Le emigrazioni di massa
cambieranno il mondo?
L’impero romano ha assorbito per lungo tempo popoli che aveva conquistato e che, gradatamente, ha romanizzato. Fino a che, affievolendosi la potenza, la fierezza di sentirsi romani ed il conseguente potere di attrazione dell’impero, i popoli della periferia, hanno iniziato a sentirsi più se stessi e meno romani al punto da non opporre la dovuta resistenza ad altri popoli, detti barbari, che premevano ai confini e che hanno poi causato il disfacimento dell’impero.
Succederà lo stesso con le nostre società?
Gli emigranti che all’inizio del terzo millennio entrano in Europa dal mare e da altre provenienze e negli Stati Uniti da paesi latinoamericani non vogliono conquistare, vogliono solo vivere meglio e sono anche utili alle economie dei paesi in cui arrivano, ma fino ad un certo punto. Perché paiono una tale massa inarrestabile che se, prima o dopo, non si riuscirà a fermarli, le strutture ed i valori delle civiltà democratiche occidentali rischieranno di indebolirsi con tante possibili drammatiche conseguenze. Anche per il continuo arrivo, almeno in Europa, di emigranti islamici alcuni dei quali sono plagiati da un islamismo vendicativo e barbaro che predica guerre alle democrazie ed alle altre religioni. Si può immaginare cosa succederebbe se qualche capo islamico fanatico esortasse con gran clamore ad emigrare in massa, con ogni mezzo, verso l’Europa.
In un contesto diverso, ma ugualmente preoccupante, recentemente sono arrivati negli Stati Uniti centinaia di bambini latino americani, arrivi dietro i quali vi sono organizzatori spregiudicati, oltre al terribile dramma di tanti genitori disposti a privarsi dei figli ed affidarli a caro prezzo a sconosciuti nella speranza che abbiano una vita migliore della loro.
Questo è uno dei problemi potenzialmente più drammatici che l’occidente deve prepararsi a risolvere e che finora non ha affrontato.
Poiché non si possono fermare sparando od ospitare in immensi campi profughi in cui rischierebbero di stare una vita, oltre a costare cifre colossali ai paesi ospitanti, si devono trovare altre soluzioni.
Si dice da tempo che bisogna investire nei paesi da dove provengono per creare migliori situazioni economiche e maggiori posti di lavoro, ma questo si fa già e, comunque, il processo di miglioramento economico è lungo, ha bisogno di decenni ed in alcuni paesi è ritardato, se non bloccato, da democrazie alle prime armi, da regimi dittatoriali o quasi, da fanatismi, corruzioni ed abusi.
Ci vuole invece una clamorosa campagna informativa, tramite ambasciate, giornali, incontri e tanto altro per informare i potenziali emigranti che saranno accolti solo se otterranno dalle ambasciate dei paesi interessati le necessarie autorizzazioni che saranno contingentate a secondo delle necessità dei singoli paesi potenzialmente ospitanti che potrebbero eventualmente pagare le loro spese di viaggio evitando le esazioni degli scafisti. E che, se arriveranno senza autorizzazioni, saranno rinviati nei loro paesi o al porto di provenienza, mentre gli scafisti finiranno per lunghi anni in prigione.
Facile da dire, naturalmente, ma difficile da realizzare, anche perché ci vuole una comunità di intenti di tutti gli stati europei. Ma il problema va affrontato con decisione. Anche con umanità, naturalmente, almeno da parte degli Italiani che di emigrazioni, anche se ora non se ne parla, se ne intendevano. Tra il 1880 e la prima guerra mondiale emigrarono verso le Americhe circa venti milioni di Italiani, qualche decina di migliaia al mese. E nel biennio 1919-20 ben 442.194 andarono negli Stati Uniti, 50.265 in Argentina e 16.151 in Brasile.
Ettore Falconieri
twitter@falconierettore
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