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A 150 Anni dalla Nascita, Giovanni Pascoli visto da molto vicino...>>
Chierici, Chierichetti
e Tabù
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di
Ettore Falconieri
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Ginevra,
24 Marzo 2006 -
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...ed ecco i
chierici dell'evasione fiscale
Ci sono anche i chierici dell’evasione
fiscale. Che, con aureola attorno al capo, si ritengono
depositari di giustizia ed equità e ad ogni tornata elettorale
riattaccano con il solito tormentone della lotta all’evasione
che non è stata fatta, dei grandi evasori che sono amici dei
loro rivali politici, della complicità nelle alte sfere e così
andando. Ma, oltre a slogan e chiassate mediatiche non vanno. Si
guardano bene, sarebbe troppo impegnativo, faticoso e forse al
di là delle loro capacità intellettuali, dal fare un
approfondito esame del fenomeno e proporre i necessari rimedi.
Rimedi che non possono essere leggi o leggine ad hoc, assunzione
di nuovi ispettori, finanzieri o quant’altro, ma che devono
comportare una rivoluzione copernicana nel modo di comportarsi
della collettività in materia fiscale. Dopo avere fatto un
approfondito esame del fenomeno nel quale non ci sono, come
vorrebbero far credere i nostri chierici, buoni da una parte e
cattivi dall’altra, ma un intrico di leggi, regolamenti,
imposizioni spesso stolte, vessazioni fiscalburocratiche,
antiche abitudini a fare i furbi, criminalità, mediocre
consapevolezza civica , ma soprattutto una grande ipocrisia nel
vedere solo la pagliuzza nell’occhio dell’altro.
L’evasione si manifesta in forme molteplici, ma si possono
individuare tre categorie principali.
L’evasione legale.
Che si avvale della possibilità di effettuare operazioni
finanziarie e commerciali tramite canali esteri, talvolta estero
su estero anche con titolari delle operazioni direttamente od
indirettamente residenti in Italia. I paradisi fiscali abbondano
e ci sono anche paesi dell’unione europea come il Lussemburgo
dove alcune operazioni sono fiscalmente irrilevanti. Poiché
l’autorità fiscale puo’ fare poco (anche il fisco americano che
non scherza ed è piu’ dotato di mezzi giuridici viene aggirato)
e poichè questo tipo di evasione è quasi connaturato ai
comportamenti economici, non potrà mai essere abolita. Per
diminuirla, bisognerebbe che ci fosse una azione mirata ai
vertici economici per esortare ad una maggiore consapevolezza
dei doveri verso la società. Chi ha il privilegio di essere
ascoltato dovrebbe parlare forte e chiaro. Né guasterebbe che si
rendessero noti a tutti i cittadini gli autori di enormi
evasioni legali. Per esempio, la vendita dallo stato a privato e
la successiva rivendita ad altro privato del gruppo Telecom sono
state fatte prevalentemente estero su estero ed utili colossali,
ma proprio colossali, non hanno pagato una lira di tasse. Sotto
l’occhio sereno ed indifferente delle pubbliche autorità al
corrente di tutto. Gli autori di tali operazioni hanno, tra
l’altro, anche la faccia di bronzo di ergersi spesso a giudici
di situazioni nostrane, elargendo pagelle a destra ed a manca, e
di posare a personalità autorevoli del paese.
L’evasione criminale.
Sottrae cifre non indifferenti al fisco e ne sono autori organizzazioni
criminali con i loro loschi commerci ed operatori economici
disonesti. Si avvale di tanti espedienti che vanno dalle fattute
false a colossali contabilità in nero. Contro tale evasione non
possono esserci che le forze dell’ordine ed un inasprimento
delle pene da comminare, magari per direttissima. Il carcerato
evasore fiscale è, nel nostro paese, fauna rarissima.
