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di memoria, cultura e molto altro...      Ravenna, 6 Gennaio 2008



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CONGRATULAZIONI a Franco Gàbici: gli è stato assegnato il Premio Guidarello di Giornalismo.
  Gli Italiani
  applaudono tutto
  e il contrario di tutto...

  Parlare di sé è brutto, sa di vanesio ma a volte è necessario. Non so se lo avete appreso da qualche fonte giornalistica, ma nello scorso novembre sono stato insignito del Premio Guidarello per il giornalismo d’autore e fra gli altri premiati c’erano nomi come Andreotti e Mike Bongiorno, questo per dire che non era uno scherzo.
  Conduceva la serata Bruno Vespa e il Bruno essendo a conoscenza del fatto che sono anche il presidente della Dante Alighieri di Ravenna mi ha posto inevitabilmente una domanda dantesca.
  Era il periodo in cui sui giornali si parlava della “querelle” Benigni/Sermonti e inevitabilmente il Bruno mi ha chiesto da quale parte io stessi. Gli ho risposto che stavo dalla parte di Sermonti e tutto il teatro, pieno come un uovo, ha applaudito. Poi la stessa domanda è stata rivolta a un altro che ha invece detto che stava dalla parte di Benigni. E il teatro ha applaudito.
  Gli italiani sono fatti così. Applaudono tutto e il contrario di tutto.
  L’ho presa alla larga, d’accordo, ma il motivo c’è e l’ho letto oggi sui giornali. La notizia del giorno è che il “Tutto Dante” di Benigni è in calando. Evidentemente la gente non ne può più di sentire le solite sparate contro Berlusconi, Mastella e chi più ne ha più ne metta prima di ascoltare Dante e così ha deciso di cambiar canale.
  Bravi italiani. Una volta tanto si sono dimostrati intelligenti.

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  Io Benigni non lo seguo più, da tempo. Ero un affezionato fan del comico toscano fin dal lontano 1976 quando pochi sapevano chi fosse Benigni (lo seguivo in terza serata quando andava in onda “Televacca”, ricordate? Non lo ricordate? Beh, allora vuol dire che siete proprio giovani) ma da quando ho saputo che per la lettura televisiva del XXXIII canto del Paradiso ha preteso (e la Rai, udite udite, lo ha accontentato) la bella cifra di 12 miliardi di vecchie lirazze io Benigni non lo seguo più e così se mai leggerete che Benigni è stato ascoltato da dieci milioni di telespettatori tenente presente che in realtà i telespettatori sono 9 milioni e 999 mila perché io mi sono chiamato fuori.
  Dunque il Dante di Benigni è in calo e la cosa mi fa piacere perché, se non lo sapete, Dante è una cosa seria, terribilmente seria e se Benigni decide di leggerlo deve limitarsi a declamare le terzine del Poeta anziché divagare. Sono del parere che ognuno debba fare il proprio mestiere e invece, macchè, quando la televisione ti dà un po’ di potere succede che vai sempre fuori dalle righe.
  Pensate, ci tocca di sorbirci perfino le prediche di Celentano, altro mito della mia adolescenza che da anni non seguo più perché quando voglio sentire una predica vado in Chiesa ad ascoltare un prete. E fatelo anche voi, per piacere. Così questa gente la smette di credersi dei padreterni venuti in terra a indottrinare la povera gente. Mi piaceva molto il Celentano che cantava “Mai, mai, mai più t’amerò così tanto per tutta la vita…” mentre il don Celentano proprio non lo sopporto anche perché in genere le prediche dovrebbero venire da un personaggio che culturalmente sta sopra di te di alcune spanne e invece, beh lasciamo perdere, tanto il mondo è fatto così e nessuno lo cambierà. Nemmeno le prediche del Molleggiato.
  E poi leggo che in questi giorni le librerie hanno aperto a mezzanotte per consentire alla gente di andare ad acquistare il libro delle avventure di Herry Potter. Mi piacerebbe molto poter aprire le zucche della gente per vedere cosa ci sia al posto della normale materia grigia. Probabilmente segatura. Io non ho mai letto una riga di questo Potter, non so chi sia e manco me ne frega di saperlo. È da considerare una lacuna?
  Se proprio lo volete sapere non ho mai letto nemmeno “Il nome della rosa” di Eco anzi, come mi sembra di aver già scritto mille “Bollicine” fa, ho tentato diverse volte di leggerlo ma non sono riuscito ad andare oltre le venti pagine. Come si fa a leggere un autore che ne “Il pendolo di Foucault” esordisce con una colossale stupidaggine della quale ovviamente nessuno si è accorto?
Scrissi un pezzetto per una delle testate alle quali collaboro per rimarcare la grossolanità dell’errore ma il direttore, evidentemente a digiuno delle più elementari nozioni di fisica, ha detto che andava bene così e che Eco non si doveva “toccare”. E così via libera alle sue ostentazioni, tipo quella con la quale informò i suoi lettori dell’emozione provata in un Planetario di non so dove che, attraverso una particolare magia, aveva ricostruito il cielo che corrispondeva al giorno della sua nascita. E tutti i lettori a dire “oh!” senza sapere che basterebbe guardare il cielo in quello stesso giorno per averlo uguale a quello di settant’anni fa (pianeti a parte si capisce). E senza andare in giro per il mondo, Eco poteva venire al Planetario di Ravenna, che io dirigo dal 1985, per vedere le stesse cose che dice di aver visto a mille chilometri di distanza.
  Mah! Il mondo è fatto proprio male. Penso alla gente che ieri sera si è fatta una notte in bianco per andare ad acquistare una copia del suo Potter. Che mondo! Però, adesso che ricordo, tempo fa mio cugino Gigi, ingegnere in pensione che abita a Roma, mi mandò una e-mail per informarmi che in una libreria di Roma aveva visto una biografia di Peppino di Capri. Mi armai immediatamente di sacco a pelo e andai a dormire nei pressi della libreria più fornita della mia città per essere pronto all’apertura della mattina dopo.
  Ma non vorrete mica mettere Potter con Peppino di Capri? Via, siamo seri!

Franco Gàbici

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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).



 


Franco Gabici

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