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Chierici, Chierichetti e Tabù >

di Ettore Falconieri                    


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Ginevra, 24 Marzo 2006 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21- 22- 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34 - 35 - 36 - 37
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   ...ed ecco i chierici dell'evasione fiscale
  C
i sono anche i chierici dell’evasione fiscale. Che, con aureola attorno al capo, si ritengono depositari di giustizia ed equità e ad ogni tornata elettorale riattaccano con il solito tormentone della lotta all’evasione che non è stata fatta, dei grandi evasori che sono amici dei loro rivali politici, della complicità nelle alte sfere e così andando. Ma, oltre a slogan e chiassate mediatiche non vanno. Si guardano bene, sarebbe troppo impegnativo, faticoso e forse al di là delle loro capacità intellettuali, dal fare un approfondito esame del fenomeno e proporre i necessari rimedi. Rimedi che non possono essere leggi o leggine ad hoc, assunzione di nuovi ispettori, finanzieri o quant’altro, ma che devono comportare una rivoluzione copernicana nel modo di comportarsi della collettività in materia fiscale. Dopo avere fatto un approfondito esame del fenomeno nel quale non ci sono, come vorrebbero far credere i nostri chierici, buoni da una parte e cattivi dall’altra, ma un intrico di leggi, regolamenti, imposizioni spesso stolte, vessazioni fiscalburocratiche, antiche abitudini a fare i furbi, criminalità, mediocre consapevolezza civica , ma soprattutto una grande ipocrisia nel vedere solo la pagliuzza nell’occhio dell’altro.
   L’evasione si manifesta in forme molteplici, ma si possono individuare tre categorie principali.
   L’evasione legale.
   Che si avvale della possibilità di effettuare operazioni finanziarie e commerciali tramite canali esteri, talvolta estero su estero anche con titolari delle operazioni direttamente od indirettamente residenti in Italia. I paradisi fiscali abbondano e ci sono anche paesi dell’unione europea come il Lussemburgo dove alcune operazioni sono fiscalmente irrilevanti. Poiché l’autorità fiscale puo’ fare poco (anche il fisco americano che non scherza ed è piu’ dotato di mezzi giuridici viene aggirato) e poichè questo tipo di evasione è quasi connaturato ai comportamenti economici, non potrà mai essere abolita. Per diminuirla, bisognerebbe che ci fosse una azione mirata ai vertici economici per esortare ad una maggiore consapevolezza dei doveri verso la società. Chi ha il privilegio di essere ascoltato dovrebbe parlare forte e chiaro. Né guasterebbe che si rendessero noti a tutti i cittadini gli autori di enormi evasioni legali. Per esempio, la vendita dallo stato a privato e la successiva rivendita ad altro privato del gruppo Telecom sono state fatte prevalentemente estero su estero ed utili colossali, ma proprio colossali, non hanno pagato una lira di tasse. Sotto l’occhio sereno ed indifferente delle pubbliche autorità al corrente di tutto. Gli autori di tali operazioni hanno, tra l’altro, anche la faccia di bronzo di ergersi spesso a giudici di situazioni nostrane, elargendo pagelle a destra ed a manca, e di posare a personalità autorevoli del paese.
   L’evasione criminale.
  Sottrae cifre non indifferenti al fisco e ne sono autori organizzazioni criminali con i loro loschi commerci ed operatori economici disonesti. Si avvale di tanti espedienti che vanno dalle fattute false a colossali contabilità in nero. Contro tale evasione non possono esserci che le forze dell’ordine ed un inasprimento delle pene da comminare, magari per direttissima. Il carcerato evasore fiscale è, nel nostro paese, fauna rarissima.
   Anche se i casi conosciuti o le stime attendibili indicano cifre rilevanti, l’evasione legale e quella criminale rappresentano, in assoluto, una minima parte dell’evasione totale. Che è soprattutto costituita da:
   L’evasione spicciola di cittadini e di società.
  Che, piccola nel singolo caso, moltiplicata per la quasi totalità di cittadini e società contribuisce all’economia nera, la piu’ alta d’Europa, e sottrae al fisco cifre che riequilibrerebbero il bilancio dello stato.
   Alzi il dito chi non ha fatto od accettato lavori e forniture in nero od operazioni extracontabili. Alzi il dito chi non ha fatto una compravendita immobiliare dichiarando un valore fiscalmente ammesso ma non la cifra reale. Alzi il dito chi fa un secondo lavoro con modalità fiscalmente corrette.
   E così via.
   Ma non è solo una questione di maturità civica. Il lavoratore che fa un secondo lavoro ha troppi intoppi burocratici, formali e sostanziali, per mettersi in regola, quando la legge, stolta ed ingiusta, addirittura non glielo vieta. Chi fa il lavoretto saltuario per arrotondare non puo’ dotarsi di una partita Iva che gli complicherebbe la vita senza contare il fatto che il suo lavoro, con Iva del 20 % , diverrebbe troppo caro. Ed anche chi riceve la prestazione ha fastidi burocratici se fa la trattenuta e deve versarla. Se ci fosse una piccola trattenuta secca da versare in banca od alla posta senza formalità e moduli vari, trattenuta che non incidesse sulla situazione fiscale degli interessati, il fisco incasserebbe qualcosa al posto di niente e il privato sarebbe a posto con la sua coscienza e con la legge.
   Con le attuali imposte di registro ed affini il costo di molte compravendite immobiliari con valori reali diverrebbe proibitivo, specie per il piccolo investitore e chi opera professionalmente comprando e rivendendo aggira l’imposta di registro con compromessi girabili a terzi.
   Il lavoro in nero e senza contributi è ripugnante, ma molte piccole attività economiche non sopravviverebbero con assunzioni regolari, per il carico previdenziale e fiscale e le difficoltà di licenziamento in caso di calo del lavoro.
   Si potrebbero fare tanti altri esempi.
   Problema arduo, epocale, che coinvolge tutta la società italiana con le sue leggi e comportamenti, risolvibile, se c’è la volontà collettiva, solo in molti anni.
   Lo stato dovrebbe fare il primo passo riducendo, gradatamente, formalità burocratiche e tassi di imposizione, facendo nello stesso tempo una campagna nazionale di informazione ed esortazione all’onestà ed alla correttezza. Campagna alla quale dovrebbero associarsi tutte, diconsi tutte, le forze politiche e sociali, dimenticando rivalità e meschinerie. Le semplificazioni burocratiche e le riduzioni fiscali potrebbero venire graduate a seconda del progresso verso una maggiore correttezza collettiva, fino ad arrivare ad una situazione nella quale l’economia nera, che non è azzerabile e c’è in tutti paesi, non arrivi ai livelli degli altri..
   Utopia ? Forse, ma varrebbe la pena di tentare.

Ettore Falconieri
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  Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato «Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» (Archinto).
   «I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook
ed Ex Libris - Simonelli Editore) Falconieri ritorna, sulle riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole sulle religioni.

 

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