Anche se i casi conosciuti o le stime attendibili indicano cifre
rilevanti, l’evasione legale e quella criminale rappresentano,
in assoluto, una minima parte dell’evasione totale. Che è
soprattutto costituita da:
L’evasione spicciola di cittadini e di società.
Che, piccola nel singolo caso, moltiplicata per la quasi totalità di
cittadini e società contribuisce all’economia nera, la piu’ alta
d’Europa, e sottrae al fisco cifre che riequilibrerebbero il
bilancio dello stato.
Alzi il dito chi non ha fatto od accettato lavori e forniture in
nero od operazioni extracontabili. Alzi il dito chi non ha fatto
una compravendita immobiliare dichiarando un valore fiscalmente
ammesso ma non la cifra reale. Alzi il dito chi fa un secondo
lavoro con modalità fiscalmente corrette.
E così via.
Ma non è solo una questione di maturità civica. Il lavoratore che
fa un secondo lavoro ha troppi intoppi burocratici, formali e
sostanziali, per mettersi in regola, quando la legge, stolta ed
ingiusta, addirittura non glielo vieta. Chi fa il lavoretto
saltuario per arrotondare non puo’ dotarsi di una partita Iva
che gli complicherebbe la vita senza contare il fatto che il suo
lavoro, con Iva del 20 % , diverrebbe troppo caro. Ed anche chi
riceve la prestazione ha fastidi burocratici se fa la trattenuta
e deve versarla. Se ci fosse una piccola trattenuta secca da
versare in banca od alla posta senza formalità e moduli vari,
trattenuta che non incidesse sulla situazione fiscale degli
interessati, il fisco incasserebbe qualcosa al posto di niente e
il privato sarebbe a posto con la sua coscienza e con la legge.
Con le attuali imposte di registro ed affini il costo di molte
compravendite immobiliari con valori reali diverrebbe
proibitivo, specie per il piccolo investitore e chi opera
professionalmente comprando e rivendendo aggira l’imposta di
registro con compromessi girabili a terzi.
Il lavoro in nero e senza contributi è ripugnante, ma molte piccole
attività economiche non sopravviverebbero con assunzioni
regolari, per il carico previdenziale e fiscale e le difficoltà
di licenziamento in caso di calo del lavoro.
Si potrebbero fare tanti altri esempi.
Problema arduo, epocale, che coinvolge tutta la società italiana
con le sue leggi e comportamenti, risolvibile, se c’è la volontà
collettiva, solo in molti anni.
Lo stato dovrebbe fare il primo passo riducendo, gradatamente,
formalità burocratiche e tassi di imposizione, facendo nello
stesso tempo una campagna nazionale di informazione ed
esortazione all’onestà ed alla correttezza. Campagna alla quale
dovrebbero associarsi tutte, diconsi tutte, le forze politiche e
sociali, dimenticando rivalità e meschinerie. Le semplificazioni
burocratiche e le riduzioni fiscali potrebbero venire graduate a
seconda del progresso verso una maggiore correttezza collettiva,
fino ad arrivare ad una situazione nella quale l’economia nera,
che non è azzerabile e c’è in tutti paesi, non arrivi ai livelli
degli altri..
Utopia ? Forse, ma varrebbe la pena di tentare.
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Ettore Falconieri,
genovese, operatore finanziario a
Ginevra, ha collaborato in gioventù con Giovanni Ansaldo
alla redazione de Il Mattino di Napoli. Ha pubblicato
«Il RITORNO DEI LUPI» (Lombardi), una novella filosofica e
«ABBASSO I CHIERICI - Arringa di un incolto per una
filosofia di tutti» (Archinto).
«I CHIERICI SIAMO NOI - Le religioni dovrebbero fare un passo indietro»
(SeBook ed Ex Libris -
Simonelli Editore)
Falconieri ritorna, sulle
riflessioni già sviluppate nel precedente «ABBASSO I CHIERICI -
Arringa di un incolto per una filosofia di tutti» focalizzandole
sulle religioni.
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