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di memoria, cultura e molto altro...      Ravenna, 9 Giugno 2008



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  Il Papa
  degli Scienziati

  Non mi sembra di aver visto da nessuna parte, sui mass media intendo dire, un ricordo di quel pontefice straordinario che fu Benedetto XIV il cui nome probabilmente vi dirà poco o nulla, ma se vi sbatto sotto il naso il suo nome da cardinale, Prospero Lambertini, ecco che sento dire massì che lo conosciamo, il famosissimo cardinale Lambertini immortalato nell’omonima commedia di Alfredo Testoni portata anche sullo schermo dal regista Giorgio Pàstina con la straordinaria interpretazione di Gino Cervi.
  Il cardinale Lambertini, nato a Bologna il 31 marzo 1675, moriva giusto due secoli e mezzo fa e un ricordo lo avrebbe sicuramente meritato perché il cardinale e futuro papa non è quel personaggio affabile e bonaccione che viene descritto da Testoni nella sua commedia, sì era anche affabile e bonaccione ma fu anche una persona dottissima e molto colta.
  Ma prima di parlare di papa Lambertini volevo raccontarvi un aneddoto relativo a Cervi e anche questo casca a pennello in questo anno guareschiano perché il fatto fa proprio riferimento al primo film della serie “Don Camillo”. In quegli anni dell’immediato dopoguerra non era facile girare un film delicato come “Don Camillo” e infatti De Sica e Camerini dissero subito di no per paura di essere coinvolti in beghe politiche. Guareschi era dichiaratamente di destra e dunque meglio stare alla larga. Niente da fare. Si pensò allora di tagliare la testa al toro offrendo la regia a un regista straniero e il primo fu Frank Capra, che accettò con entusiasmo ma i suoi bollori vennero subito annacquati dalla sua casa che lo indusse a rifiutare.

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  Julien Duvivier invece accettò subito e quando vide Guareschi disse ma questo è proprio quello che cercavo e gli affidò senza esitare la parte del Peppone mentre vestì da prete Fernandel. Guareschi, però, aveva solamente due bei baffoni alla Stalin e in quanto a dimestichezza della scena era proprio a zero. E se ne accorse, suo malgrado, lo stesso Duvivier che girò la prima scena ben quattordici volte, un numero sufficiente per indurre Guareschi a dire che lui non ne voleva più sapere di quei giri di manovella (la scena era quella di Peppone che dopo il primo tempo della partita di calcio corre veloce verso gli spogliatoi).
  E allora Duvivier pensò a Gino Cervi il quale, però, avrebbe voluto interpretare la parte di Don Camillo perché, a suo dire, senza i baffi la faccia da prete ce l’aveva per davvero. Niente da fare. Però alcuni anni dopo Cervi si prese la sua bella rivincita quando interpretò in maniera straordinaria la parte del cardinale nella commedia di Testoni.
  E ora torniamo al cardinale, che quando partì per Roma lasciò ai posteri quelle sue famose considerazioni: “Se volete un santo eleggete Gotti; se volete un politico eleggete Aldobrandini e se volete un minchione eleggete me”. Lo Spirito Santo volle vederci chiaro e fece le cose con calma. Il Conclave, infatti, durò sei mesi ma poi la gente si accorse che quel papa bonario non era affatto quello che lui credeva di essere, ma un personaggio veramente straordinario. Innanzitutto fu un amante della cultura scientifica e a Roma istituì cattedre di fisica, chimica e matematica con relativi laboratori mentre a Bologna, città della quale fu per tanti anni l’amatissimo cardinale, potenziò la scuola di chirurgia.
  Rifornì la Biblioteca Vaticana, fece tradurre le più significative opere della letteratura inglese e francese e fondò la Calcografia Pontificia per la diffusione delle stampe.
  Fu anche il primo papa a combattere le superstizioni, che a quei tempi erano moltissime e papa Lambertini si schierò soprattutto contro i vampiri.
Ebbe anche una passione archeologica e seguendo questa sua passione promosse molti scavi a Roma e si guadagnò sicuramente una bella medaglia di riconoscenza perché fece cessare il degrado del Colosseo, che all’epoca era usato dai romani come preziosa cava di materiali per altre costruzioni. Lui disse basta e fece erigere al centro dell’antico anfiteatro una croce di ferro per ricordare quanti in quel luogo patirono il martirio.
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  Amava molto il contatto con la gente e pertanto lo si vedeva passeggiare nelle umili borgate perché voleva rendersi conto delle condizioni di vita della sua gente, alla quale si rivolgeva con parole molto semplici e usando spesso anche il suo dialetto. Per questo sue abitudini qualcuno lo definì un Roncalli (papa Giovanni XXIII) del XVIII secolo! Qualche volta fu perfino visto a pescare sulla rive di qualche laghetto confondendosi con la gente.
  Era solito anche recarsi nelle chiese per assistere alle celebrazioni e a volte celebrava lui stesso perché diceva che era quello uno dei compiti del papa. Il suo linguaggio non sempre era curiale, ma proprio per questo era simpatico alla gente. Riuscì simpatico perfino a quella brutta lingua di Pasquino che coi papi non era mai stato tenero. Pasquino, infatti, gli dedicò questi versi: “Ecco il papa che a Roma si conviene/di fede ne possiede quanto basta/manda avanti gli affari della casta/e sa pigliare il mondo come viene”.
  Fu autore di importanti opere di diritto canonico, fondò congregazioni religiose e ben quattro accademie. Montesquieu lo definì “il papa degli scienziati”. A Bologna aveva stretto amicizia con lo storico Ludovico Antonio Muratori.
  Questo papa dunque fu uno straordinario personaggio, ma purtroppo anche per lui è valso l’adagio “sic transit gloria mundi”. E lui di gloria ne avrebbe meritata parecchio. Nessuno, però, lo ha ricordato. E pensare che poco prima di morire, nel maggio del 1758 all’età di ottantatrè anni aveva detto: “Io ora cado nel silenzio e nella dimenticanza, l’unico posto che mi spetta”. Papa Lambertini fu anche un profeta.
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Franco Gàbici
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).



 


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