Su motivazioni e storia del celibato e della castità dei preti sono state scritte milioni di pagine, ma ne sono state scritte altrettante, non sempre seriamente e spesso con frizzi e lazzi, sul mancato rispetto di questa imposizione della Chiesa di una buona parte dei sacerdoti. Se ne sono occupati letterati illustri, scribacchini, poeti e poetini, come tale Marchittu da Trevi in Umbria.
Come si è letto tempo fa su una pubblicazione locale ( “Trevi com’era” a cura di Alberto Barbini), a metà circa dell’ottocento il parroco della frazione Cannaiola, Don Michele, innamorato di una giovane e bella parrocchiana, Michelina, decide di fuggire con essa.
Siamo nello Stato Pontificio nel quale un sacerdote che fugge con una donna non ha scampo, non può sfuggire alle pesantissime sanzioni che il gesto comporta.
Così decidono di andarsene in Toscana, l’unico stato a portata di mano con un regime politico più tollerante, dove, peraltro, trovavano rifugio anche perseguitati politici della Chiesa o liberali timorosi di venire imprigionati per le proprie idee.
La vicenda fece grande scandalo nella frazione Cannaiola, in Trevi ed in tutta la zona.
Non poteva non occuparsene un poeta dialettale del posto, Marchittu, uso a commentare in rima le vicende locali.

So fugghiati Don Michele e Michelina
honno pijatu la via della Toscana:
Cannaiola è senza Messa stamatina
E all’appellu ce manca ‘na puttana.
Io non sò che voja fà stu Papa
Che non je dà ‘na vanga co’ ‘na pala
Chè, un po’ sarrà pe’ la poca fatica,
stonno tuttu lo jurnu, e senza scala
a montà ‘su la pianta della ..ca.