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Veder cader le foglie mi lacera dentro...
Tra i versi di Vincenzo Cardarelli e quelli di Giuseppe
Ungaretti parliamo tanto dell'autunno che, come sempre, anche quest'anno è
arrivato puntualmente...
Ragazzi arriva l’autunno (22
settembre), come del resto è sempre accaduto da che mondo è mondo. I segni
premonitori di questa stagione si avvertono nell’aria e nelle cose, le giornate
si ingobbiscono, i colori si fanno più caldi e il giallo delle foglie impasta
antiche malinconie.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
Soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno,
una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d'accordo
con gli uomini e con me stesso.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d'ippocastani.
L’autunno, che già il poeta annusava nelle piogge d’agosto (non lambiccatevi
troppo la testa perché ve lo dico io chi è il poeta in questione, è Vincenzo
Cardarelli), io lo vedo invece attraverso l’ombra del “Cerchio d’Ipparco”, un
antico strumento che ho fatto collocare proprio accanto al mio Planetario e che,
se volete, potete anche installare nel vostro giardino di casa. Per tutto
l’anno, questo cerchio proietta sulla sua base un’ombra ellittica la cui forma e
posizione dipendono ovviamente dall’altezza del sole sull’orizzonte, ma quando
il Sole si trova esattamente sul piano di questo cerchio succede il miracolo,
perché l’ombra diventa una retta.
Il fenomeno si ripete anche il primo giorno di primavera
(intorno al 21 marzo) e dunque i due giorni equinoziali sono caratterizzati da
questa ombra sottile e rettilinea. Lo avevano intuito i Greci fin dal secondo
secolo prima di Cristo. E dal momento che stiamo parlando di questioni
astronomiche vi invito a osservare il cielo poco prima dell’alba, perché il
pianeta Venere sta facendo di tutto per “far ridere l’oriente”, come diceva il
vecchio Dante, che sull’astronomia la sapeva lunga, oh sì se la sapeva lunga.
Ma torniamo alla Luna, perché in questo periodo si comporta in maniera tutta
particolare. Si legge nei libri che mediamente la Luna ritarda il suo sorgere di
circa tre quarti d’ora al giorno, ma in questo periodo se consultate un
almanacco astronomico vi accorgete che non è affatto vero perché la Luna ritarda
invece il suo sorgere di appena una ventina di minuti. Pertanto si potrebbe
anche affermare che l’astro bianco della notte si leva quasi alla stessa ora,
sicché verrebbe fatto di esclamare, con Caronte, “Son le leggi d’abisso così
rotte?”. E invece non si è rotto nulla ed è tutto normale. Il perché, però, è
troppo complicato da spiegare. La Luna, infatti, mica si chiama Luna per nulla.
E’ molto lunatica nei suoi comportamenti, tant’è che calcolare esattamente il
movimento del nostro satellite è un’impresa veramente difficile.
Pensate che secondo una delle teorie più recenti dovuta al famoso “Bureau des
Longitudes” di Parigi, per il solo calcolo della distanza Terra-Luna si tiene
conto di ben 9618 fattori periodici e, di questi, 8644 sono determinati dalla
attrazione dei pianeti. Un vero pasticciaccio. Ma nessuno pensa a queste cose,
altrimenti si guasterebbe la poesia del cielo. Perché c’è un cielo per
l’astronomia, ma c’è anche un cielo per la poesia. Un cielo che accoglierà
presto le nebbie autunnali. Ma oltre le nebbie, come canta Giuseppe Ungaretti,
ci sono sempre le stelle a consolarci:
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle.
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo.
Franco Gàbici
La poesia delle foglie è tratta dalla raccolta “Poesie d’amore”
di Nazim Hikmet.
Simonelli Editore consiglia di leggere:
Gadda - Il dolore della
cognizione di
Franco Gàbici
Basta una e-mail a ed@simonel.com per
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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