Lettera a Mons. Galantino Segretario Generale della CEI
Eccellenza,
Le scrivo in merito ad una Sua recente intervista, anche relativa alla situazione economica italiana, alla quale è stato dato un qual rilievo e spero vorrà scusarmi se dico che sue affermazioni come “ Le lobby bloccano tutto, è urgente intervenire su burocrazia e imprese” sono state dette e ridette da mesi, da anni, da moltissimi. Vede Eccellenza, ora non vi è più bisogno di affermazioni, di auspici, di incitamenti perché si sa già tutto quanto si dovrebbe fare, vi è bisogno di fatti. E la Chiesa può far seguire alle affermazioni i fatti.
Per esempio. La Chiesa costa qualche miliardo di euri l’anno ai contribuenti italiani dei quali meno di un terzo sono cattolici osservanti con la conseguenza che anche un mussulmano o un ateo è obbligato a finanziarvi. Che gesto spettacoloso e cristiano sarebbe il rinunciare spontaneamente al tutto o almeno ad una parte di tale manna. Manna di cui la Chiesa potrebbe fare a meno se utilizzasse, per gli stessi scopi, il suo immenso patrimonio.
Provi ad immaginare quante cose si potrebbero fare per stimolare l’economia, per creare posti di lavoro e tanto altro con i soldi incamerati dalla Chiesa e che spettacoloso gesto di onestà intellettuale e di rispetto per chi ha convinzioni religiose differenti sarebbe il decidere di non chiedere soldi ai cittadini.
Pur con tutti i successivi cambiamenti, l’obbligo per tutti i cittadini di dar soldi alla Chiesa ha tuttora l’odore dell’Enciclica “Quanta Cura “ del 1864 nella quale si sanciva che “ l’uomo non è libero di abbracciare e professare quella religione che avrà reputato essere vera e che la religione cattolica deve essere l’unica dello Stato”.
Lei mi può obiettare che i soldi che la Chiesa riceve sono il risultato di accordi con lo Stato Italiano. Vero, ma tali accordi sono anche il risultato dei condizionamenti che la Chiesa ha esercitato ed esercita, impropriamente, sulla democrazia e sulla società italiana. Perché la Chiesa è una “lobby”, la più potente d’Italia, che, come Ella afferma, “blocca tutto”. Allora le sue incitazioni contro le “lobby” dovrebbe rivolgerle anche a se stesso.
La Chiesa può sostituire con il suo immenso patrimonio quanto riceve dallo stato italiano e sarebbe un altro gesto di correttezza verso i cittadini italiani e di grandezza storica se la Chiesa facesse conoscere risorse economiche e patrimonio suoi, dello Stato Città del Vaticano, delle Diocesi, degli ordini religiosi e di tanti altri enti che ad essa si riferiscono.
Il Santo Padre ha assunto il nome di Francesco in onore del Santo di Assisi, il Santo della povertà e dell’umiltà. Sarebbe il momento giusto per farlo.
Ettore Falconieri
twitter@falconierettore
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