po' di coraggio potrei chiedere a Eco se lui per caso abbia
mai letto«I
principi della meccanica quantistica»di Paul Maurice Adrian Dirac. Lui potrebbe rispondermi che si campa ugualmente
anche senza averlo letto. Giustissimo. E così siamo pari.
Poi uscì il «Pendolo
di Foucault»con quella disquisizione iniziale intorno al "pi greco" non proprio corretta e
soprattutto ricordo una sua intervista (di Eco, non del "pi greco") nel corso
della quale lo scrittore faceva presente al mondo intero che lui aveva spedito
suo figlio al Planetario di Parigi per fare non so bene cosa (sempre in funzione
del libro, si capisce) al che ho pensato che poteva risparmiare i soldi del
viaggio cercando anche un Planetario in Italia.
Poteva mandare il figlio anche a Ravenna, magari al mio Planetario, perché i
programmi dei Planetari sono tutti uguali e anche noi abbiamo un Pendolo di
Foucault (che però non funziona, ma cosa volete che sia un pendolo che non
funziona di fronte a tutte le cose al mondo che non funzionano!). E poi in
un'altra intervista Eco fece presente al mondo intero che lui andò in non so
quale Planetario e provò una emozione fortissima al vedere il cielo che
corrispondeva al giorno (anzi alla notte) del suo compleanno e la gente a
pensare ah che idea geniale si è accesa nella testa di Eco! E invece Eco può
rinnovare la sua emozione standosene a casa sua ad ammirare il cielo notturno il
giorno del suo compleanno perché il cielo è sempre lo stesso e non è cambiato
proprio niente da sessant'anni a questa parte.
Le circa tremila stelle che sono visibili ad occhio nudo si presentano sempre
allo stesso modo e se proprio vogliamo cercare il pelo nell'uovo possiamo dire
che l'unica differenza consiste nella diversa posizione dei pianeti, ma
considerando che i pianeti visibili sono cinque e che Mercurio non si vede quasi
mai e che è difficile vedere insieme anche tutti gli altri quattro, se su uno
sfondo di tremila stelle cambia soltanto la posizione di due o tre luci (i
pianeti) sfido chiunque a notare la differenza. Eco, dunque, sembra non avere
idee molto chiare in fatto di astronomia ed evidentemente non le hanno nemmeno i
suoi lettori.
Non credo che ai miei lettori interessi più di tanto essere messi al corrente
che io non abbia mai letto Umberto Eco, ma qualcosa dovevo pur dire per chiudere
questa Bollicina prima di andare qualche settimana in ferie. Tutti
parlano di ferie e alla fine dovrò andare anch'io. Nella mia valigia delle
vacanze si trovano decisamente più libri che calzini. Quasi quasi ci ficco
dentro anche l'ultima fatica di Eco. E se poi non mi riuscirà di leggere nemmeno
questa? Forse è meglio che la lasci fuori dalla valigia, mica voglio trasformare
le mie vacanze in una tortura.
E buone ferie, cari lettori.
Franco Gàbici
Sereno Ferragosto a Tutti la prossima rubrica alla fine del mese
Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della
cognizione di
Franco Gàbici
Basta una e-mail a ed@simonel.com per
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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