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Nonostante tutto, grasso è bello
Ollio, Fats Domino, Gino Bramieri...
Riflessione sulla campagna contro l'obesità lanciata, dopo quella contro il
fumo, dal ministro Sirchia.
Popolo
dei bollicinefili eccomi qua, dopo due settimane di sovrumani silenzi non dovuti
certo a profondissima quiete, ma al solito superlavoro che mi stringe d’assedio
come l’inverno di Sinisgalli, del quale vi ho parlato molte bollicine fa e che
vi consiglierei di andare a ripescare, non certo per leggere quello che ho
scritto io, ma per leggere quanto invece ha scritto lui, il Leonardo, che è
indubbiamente un grande.
In queste due settimane sono accaduti diversi fatti e uno di questi mi ha
particolarmente colpito, forse perché mi sono sentito in qualche misura
coinvolto. Intendo riferirmi alla campagna contro gli obesi, una categoria alla
quale si accede senza tessere né iscrizioni e che ahinoi è in grande espansione.
Insomma anche la categoria dei grassi si ingrassa e questo è un bene, anzi un
male. E il ministro Sirchia ha invitato il popolo del colesterolo a misurarsi i
lombi per vedere se casca o meno dentro alla normalità o se invece supera il
livello di guardia, anzi di grasso. Ma io, oh sì, la faccio in barba al ministro
Sirchia con uno stratagemma molto semplice. Lui ha fatto sapere, infatti, che
non bisogna oltrepassare i 102 cm di vita per gli uomini e 88 per le donne.
Benissimo. Procuratevi allora (mi sto rivolgendo agli uomini) un elastico lungo
102 centimetri e sistematevelo attorno alla vita. Scoprirete che siete dentro
alla norma e dormirete sonni tranquilli. Le femmine facciano altrettanto.
Elementare Watson.
Eppure, nonostante tutto, grasso è bello. Penso al “grassone” Oliver Norvell
Hardy, il simpaticissimo Ollio della premiatissima ditta Laurel & Hardy e provo
ad immaginare cosa sarebbe stata la coppia se fosse stata formata da due
“magri”. Uno schifo. Anzi la mole di Ollio è stata la chiave del suo successo. E
pensare che Ollio aveva iniziato la sua carriera come attore serio, impersonando
parti da “cattivo” in certi film western, un ruolo che sicuramente non gli era
congeniale perché i grassi non sono mai cattivi, ma buoni e paciosi. Poi la sua
“grassitudine” gli spalancò le porte della celebrità. L’occasione gli venne
mentre stava girando il solito western nel corso del quale Ollio, alla fine di
una certa sequenza, avrebbe dovuto precipitarsi verso il suo cavallo, montargli
in groppa e fuggire. Fra il copione e il fare, però, c’era di mezzo la stazza
dell’attore e così andò a finire che Ollio saltò sul destriero con troppa
veemenza e la povera bestia non resse l’impatto e si accasciò, fra le risate
generali di tutto il set. Era nato così il comico Ollio.
Se andiamo poi nel mondo dello spettacolo troviamo cantanti e attori che hanno
sventolato la loro obesità senza pensare ai 102 centimetri. Domino, che andava
per la maggiore negli anni Cinquanta, si presentò addirittura con il nome Fats
(che in inglese significa “grasso”) e incise i suoi successi per la London come
“Fats Domino” e nei filmati dell’epoca si vede che accarezza la tastiera del
pianoforte con le sue dita che sembrano salsicciotti mentre canta “Blue monday”
o “Blue Berry Hills”…
E il nostro Gino Bramieri dove lo mettiamo? Calcò le scene grassissimo e
simpaticissimo, poi si fece ammaliare dalla sirena della magrezza e ridusse non
poco la sua massa. E il fratone di Robin Hood? Tutti grassi da morire, ma
simpaticissimi e bonaccioni. Grasso è bello, dunque, ma un po’ di dieta non
farebbe male. Mettiamolo in agenda come proposito per il 2005, che è anche stato
proclamato l’anno mondiale della fisica. Ed è anche l’anno di Einstein, perché
il grande scienziato formulò la prima parte della sua Relatività proprio cento
anni fa, nel 1905 e morì cinquant’anni fa nell’aprile del 1955. Avevo all’epoca
quasi dodici anni, frequentavo la prima media inferiore, avevo già iniziato lo
studio del latino con tanto di “rosa, rosae…” (prima declinazione), “lupus,
lupi…” (seconda), “res, rei…” (terza) e via discorrendo e avevo in testa gli
atomi, che mi appassionavano tanto. Mi sembra di ricordare vagamente che i mass
media, allora ridotti veramente all’essenziale (niente tivù ma solo radio e i
quotidiani non è che girassero in tutte le case), parlassero di questo Einstein,
che io conoscevo perché già avevo letto qualcosa su di lui. Era un libricino
edito dalle Paoline che io conservavo gelosamente insieme a certi numeri della
rivista “Scienza e vita” e ai miei quaderni dove scrivevo certi miei appunti. Da
grande sarei diventato un grande fisico. Direi che ne ero quasi sicuro. E anche
la mia gatta annuiva ronfandomi le sue tenerezze feline nelle mie veglie
notturne. Fuori la notte gridava tutto il suo silenzio. Ed io ero magro come un
chiodo. Poi il tempo passò veloce e la velocità, come è noto, induce effetti
relativistici sulla “massa”, dilatandola. Sarà per questo che oggi mi trovo a
meditare sulle misure del ministro Sirchia. Il che, diceva Giovannino Guareschi,
è bello e istruttivo.
Franco Gàbici
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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