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                  Ravenna 22 maggio 2005



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Te lo do io il Divo in Tv
Di bravi ce ne sono tanti in giro. Quindi, perché preoccuparsi tanto di Bonolis o Baudo? Come diceva Luigi Firpo, per creare un divo basta che uno passi e ripassi davanti alle telecamere. E allora, essendoci tanti bravi in giro ancora lontani dalle telecamere...

Molti anni fa ricordo di aver ascoltato una conversazione di Luigi Firpo e mi è rimasta impressa nella mente una sua affermazione sul divismo televisivo che, secondo me, tutti gli amministratori della nostra beneamata Rai dovrebbero ricamarsi sul bavero. Firpo, in sostanza, disse che i divi esistono perché esiste la televisione e pertanto se non ci fosse la televisione non esisterebbero i divi.
Ora tutto questo potrebbe anche sembrare una banalità, ma l’affermazione sottende una verità più sottile, che evidentemente sfugge agli amministratori della Rai. E la verità è questa è il mezzo che crea il divo. Se Pippo Baudo o Paolo Bonolis non avessero avuto la fortuna di disporre di elettroniche epifanie televisionistiche, sarebbero stati due bravi animatori di feste parrocchiali o di qualche circolo ricreativo (di sinistra, però). Sono convinto, infatti, che di Pippibaudi e di Paolibonolis ne esistano una caterva ma dal momento che non hanno dietro le spalle la televisione, fanno per l’appunto gli animatori parrocchiali o di quale circolo culturale (sempre di sinistra). Insomma, quello che voglio dire è che lo stomaco del telefilo (questo termine credo di averlo coniato adesso e spero che qualcuno ne terrà conto quando uscirà la nuova edizione di quale dizionario…) è capace di sopportare tutto.
Vedo apparire in tivù certi deficienti che sicuramente non troverebbero posto nemmeno in un teatrino parrocchiale o in un circolo culturale (sempre e soltanto di sinistra…) perché, come si dice, esiste pur sempre un limite alla decenza e al cattivo gusto. Ma siccome ce li troviamo anche dentro al caffelatte alla mattina veicolati dai tubi catodici, lo si voglia o no, sono diventati dei divi. E Firpo aveva ragione, oh sì se ne aveva, e per quel che mi riguarda se Paolo Bonolis se ne va dalla Rai (ho letto la notizia sulla prima pagina della Stampa del 18 maggio scorso) a me sinceramente non interessa proprio niente sia perché certi programmi non li seguo e poi perché son sicuro che per un Bonolis che se ne va ce ne sarà sempre uno che arriva e sarà sufficiente che il suo bel faccione appaia in tivù per un mese di fila che il nostro sconosciuto entra nel gotha dei divi.
Se proprio lo volete sapere anch’io vado in giro per la Romagna a presentare spettacolini e qualche volta partecipo come ospite a programmi mandati in onda da televisioni private. Beh, state a sentire, un giorno cammino tranquillamente per la strada quando un signore mi si fa incontro e puntandomi il dito mi dice tutto giulivo “Lei ieri sera l’ho visto alla televisione!” e mi guardava come se fossi stato un divo vero sceso dal gotha televisivo a miracol mostrare. E magari se ne sarà tornato a casa dicendo che ha visto per strada un personaggio televisivo.
L’episodio si commenta da sé e se tanto mi dà tanto si capisce perché l’effetto moltiplicatore della televisione nazionale possa creare divi. Questo gli amministratori dovrebbero metterselo in testa e ne trarrebbe vantaggio tutta l’azienda. Io, si fa per dire, andrei alla televisione e mi accontenterei di ricevere per compenso un millesimo di quello che percepiscono i divi e in questo modo l’azienda ne trarrebbe un grande beneficio economico. E invece stanno a preoccuparsi se Celentano arriva o non arriva, se Baudo se ne va, se Bonolis se ne va…preoccupazioni inutili, credetemi.
Un divo si crea nell’arco di pochi mesi, credetemi, e se i nostri divi emigrano in altre televisioni, vadano pure. State sicuri che dietro all’angolo ci sono tanti divi in potenza che non aspettano altro di comparire in tivù. E il successo è garantito, perché il telefilo ingoia di tutto. Su questo potete star sicuri.

  Franco Gàbici


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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

 


 

 

 

 

 

Franco Gàbici

 

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