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Ravenna,22 dicembre 2004


di memoria, cultura e molto altro...

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Buon Natale, amici
In compagnia di Enrico Panzacchi e ricordando un tempo che fu.

Per augurare ai miei lettori il Buon Natale ho scelto questa poesia intitolata “Natale”:

Alta è la notte, scendono
in candida legione
dal firmamento gli angeli
recinti di splendor.
Pace alla gente buona
è nato il Redentor.

Fiocca la neve déstansi
in mezzo all'ombra e al gelo
e alle melòdi angeliche
rispondono i pastor
Sia gloria a Dio del cielo
è nato il Redentor!

Un tintinnio di giubilo
da mille torri suona
s'allargano le tenebre,
Spuntan dai tronchi i fior.
Pace alla terra buona
è nato il Redentor.

Nell'umile presepio,
o Dio, invan ti celi;
a offrire i re già vengono
mirra, profumi ed òr.
Gloria sia a Dio nei cieli
è nato il Redentor.

Magari qualcuno la ricorderà, perché questa poesia odora maledettamente di infanzia, di scuola elementare, di grembiulini col baverino bianco, di pennini imbevuti nell’inchiostro, di carte assorbenti… L’ha scritta Enrico Panzacchi, uno di quei nomi che ti resta in testa per tutta la vita come Vittoria Aganor  Pompili o Alba de Cespedes, nomi che sembrano fatti apposti per vivere in eterno dentro alle pagine di un polveroso libro di scuola elementare. Per la verità di Panzacchi ricordo soprattutto “Le monachine”, quelle che scintillavano nella gola nera del camino e che volavano in alto per poter vedere le stelle e che iniziava così:

Siedono i bimbi attorno al focolare
e pigliano diletto
coi visi rubicondi, a riguardare
le monachine mentre vanno a letto….

Le “monachine”, se non lo avete ancora capito, sono le faville generate dalla legna che arde nel camino e che da tempo non fanno più parte dell’arredo della casa perché oggi ci si scalda al tepore dei termosifoni. E poi mi piace ricordare Panzacchi perché proprio in questo 2004 cade il centenario della morte (era nato ad Ozzano nell’Emilia nel 1840) e mi sembra che nessuno lo abbia ricordato. Eppure fu novelliere, critico e poeta e anche un apprezzatissimo oratore. Dopo la laurea in filologia insegnò estetica all’università e fu impegnato anche in politica ricoprendo la carica di assessore all’istruzione. Si deve a lui il rinnovamento della scuola elementare a Bologna e l’introduzione della figura dell’insegnante di storia dell’arte nelle scuole. Con una circolare, infatti, ordinò che tutti gli docenti di lettere insegnassero anche storia dell’arte. A Bologna frequentò Carducci e Olindo Guerrini, insieme ai quali dette vita al giornaletto satirico “Il Matto”. Stimava molto il Carducci e quando il poeta scrisse “Ode alla regina d’Italia”, Panzacchi ne fu entusiasta e gli inviò niente meno che un mazzo di rose.
Famosissima era la sua distrazione. Dimenticava gli appuntamenti e mentre la gente lo aspettava in aula o in teatro per ascoltare una delle sue straordinarie conferenze, lui passeggiava tranquillo per la strada. Una volta uscì da teatro dimenticando perfino la moglie! Famoso anche l’episodio del treno. Durante gli anni del suo impegno politico aveva concordato un incontro coi suoi elettori in un piccolo paese, che si mobilitò per andare ad accoglierlo alla stazione con tanto di striscioni e di banda musicale.
Purtroppo Panzacchi, anziché salire sul treno giusto, sceglie il treno che non aveva in programma la fermata nel paesino che lo stava aspettando con tanto
calore! Ma in fondo tutta la vita è un salire e scendere su treni sbagliati e su errori di coincidenze. Ma non imbarchiamoci nei discorsi filosofici. E’ Natale. Enno Flaiano diceva che trascorrere un intero Natale a Roma ucciderebbe anche un elefante. Non so cosa intendesse dire. Ma io non corro questo pericolo, sia perché non sono un elefante e poi perché il Natale lo trascorrerò a Ravenna. E se ne avrò voglia accenderò anche il camino. Per vedere le “monachine” attraversare la nera cappa del camino e volare incontro alle stelle. E mi ricorderò di Panzacchi e di quando ero bambino.
Buon Natale amici.

Franco Gàbici


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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .


 

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