L' Europa pare ora un condominio i cui condomini, pur tra riverenze ed inchini, dibattono, senza costrutto, sulla riparazione di qualche appartamento la cui precaria situazione rischia di danneggiare tutto l’edificio. Chi ha l’appartamento bisognoso di lavori chiede solidarietà ed un aiuto del condominio, ma chi ha l’appartamento a posto si rifiuta di dare l’accordo e non si rende conto, che, alla lunga, la mancata riparazione di alcuni appartamento danneggerà l’intero edificio e quindi tutti.
L’establishment giornalistico, politico, intellettuale non si rende conto che è in atto una tacita guerra economica all’Europa da parte degli Usa perché un’Europa unita sarebbe una rivale economica e geostrategica di tutto rispetto.
La classe dirigente americana ha tuttora una componente egemonica nel proprio Dna e si comporta di conseguenza.
Allora bando alle timidezze: si affermi a gran voce che le società di rating sono uffici studi come tanti altri che hanno un prestigio immeritato, che alcune sono in palese conflitto di interesse essendo parti di gruppi che posseggono anche società che operano alla grande sui mercati finanziari e che hanno preso nel recente passato della formidabili capelle giudicando positivamente società finite in bancarotta poco dopo. Allora le si ignori e le si screditi.
Le grandi istituzioni finanziarie, per lo più statunitensi, operano anche con speculazioni colossali al ribasso ed allo scoperto, allora si proibisca in Europa ogni vendita di cui non si possegga il titolo, anche se questo causerà un sacrificio in commissioni a borse e ad enti che vi operano.
D’altronde chi vende cose che non possiede finisce davanti al giudice perché non deve avvenire lo stesso per i titoli ?
Non vi sono più statisti di statura europea come in passato (vedi articolo 143) ed i mezzi statisti di cui disponiamo sono affetti da logorrea cronica e sentenziano, commentano in continuazione, come anche banchieri, ministri e responsabili di enti vani, senza accorgersi che ogni loro apertura di bocca è manna per gli speculatori di cui sopra. C’erano una volta statisti che parlavano solo nelle sedi istituzionali, pesando e misurando ogni parola. Altri tempi.
L’Europa ha anche bisogno di ottimismo, e ne ha bisogno anche l’Italia dove è di moda pensare al peggio, con i giornali che annunciano a caratteri cubitali in prima pagina le cattive notizie e nascondono le buone in quelle interne.
Il pessimismo crea pessimismo. L’ottimismo crea, costruisce, genera consenso al meglio.
Nell’immediato dopoguerra l’Italia aveva case, fabbriche, infrastrutture distrutte.
I veleni della recente guerra civile serpeggiavano specie al nord. La disoccupazione era alle stelle. La contrapposizione politica tra opposte visioni della società era allarmante e lo scontro sociale latente. Ma vi era in tutti la tacita consapevolezza che bisognava ricostruire, creare lavoro, adoperarsi per il progresso economico, per un maggiore benessere. E questa comune consapevolezza ha creato in pochi anni quello che ci è stato riconosciuto come il “miracolo economico italiano”.
Non si vede perché gli Italiani, con una situazione all’acqua di rose se paragonata a quella di allora, non siano capaci anche in questi frangenti di fare scintille.
E facendo scintille darà una mano anche all’Europa.

   Ettore Falconieri
   twitter@ettorefalconier