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Ravenna, 2 Marzo 2007
Basta con Sanremo:
Ho fatto sigillare il televisore e guardo lo show della Luna in
rosso
Alla
vigilia di martedì 27 febbraio, data di inizio del Festival della
canzone italiana, al fine di evitare che, per qualsiasi motivo, mi
venisse fatto di accendere la tivù, ho chiamato a casa un notaio al
quale ho imposto di mettere i sigilli al televisore, anzi a tutti i
televisori di casa. Il notaio, su mia precisa disposizione, toglierà i
sigilli a festival concluso.
Io le cose le faccio seriamente e quando dico che non guardo il
festival dico sul serio.
Siamo veramente alla follia collettiva. Se diamo uno sguardo alla
storia della televisione notiamo che tutte le trasmissioni hanno fatto
il loro tempo. Lascia o raddoppia?, Il Musichiere, Un
due e tre, L’amico del giaguaro, il Rischiatutto… sono
tramontate seguendo una naturale legge di estinzione della specie e
invece questo festival, macchè, si vuole tenere in piedi a tutti i costi
e con tutti i costi. Addirittura si è scomodato un ministro per firmare
l’abolizione del tetto ai compensi di Baudo e della sua valletta.
Noi poveri disgraziati che lavoriamo in aziende pubbliche, se per
un qualsiasi motivo incassiamo qualche soldo extra è tutto un impiccio
di carte, di permessi, di dichiarazioni che non vi dico, ma
evidentemente la legge è uguale per tutti, dove per “tutti” deve
intendersi “tutti i disgraziati”. Alla valletta corrispondono un milione
di euro che, se non sbaglio, corrisponde a due miliardi di vecchie
lirazze, come direbbe il buon Carlo Emilio Gadda e ha un bel dire la
valletta che si tratta di un compenso che riguarda tutto il suo “staff”
ma il fatto è che noi siamo “stuff” di assistere a queste ingiustizie
palesi. D’altra parte il Baudo nazionale ci fa sapere che il suo
compenso di 750 mila euro, che corrisponde pur sempre a un miliardazzo e
mezzo di altrettante lirazze, sarebbe minore del compenso percepito dai
suoi predecessori nelle precedenti edizioni festivaliere.
Sulla questione molti si sono sentiti in dovere di esprimere la
propria opinione. Un “compagno” di provata fede, ad esempio, ha
dichiarato “pretestuosa” la polemica ed ha ricordato che certi paladini
del libero mercato si ricordano di questo scandalo solo quando si tratta
di criticare la Rai. Parola di “compagno”, che possiede a Roma e a
Parigi case non certo da operaio. Mah e poi mah! E mentre sul primo
canale di dispiegavano le ugole, sull’altra rete si parlava della crisi
di governo. Ma volete mettere la crisi di governo con il festival di
Sanremo?
Il paragone non regge e allora torniamo al vecchio adagio del
“panem et circenses” con la sola differenza che qui ci danno sempre più
“circenses” e sempre meno “panem”.
Non bisogna, però, sparare sul Festival perché quest’anno sono
state presentate molte canzoni a sfondo sociale e canzoni di protesta. I
grandi temi del lavoro e della disoccupazione sono entrati a Sanremo e
dunque il festival ha compiuto un salto in avanti di grandissima
qualità. Il presentatore e la valletta si portano a casa quasi due
milioni di euro, ma questo è un dettaglio irrilevante. Incensiamolo,
allora, questo Festival, che le statistiche affermano essere seguito da
ben determinate fasce sociali e che alla faccia delle dichiarazioni
ufficiali sta perdendo interesse. Ma gli imbalsamatori stanno lavorando
a tutto spiano per dare una immagine credibile a questo ormai caro
estinto che riesce a monopolizzare le serate di milioni e milioni di
italiani.
E intanto penso che sabato 3 marzo, proprio in concomitanza con la
serata (se Dio vuole!) finale, sul grande palcoscenico del cielo andrà
in scena lo spettacolo di una eclissi totale di Luna. Un evento del
genere, in queste straordinarie condizioni di visibilità, si ripeterà
solamente nel 2026, ma dubito che i sanremisti lasceranno i teleschermi
per volgere gli occhi al cielo. Il massimo dell’eclisse si verificherà
attorno a mezzanotte e 20, guarda caso proprio in concomitanza con la
proclamazione dei vincitori.
Non sono a conoscenza delle clausole del contratto di Pippo, ma può
darsi che abbia chiesto alla Rai di posticipare l’eclisse totale di Luna
per consentire al suo Festival uno svolgimento regolare e probabilmente
gli amministratori della Rai avranno risposto con un diplomatico
“vedremo” per non angosciare il Pippo nazionale. Che ha tutto il diritto
di tenere in alto le briscole del suo Festival, così come chi non la
pensa come lui ha il sacrosanto diritto di affermare che di questo
Festival non gliene importa nulla. Come sentenziò Margherita Hack in
diretta tivù, sillabando il suo “non-me-ne-fre-ga-nien-te di fronte a un
esterrefatto Pippo.
E intanto la Luna sta preparandosi al suo show. Gli astronomi
dicono che diventerà rossa perché il filtro della nostra atmosfera
lascia passare con facilità solamente le radiazioni “rosse” (che so
quelli di lunghezza d’onda maggiore). Sarà anche vero, ma ieri sera,
durante una conversazione privata, la Luna mi ha detto: “Questa volta
diventerò rossa di rabbia perché milioni di terrestri preferiscono
Sanremo a me. Ma ti prego, non dirlo a nessuno…”.
Manterrò il segreto perché sono un uomo di parola.
Franco Gàbici
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
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