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Ravenna, 30 gennaio 2005


di memoria, cultura e molto altro...

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Nonostante tutto, grasso è bello
Ollio, Fats Domino, Gino Bramieri... Riflessione sulla campagna contro l'obesità lanciata, dopo quella contro il fumo, dal ministro Sirchia.

Popolo dei bollicinefili eccomi qua, dopo due settimane di sovrumani silenzi non dovuti certo a profondissima quiete, ma al solito superlavoro che mi stringe d’assedio come l’inverno di Sinisgalli, del quale vi ho parlato molte bollicine fa e che vi consiglierei di andare a ripescare, non certo per leggere quello che ho scritto io, ma per leggere quanto invece ha scritto lui, il Leonardo, che è indubbiamente un grande.
In queste due settimane sono accaduti diversi fatti e uno di questi mi ha particolarmente colpito, forse perché mi sono sentito in qualche misura coinvolto. Intendo riferirmi alla campagna contro gli obesi, una categoria alla quale si accede senza tessere né iscrizioni e che ahinoi è in grande espansione. Insomma anche la categoria dei grassi si ingrassa e questo è un bene, anzi un male. E il ministro Sirchia ha invitato il popolo del colesterolo a misurarsi i lombi per vedere se casca o meno dentro alla normalità o se invece supera il livello di guardia, anzi di grasso. Ma io, oh sì, la faccio in barba al ministro Sirchia con uno stratagemma molto semplice. Lui ha fatto sapere, infatti, che non bisogna oltrepassare i 102 cm di vita per gli uomini e 88 per le donne. Benissimo. Procuratevi allora (mi sto rivolgendo agli uomini) un elastico lungo 102 centimetri e sistematevelo attorno alla vita. Scoprirete che siete dentro alla norma e dormirete sonni tranquilli. Le femmine facciano altrettanto. Elementare Watson.
Eppure, nonostante tutto, grasso è bello. Penso al “grassone” Oliver Norvell Hardy, il simpaticissimo Ollio della premiatissima ditta Laurel & Hardy e provo ad immaginare cosa sarebbe stata la coppia se fosse stata formata da due “magri”. Uno schifo. Anzi la mole di Ollio è stata la chiave del suo successo. E pensare che Ollio aveva iniziato la sua carriera come attore serio, impersonando parti da “cattivo” in certi film western, un ruolo che sicuramente non gli era congeniale perché i grassi non sono mai cattivi, ma buoni e paciosi. Poi la sua “grassitudine” gli spalancò le porte della celebrità. L’occasione gli venne mentre stava girando il solito western nel corso del quale Ollio, alla fine di una certa sequenza, avrebbe dovuto precipitarsi verso il suo cavallo, montargli in groppa e fuggire. Fra il copione e il fare, però, c’era di mezzo la stazza dell’attore e così andò a finire che Ollio saltò sul destriero con troppa veemenza e la povera bestia non resse l’impatto e si accasciò, fra le risate generali di tutto il set. Era nato così il comico Ollio.
Se andiamo poi nel mondo dello spettacolo troviamo cantanti e attori che hanno sventolato la loro obesità senza pensare ai 102 centimetri. Domino, che andava per la maggiore negli anni Cinquanta, si presentò addirittura con il nome Fats (che in inglese significa “grasso”) e incise i suoi successi per la London come “Fats Domino” e nei filmati dell’epoca si vede che accarezza la tastiera del pianoforte con le sue dita che sembrano salsicciotti mentre canta “Blue monday” o “Blue Berry Hills”…
E il nostro Gino Bramieri dove lo mettiamo? Calcò le scene grassissimo e simpaticissimo, poi si fece ammaliare dalla sirena della magrezza e ridusse non poco la sua massa. E il fratone di Robin Hood? Tutti grassi da morire, ma simpaticissimi e bonaccioni. Grasso è bello, dunque, ma un po’ di dieta non farebbe male. Mettiamolo in agenda come proposito per il 2005, che è anche stato proclamato l’anno mondiale della fisica. Ed è anche l’anno di Einstein, perché il grande scienziato formulò la prima parte della sua Relatività proprio cento anni fa, nel 1905 e morì cinquant’anni fa nell’aprile del 1955. Avevo all’epoca quasi dodici anni, frequentavo la prima media inferiore, avevo già iniziato lo studio del latino con tanto di “rosa, rosae…” (prima declinazione), “lupus, lupi…” (seconda), “res, rei…” (terza) e via discorrendo e avevo in testa gli atomi, che mi appassionavano tanto. Mi sembra di ricordare vagamente che i mass media, allora ridotti veramente all’essenziale (niente tivù ma solo radio e i quotidiani non è che girassero in tutte le case), parlassero di questo Einstein, che io conoscevo perché già avevo letto qualcosa su di lui. Era un libricino edito dalle Paoline che io conservavo gelosamente insieme a certi numeri della rivista “Scienza e vita” e ai miei quaderni dove scrivevo certi miei appunti. Da grande sarei diventato un grande fisico. Direi che ne ero quasi sicuro. E anche la mia gatta annuiva ronfandomi le sue tenerezze feline nelle mie veglie notturne. Fuori la notte gridava tutto il suo silenzio. Ed io ero magro come un chiodo. Poi il tempo passò veloce e la velocità, come è noto, induce effetti relativistici sulla “massa”, dilatandola. Sarà per questo che oggi mi trovo a meditare sulle misure del ministro Sirchia. Il che, diceva Giovannino Guareschi, è bello e istruttivo.

Franco Gàbici


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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .


 

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