Lettera aperta ad Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera
Gentile Dottor Cazzullo,
pubblico questa mia avvalendomi della cortese ospitalità dell’editore Simonelli perché non credo vorrà pubblicarla nella sua pagina di « lettere al Corriere ».
Ho scritto recentemente due volte al suo giornale.
La prima per segnalare la mancata citazione col dovuto rilievo, di un importante discorso, accolto da ripetuti applausi e molto meritevole di attenzione, fatto da una studentessa alla Camera dei Deputati. Prudenza perché la studentessa non ha usato eufemismi per criticare alcune primedonne della politica? Corriere della Sera, costi quel che costi, governativo ?
La seconda per informarvi che i dati sulle spese belliche di Russia e paesi europei citati nella lettera di un diplomatico erano falsi e vi segnalavo dove potevate attingere i dati corretti per informarne i lettori ed evitare che acquisissero informazioni errate su un argomento molto sensibile ed importante. Ma non li avete informati.
Perché tanto silenzio?
Perché erano una critica, seppur velata, e i giornalisti italiani, con qualche eccezione, non amano le critiche?
Nello stesso giorno lei rispondeva con molte parole a un lettore che voleva sapere perché il presidente francese aveva deciso di abolire l’ENA (Ecole Nationale d’Administration), abolizione che non pare essere al vertice delle preoccupazioni degli Italiani.
L’essenza del giornalismo è l’informazione e la critica e chi critica, se vuole essere coerente, deve anche accettare di essere criticato. Anche recentemente ad una critica di un personaggio che fa notizia vi è stata la solita reazione ridicola e bottegaia: si attenta alla libertà di stampa.
Vede Dottor Cazzullo, voi siete sicuri di esprimere il miglior giornalismo, ma non è così, basta scorrere i giornali di altre democrazie.
Dove non si umilia la politica riducendola ad un gallinaio politico mediatico con la quale si inonda il lettore di un chiacchiericcio logorroico ed irrilevante per la comprensione della politica, fatto da questi e quelli, e non lo si informa in dettaglio, per esempio, su quanto avviene nelle sedute del governo e del parlamento.
Dove la cronaca nera ha, salvo che per vicende clamorose, spazi limitati e non riempie pagine e pagine.
Dove non si scrivono mille parole quando ne bastano poche centinaia.
Dove non si ingigantisce il problema dei rinati, antidemocratici estremismi, dedicandogli spazi e addirittura foto, se non interviste, facendo loro pubblicità, eccitando l’imitazione di teste calde ed offendendo i valori fondamentali sui quali si regge la nostra democrazia.
Dove, come succedeva in passato anche in Italia, un articolo di fuoco in prima pagina, su problemi, inefficienze, scorrettezze o disonestà di politici può causare uno tsunami politico, amministrativo o giudiziario. Mentre ora, da noi, per le stesse inaccettabili situazioni vi è silenzio o qualche innocuo colpo di fioretto giornalistico.
In Italia, ed è triste dirlo, vi sono in vari posti di responsabilità personaggi che per il loro comportamento, in altre democrazie, sarebbero stato cacciati o spinti alle dimissioni.
E questo è anche colpa del giornalismo nostrano. Che, detto con dispiacere da un ex collega, non pare essere all’altezza di quelli delle democrazie occidentali. Con un giornalismo migliore, i tanti problemi le tante inefficienze (burocrazia, giustizia, sindacati, politica, economia nera etc) del nostro meraviglioso paese sarebbero meno tali.
Immagino che lei non avrà il tempo di leggere il mio breve saggio Giornalismo birichino scaricabile gratuitamente nella parte alta di questa pagina dove ci sono molte altre riflessioni sul nostro giornalismo italiano condivise da molti.
Il giornalismo è anche una struttura portante dei valori democratici e un’Italia migliore è alla portata di voi giornalisti se vorrete fare autocritica, se vorrete imparare un poco, sì imparare, anche da altri giornalismi ed avere l’umiltà di sentirvi al servizio del paese.
Diceva tanto tempo fa il mio direttore, l’allora famoso ed ora sconosciuto Giovanni Ansaldo, parlando dei giornalisti: l’informazione mal gestita ci può fare servi o padroni dei lettori, dobbiamo invece, nel rispetto della verità, scrivere per essere utili a loro ed alla società.
Mi scuso se le ho scritto quello che pensiamo in tanti e, sempre lettore suo, del Corriere e di altri giornali italiani ed esteri, la saluto cordialmente.
Ettore Falconieri
twitter@falconierettore
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