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Chierici, Chierichetti e Tabù
di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 9 Giugno 2008 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 -  27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40 - 41 - 42 - 43 - 44 - 45 - 46 - 47 - 48 - 49 - 50 - 51 - 52 - 53 - 54 - 55 - 56 - 57 - 58 - 59 - 60 - 61 - 62 - 63 - 64 - 65 - 66 - 67 - 68 - 69 - 70 - 71 - 72 - 73 - 74 - 75 - 76 - 77 - 78 - 79 - 80 - 81 - 82 - 83 - 84 - 85 - 86 - 87 - 88 - 89 - 90 - 91 - 92 - 93 - 94 - 95 - 96 - 97



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Accadde
una settimana
che non c’è

  Gli accadimenti di quella settimana furono, a dir poco, inconsueti, ma tali da rallegrare moltissimi Italiani.
  Come era potuto succedere?
  Forse il caso, forse la lenta maturazione di prese di coscienza da tempo attese. Forse l’avvitarsi su se stessi e rimescolarsi di eventi contrastanti e contrapposti che producono, dal caos, il razionale?
Non è dato sapere.
  Anche se taluni hanno intravisto il verificarsi di quegli eventi interpretando la Centuria 5-75 di Nostradamus, come tutte le altre, lapalissiana:
  “Salirà alto sopra il bene più a destra / Dimorerà assiso sopra la pietra squadrata / Verso il mezzogiorno posato alla finestra….”
  Ecco, in sintesi, quanto accadde quella settimana.
  I sindacati, colti da un raptus democratico, sino ad allora sconosciuto, decisero di riformare statuti, regolamenti interni e vecchie abitudini.
  Per sottoporre al voto preventivo degli iscritti ogni delibera relativa a scioperi, a manifestazioni varie, a stipendi dei vertici e, naturalmente, a ipotesi di contratti stipulabili con i datori di lavoro.
  Per smantellare la struttura oligarchica di cooptazione dei vertici e fare in modo che questi ultimi venissero eletti dagli iscritti con un normale ed articolato processo elettorale.
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"I Chierici siamo Noi" di Ettore Falconieri
  Per pubblicare sui giornali un completo resoconto del loro immenso patrimonio ed i loro bilanci, certificati da revisori contabili di provata competenza ed onestà.
  Ed i vertici sindacali che mai ebbero i calli alle mani, in segno di penitenza per non averlo fatto prima, si fecero assumere come manovalanti da una cooperativa edile e presero il formale impegno di astenersi dall’esprimere giudizi, ogni cinque minuti, sulle più svariate vicende del paese.
  Il sindaco di Napoli ed il presidente della regione Campania si dimisero all’unisono dichiarando che si sarebbero dedicati assieme alla gestione di un maneggio dalle parti di Casal di Principe.
  Sotto la testata dei maggiori quotidiani nazionali apparve la scritta, ben visibile: questo giornale è finanziato per tot euro con i soldi del contribuente italiano. Ed in un comunicato congiunto della Federazione Stampa Italiana e della Federazione Editori Giornali, da tutti pubblicato in prima pagina, si chiese al parlamento di abolire la legge che tale contributo consentiva. Ad espiazione del fatto di non averlo fatto prima, ogni direttore di giornale scrisse un articolo di lodi sperticate per altro quotidiano e per il suo direttore.
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  Il Consiglio Superiore della Magistratura, certo in un momento di sbandamento corporativo, riprese in esame le pratiche dei giudici che, pur avendo avuto comportamenti ed emesso sentenze inamissibili per la maggior parte degli Italiani, erano stati mantenuti negli incarichi. E propose al Ministro della Giustizia, nell’ambito dei rispettivi ruoli, di buttarli fuori dalla magistratura. Non prima di averli costretti, pena la perdita dell’ultimo stipendio, a lavorare un mese come scopini nei servizi igienici di carceri sovraffollate.
  Senatori e deputati decisero di ridursi del venti percento lo stipendio che sarebbe poi stato diviso per le giornate lavorative del parlamento. Lo stipendio mensile sarebbe quindi stato commisurato alle giornate di effettiva presenza in parlamento del deputato o senatore. Niente presenze, niente stipendio. Introducendo anche la consuetudine islamica, dopo parere favorevole della Corte Costituzionale, del taglio della mano per i “pianisti” che votano per gli assenti.
  La Conferenza Episcopale Italiana prese formale impegno di fronte al paese di non interferire più nella vita politica. Per rispetto degli elettori non cattolici ed anche considerando il fatto che molti suoi membri, in quanto cardinali, sono alti esponenti politici di uno stato estero ed i loro interventi verrebbero giudicati indebita intromissione nelle vicende di uno stato amico.
  Per scusarsi di non averlo fatto prima, la Cei impose alle moltissime diocesi con patrimonio superiore ai dieci milioni di Euro di venderne un terzo e devolvere il ricavato ad organizzazioni umanitarie. Incaricando del coordinamento e relativa sorveglianza, con gesto di raffinata tolleranza e cortesia verso altre fedi, una commissione composta da membri della Tavola Valdese e dal Rabbino Capo di Roma.
  Politici e giornalisti presero il formale impegno, gli uni di stare zitti, gli altri di non petulare ogni cinque minuti per avere le dichiarazioni di questo o quello, anche su vicende del tutto prive di interesse, quali il primo amore od il tempo di cottura dell’arrosto di mandrillo. In modo da far cessare quel gallinaio politico- mediatico che non è di utilità ai cittadini, non fa avanzare di un passo la soluzione dei problemi comuni ed ha trasformato lo scenario politico del paese in un happening di sciocche e gracidanti comari.
  Tutto è vero quanto precede come è vero che, in quella settimana, i gesuiti si recarono in pellegrinaggio alla Mecca.

   Ettore Falconieri
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N. copie:

Ettore Falconieri, genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli.
Ha pubblicato Il RITORNO DEI LUPI (Lombardi), una novella filosofica e ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti (Archinto).
In I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro (SeBook ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI».

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di
Luciano Simonelli

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