Gli “omini verdi”, quelli con le antenne, non esistono. Quelli rossi invece sì, li hanno scoperti alcuni ricercatori mentre stavano volando a bassa quota su una zona della foresta dell’Amazzonia, e precisamente la zona fra il Brasile e il Perù, e si tratta di indigeni che più indigeni non si può perché questa gente, infatti, nuda e dipinta di rosso, pare non sia mai venuta a contatto con il resto del mondo e quando ha visto lo strano affare che passava a bassa quota sopra di loro (l’aereo della spedizione) ha espresso tutto il suo disappunto per essere stata disturbata scagliando frecce contro lo strano volatile e magari pensando anche di abbatterlo per mangiarselo.
Quegli indigeni scoperti per caso dall’uomo del XXI secolo fanno rivivere, in fondo, la vecchia avventura di Robinson Crusoe e del suo selvaggio Venerdì.
Leggendo questo episodio di cronaca verrebbe quasi da identificare tutta l’umanità nell’eroe Robinson che, elevato nel Settecento a simbolo della colonizzazione inglese, oggi può essere considerato la personificazione dell’eroe autarchico che cerca di sfruttare tutte le ricchezze della terra a beneficio della sua sopravvivenza. E in questo procedere Robinson incontra anche oggi il suo Venerdì, identificato nel gruppo sparuto di indigeni impauriti e dipinti di rosso.
Perché non capite “Una Canzone al Giorno”?
Ma il Robinson di Defoe, come scrive John Richetti nella introduzione all’edizione mondadoriana del romanzo nel 2003, “vive un’esperienza che lo porta a capire l’importanza del valore d’uso e dei mezzi di sussistenza naturali” e il fatto che Robinson da naufrago che era si trasformi in padrone e signore dell’isola “è una delle ragioni per cui la sua storia è stata eletta a mito della moderna cultura inglese ed europea”.
La scoperta che anche nel nostro pianeta possono essere nascosti dei Venerdì sembra quasi voler suggerire all’uomo moderno di ripercorre l’esperienza di Crusoe, che consiste in una profonda riflessione e revisione della sua vita.
Praticamente l’esperienza di Robinson è un ripartire da zero e questa ripartenza lo obbliga a riflettere sui veri valori e allora ti accorgi che il “Robinson Crusoe” non è il solito romanzetto per ragazzi ma diventa qualcosa di molto più sostanzioso e tanto per dire il precettore del famoso Emilio di Rousseau consentiva al suo pupillo di leggere solamente il romanzo di Defoe proprio perché secondo Rousseau l'educazione doveva essere impartita in un ambiente neutro, possibilmente in campagna perché la campagna non condiziona e così il ragazzetto è libero di sviluppare le proprie attitudini e dunque cosa c’era di meglio di un’isola deserta, ecco perché Emilio poteva leggere solamente “Robinson Crusoe”, un romanzo ritenuto eccezionale anche da James Joyce e anche Immanuel Kant era dello stesso avviso tant’è che mentre lo stava leggendo si appassionò a tal punto da dimenticarsi di uscire per la sua quotidiana passeggiata, Kant era un gran metodico e la gente di Koenigsberg quando lo vedeva uscire di casa puntava l’orologio perché l’evento era più preciso di qualsiasi altro segnalatore del tempo ma quella volta Kant non uscì e la gente magari se ne stava a pensare che il filosofo avesse il mal di pancia o si fosse addormentato e invece era in casa a leggere l’”Emilio” di Rousseau, i filosofi son fatti proprio così, si buttano a leggere l’”Emilio” e dimenticano di fare la passeggiata gettando nell’angoscia la gente che era invece abituata a vederlo uscire di casa puntuale.
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Non so come andrà a finire la storia di questi “omini rossi” ma se dipendesse da me io li lascerei vivere nella loro foresta. Poveretti, chissà cosa direbbero di fronte alle meraviglie del progresso, loro che devono ancora inventare la ruota e tutte le diavolerie successive. Lasciamoli vivere nei loro sogni, nel loro mondo magico fatto di gnomi e di fate, lasciamoli credere che la foresta è la loro grande madre, lasciamo che continuino a stupirsi di fronte alla magnificenza dei cieli stellati che sicuramente saranno molto più belli dei nostri. Non inquiniamo il loro mondo e lasciamoli vivere la loro dimensione di Venerdì. E noi continuiamo a fare i Crusoe. Ma soprattutto non divulghiamo troppo la notizia sennò se lo viene a sapere Bruno Vespa quello è capacissimo di invitarli ad una trasmissione di “Porta a Porta”.
Ma è possibile, direbbe Vespa, vivere oggi come gli “omini rossi”?
E interrogherebbe il suo ben nutrito parterre composto da psicologi, sociologi, ministri della famiglia, esperti, antropologi… E gli “omini rossi”, state pur certi, di fronte a tutti quei bei discorsi, diventerebbero sicuramente verdi di rabbia.
Ma allora gli “omini verdi” esistono per davvero!
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(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).
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