di memoria, cultura e molto altro...
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177 Ravenna, 18 ottobre 2005
Aspettando Celentano...
Poveri noi,
come stiamo cadendo in basso.
Dunque,
se ho capito bene, l’Italia tutta starebbe col fiato sospeso in attesa di
Celentano, che giovedì sera, alle 21, offrirà alla mandria “tutto-ingoia” dei tele-italioti il suo show all’interno del quale è previsto un’ora di parlato
(un’ora di parlato? E tutto il resto? Ma quanto dura?). Allucinanti, e
irresponsabili, a mio modo di vedere, le dichiarazioni del direttore generale
della Rai: “Celentano è un grande artista e può dire ciò che vuole”. Celentano è
un grande artista e qui possiamo anche essere d’accordo, ma non siamo affatto
d’accordo sul “può dire ciò che vuole”, a meno ché non si voglia ripristinare
l’antica pubblicità di Carosello, quella con Virna Lisi, ricordate?, che si
concludeva con la frase diventata famosa: “con quella bocca può dire ciò che
vuole”. E Celentano non è mica Virna Lisi. E non solo non può dir nulla, ma non
deve nemmeno scrivere nulla. Del Celentano televisivo, infatti, ricordo
solamente quella sua frase sgrammaticata che mandò in onda anni fa. Una “e”
senza l’accento. Cosa sarà mai un accento, voi direte, ma è pur sempre
indicativo di una formazione culturale. Va bene, direte ancora, l’istruzione non
è fondamentale, perché a volte può bastare anche la saggezza e poi lo diceva
anche Longanesi quando affermava “tutto quello che non so l’ho imparato a
scuola”. Però affidare il microfono per una telepredica a una persona che non
conosce le più elementari regole di grammatica mi sembra un po’ avventato. E poi
che male hanno fatto gli italiani per aggiungere a tutti i loro guai anche una
predica di Celentano? Mistero. Intanto Biagi gli ha già fatto sapere che non
sarà della partita. In compenso entreranno nel carrozzone tanti altri. Avanti
c’è posto, tanto paga mamma Rai, che deve avere un portafoglio senza fondo,
davvero, per sfamare tutta la sua famigliola. Nella seconda puntata ci sarà
anche Benigni che per quella famosa serata dantesca alla Rai intascò, secondo
quanto scrisse Aldo Grasso, qualcosa come 12 miliardi di vecchie lire. Sì, avete
letto bene, dodici miliardi di lirazze ed ha declinato l’invito del sindaco di
Ravenna che lo aveva contattato per declamare un canto davanti alla tomba
dell’”altissimo poeta”. Immaginavo che un grande artista appassionato di Dante
sarebbe venuto a piedi e senza compenso a Ravenna pur di provare quella
emozione. Macché. I soldi innanzi tutto. E qui mi viene in mente una
dichiarazione di Charlie Chaplin che una volta confidò ad un giornalista che i
critici vedevano nelle sue opere molta poesia e intenzioni profonde e invece lui
faceva film solamente per guadagnar soldi. Valli tu a capire gli artisti. Per
questo, forse, preferisco la coppia “Stanlio e Ollio”. Mi piaceva assai anche
Benigni, come comico però e non come regista. Il suo premio Oscar per “La vita è
bella” per me fa il paio con il Nobel a Dario Fo. Ma posso anche sbagliare. Una
cosa comunque è certa: non guarderò più Benigni alla tivù (e nemmeno al cinema)
e quando lo vedrò apparire cambierò canale. Non si fanno sgarbi a Dante. Dodici
miliardi per leggere e commentare un canto! Aldo Grasso scrive pure che il suo
professore lo faceva altrettanto bene, ma con minore compenso. Ci troviamo di
fronte, dunque, ad uno scompenso dei compensi! Che è un male comune. Ma tutto è
relativo e questa affermazione richiama il grande Einstein, anche se i grande
fisico non si è mai sognato di affermare che tutto a questo mondo è relativo,
anzi. Ma la gente continua a crederlo. Proprio ad Einstein sono state dedicate
tre bellissime giornate a Forlì organizzate dalla associazione “Nuova civiltà
delle macchine”, un carrozzone trainato dall’infaticabile Igino Zavatti, al
quale tempo fa, se ricordate, dedicai una bollicina perché nel nome della
scienza inscenò uno sciopero della fame. Certe cose succedono solamente qua da
noi, in questa terra grassa di Romagna che in questi giorni è squarciata dagli
aratri che mettono in mostra i suoi sapori azzurrini. E’ bello vedere squarciare
la terra, così come è bello in questo periodo osservare il pianeta Marte che
rosseggia e disfavilla. Ma pochi osservano Marte. In compenso gli occhi sono
puntati sulle isole dei famosi e sugli amorazzi dei divi. Poveri noi, come
stiamo cadendo in basso.
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Buon Compleanno,ONLY YOU!
Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon
Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005).
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